Siamo a fine anni '70, se non ricordo male a Verona, a un'Asta RAYBAUDI di annulli di Lombardo-Veneto.
L'asta, molto partecipata, cominciava a prendere una piega poco simpatica, perché quando il banditore, Luigi Raybaudi, illustrava la rarità di un pezzo, dalla prima fila si levava il commento del Dott. Rivolta: "ne ho cinque pezzi in collezione", "ne ho quattro impronte su lettera e altre su frammento", "ne ho in collezione una decina" e così via...
Il banditore cominciava ad irritarsi e alla fine sbottò: "Ma lei, dottor Rivolta, i suoi pezzi è disposto a venderli?"
"Mai!" fu la secca risposta, cui Raybaudi ribatté: "E allora, visto che in circolazione restano 2/3 pezzi, posso affermare che essi sono veramente rari".
Ma la tensione rimaneva alta.
Ad un certo punto, dopo un conciliabolo col marito, dalla prima fila si alzò una signora (in verità molto avvenente), si avvicinò a uno dei partecipanti all'asta e, insieme, si diressero verso il fondo della sala.
Ad alcuni questo movimento apparve un poco strano, dato che il signore che tanto amabilmente confabulava con la signora era un noto collezionista di Lombardo-Veneto che si era già aggiudicato molti lotti: questa sua temporanea "latitanza" appariva quindi inspiegabile e sospetta.
Dopo pochi minuti venne battuto uno dei lotti più rari e, mentre dalla prima fila si alzava un cartello, uno solo (quello del marito della signora), non si capiva come mai il lotto venisse continuamente rilanciato. Poi qualcuno del pubblico si voltò e scoppiò in una risata, subito divenuta generale: il signore "adescato" proseguiva molto amabilmente a confabulare con la signora, ma con una mano dietro la schiena continuava ad alzare il suo cartellino dell'asta. Alla fine, tra l'ilarità generale, riuscì ad aggiudicarsi l'ambito lotto, l'adescamento andò a vuoto e l'atmosfera dell'asta si rasserenò alquanto.
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