A Befana passata, mi son arrivati gli auguri di Natale e di felice Anno Nuovo.
- Beh! e di che ti lamenti?
- Ancora che li hai ricevuti! Io solo email, sms, qualche telefonata.
- Bene tutto questo, soprattutto le telefonate, che sono sempre qualcosa di gradito e più caldo e rendono il rapporto più umano e personale. Ma vuoi mettere ricevere ancora i vecchi, cari biglietti d’auguri! Quelli che nelle famiglie che una volta erano definite “borghesi” erano un rito!
Si scrivevano i biglietti d’auguri e lo si faceva per Il Santo Natale, per Capodanno, per la Santa Pasqua, ma anche per compleanni e perfino onomastici. In famiglie particolarmente devote era d’obbligo segnalare e festeggiare cresime e prime comunioni. Non parliamo poi delle nascite e dei battesimi che richiedevano bigliettini appositamente predisposti e particolarmente carini.
Anche le nozze dovevano essere annunciate per tempo e dalla tipologia e ricchezza dello stampato dichiaravano il livello sociale delle famiglie. Purtroppo vi erano però anche gli annunci di morte e le partecipazioni al lutto…
I non più giovani ricorderanno piacevolmente il rito di andare in cartoleria, la migliore, non quella sotto casa, scegliere i biglietti, possibilmente personali o personalizzabili. Poi, cercando di trascurare testi standard già predisposti o consueti, scrivere i biglietti con diligenza e in bella calligrafia (lo stampatello era tollerato solo per le firme dei bambini che ancora dovevano iniziare le scuole elementari e potevano così mostrare la loro presenza e partecipazione).
la mia prima cartolina
Anche l’indirizzo era importante, esigeva esattezza anche per i titoli da attribuire al destinatario. Anche la scelta del francobollo richiedeva una certa sensibilità e bisognava sempre cercare soggetti adatti o che almeno non risultassero in possibile conflitto con il motivo dell’invio o potessero essere mal interpretati. Ad esempio un francobollo sul Carnevale in occasione di un lutto o un francobollo raffigurante un esponente ateo in occasione del Santo Natale. E poi il francobollo doveva essere attaccato bene, nella giusta posizione e ben diritto.
Alla fine i biglietti pronti venivano contati e spuntati sull’elenco predisposto, spesso degli anni precedenti aggiornato con aggiunte e cancellazioni, Si controllava ancora una volta l’esattezza e completezza degli indirizzi. Non era sufficiente ricordarsi a memoria la via, la piazza ed il numero civico, occorreva completarlo con il codice postale, il poco memorizzabile CAP, senza il quale si potevano verificare ritardi nella consegna. E appunto per evitare ritardi, ma anche per non risultare precipitosi, si calcolavano (allora si poteva!) i pochi giorni necessari per la consegna in modo che, ad esempio, gli auguri di Natale arrivassero dal 21 al 23 dicembre. Era così possibile rispondere e contraccambiare e far arrivare per tempo gli auguri di Capodanno.
Così andavano le cose nei tempi andati. E ora?
Osservate questi esempi che vi mostro in ordine di ricezione.
Parto da questo biglietto trovato nella mia cassetta postale condominiale il 9 gennaio 2017. Le date di arrivo le noto a matita per non deturpare il documento e questa è l’unica prova, se possibile considerarla tale, visto che da tempo, “per velocizzare lavorazioni e consegne”, non vengono più messi bolli di transito e nemmeno di arrivo (o per evitare che siano auto-documentati i tanti ritardi? E pensare che una volta, anche 150 anni fa, venivano messi i bolli “too late” o “dopo la partenza” per giustificare preventivamente il possibile ritardo di un solo giorno!). Vedete che il biglietto è stato scelto, scritto, affrancato con un bel francobollo raffigurante una chiesa, bollato Bologna CMP il 27 dicembre 2016 alle ore 17 e “lavorato” in giornata (così dice la decifrazione datami di quelle barrette in fondo). Al gradito ricevimento ho subito telefonato al giovane medico modenese che me l’aveva inviato giustificandomi per non aver risposto prima (ma chiaramente non avrei potuto farlo). Ho così saputo che il biglietto era stato impostato a Modena il 23, forse la mattina del 24 dicembre.
Il 13 gennaio 2017 ho ricevuto gli auguri di Buon Natale dell’amico Franco Rigo. Un biglietto di grande formato personalizzato all’interno da una bella foto dei nipoti radunati attorno al Presepe ed all’esterno un più laico albero di Natale. Al grande Franco, come da piacevole abitudine, avevo telefonato la Vigilia di Natale (e forse lui avrà pensato per ringraziarlo per gli auguri, che il 13 gennaio (altra mia telefonata) mi disse di aver scritto il “giorno della Madonna” (8 dicembre) e di aver impostato il giorno dopo a Noale dove abita. Vedete che il bollo e la lavorazione sono di Padova CMP 12 dicembre 2016 ore 18. Ora, prima che si possano incolpare i portalettere mantovani, vorrei precisarvi che, anche da pluridecennali c correnti rapporti anche personali, mi risulta che a Mantova non vi siano arretrati, anche se è minacciata (o già attuata?) la distribuzione della posta a giorni alterni.
Il 18 gennaio mi è arrivata invece una busta protettiva da Bruno Crevato-Selvaggi con una non “provocata” affrancatura mista di un francobollo da 0,95 c (efficace, ma funereo) ed una etichetta di “posta 4” da € 1,90 (era un po’ pesante in quanto conteneva un foglio di alluminio di un barattolo). Telefonando a Bruno per ringraziarlo mi disse che aveva ritenuto di non chiedermi nulla perché poteva esserci stata una possibile scortese dimenticanza da parte mia.
Ecco le figuracce che ci fa fare la nostra cara e amata Posta!
E poi le Poste si lamentano per i diminuiti valori di traffico. D’accordo, oggi ci sono altri sistemi, ma se uno intendesse, anche solo per scelta personale, inviare cartoline o biglietti, questi quando arriverebbero? E poi, arriverebbero?
E pensare che un biglietto personalizzato, se se ne fanno un certo numero, costerebbe in media almeno 2 €, poi ci sarebbe tutta la preparazione (che sarebbe un piacere farla in proprio, ma certe scritture come la mia come riuscirebbero?), poi c’è il francobollo (sono ancora 0,95 c o è aumentato?). Quindi un costo medio minimo di almeno 3 € (6.000 vecchie lire), pari, a quanto sentito oggi, a 4 kg di ottime patate della Sila!
Una volta si mandavano per posta anche i biglietti d’invito a nozze. Certi erano particolarmente ricchi, potevano contenere anche un secondo biglietto con l'invito al pranzo ed erano una cosa molto impegnativa perché di fatto obbligava ad effettuare un regalo, che spesso non poteva essere di poco conto. Oggi se ne ricevono molto pochi, ci si sposa sempre meno e sono anni che non ne ricevo. Confesso che, se ne ricevessi, sarei molto imbarazzato e, scusandomi per non poter partecipare perché, accidenti!, proprio quel giorno sono in Tanganika, resterebbe l’impegno della “busta” o del versamento IBAN, come invita apertamente a fare qualcuno.
Se poi qualcuno, più spesso qualcuna, per tradizione o per avere un ricordo di quella giornata una volta unic a!, li volesse proprio, biglietti di una simile fattura costerebbero forse anche una decina di euro l’uno. D’accordo che a chi spende 10 o 20.000 € per l’abito da sposa ciò sposta poco, ma anche se spediti un mese prima, saremmo certi di riceverli prima che nasca il bambino?
Ora, purtroppo, non riusciamo più, non è più possibile, fidarsi delle Poste. Anche il settore finanziario dove si sono indirizzate mettendo giustamente a frutto le proprie posizioni sul territorio, mostra delle pecche. E la perdita di fiducia è cosa molto grave, lasciatelo dire an uno che ha lavorato in banca 40 anni ed ha passato un centinaio di agenzie, dove può tornare e passeggiare tranquillamente ancora oggi.
Sono passati tempi di quanto uno inviava una cartolina fissando un appuntamento per il mattino successivo.
È il caso, ma ce ne sarebbero tanti!, di questa cartolina spedita per espresso da Goito il 30 aprile 1905 ed arrivata a Mantova, distante solo una ventina di km, ma ancor oggi non collegata con ferrovia, nella serata stessa: il bollo mostra l’orario 11S, un’ora prima di mezzanotte! Sarà stata certamente consegnata colla prima distribuzione del mattino in modo che, come scrive il mittente: “…Io verrò domattina 1° maggio…ripartirei con te col tram delle 12.29 o con carrozza..”
Riusciranno le Poste a darci quei servizi postali efficienti ed affidabili per i quali sono nate? Lo spero ancora, però bisogna che almeno abbiano intenzione di farlo e si impegnino concretamente a farlo.
A dire il vero, invece che queste due ultime righe, avevo scritto qualcosa di molto più “pesante”, poi ho ricevuto L’Arte del Francobollo 66 febbraio 2017 e, in “Una mail di carta” mi son letto i molto benevoli apprezzamenti sul “neologismo” di Angelo Stella accompagnati da speranzose considerazioni.
Il bel racconto di Clemente Fedele “lo zio fortunato” che veramente delizia e rende speranze. E anche insegna. Perché non è solo questione di DNA, ma di educazione e fortunato è anche il nipote ad avere un simile zio, forse un po’ strano e fuori moda, però quante cose sa e quante cose belle insegna!
E poi Il ditino di Paolo Deambrosi che l’ha portato a capire perché ha iniziato a collezionare francobolli.
Ed anche La carta assorbente di Franco Filanci che invita a far “assorbire” ai nostri giovani il giusto mix di novità e cose tradizionali, importante che siano “vere”.
A muovere e stimolare tutti questi opinionisti è stata quella mail di carta che ha così sorpreso la ragazza che l’ha ricevuta e i suoi amici. La ragazza è così diventata “quella della mail di carta” e così si è distinta dai coetanei, ipertecnologici come lei che, pur in gruppo, si isolano e vedono il mondo solo dal e nel telefonino perdendosi così tante altre cose. Altre/i vorranno essere come la ragazza delle mail di carta e quindi inviamo mail di carta ai ragazzi ed ai bambini! E soprattutto insegnamo loro a scrivere ed ad inviare mail di carta!
Ognuno di loro diverrà così un “ragazzo speciale”, un “anormale” come me e tutti voi. Sì anche voi che leggete siete degli anormali! E non pensate che questa mia vecchia definizione intenda esaltarci come super o differenziarci dai sub, come una volta venivano brutalmente definiti quelli “troppo semplici”, è solo per distinguerci dalla massa, come era chiamata una volta, o dal gran numero di anonimi globalizzati di oggi. E poi se riuscirete a conservare le mail di carta ricevute, ed altri avranno tenuto quelle scritte da voi, anche senza aspettare di avere i capelli bianchi, potrete riguardarvele e mostrarle, emozionandovi, provando tenerezza e nostalgia che trasmetterete anche agli altri (lo potrete fare usando anche in inglese il temine “nostalgia”, è lo stesso!). Ma non sarà solo per essere nostalgici: con le mail di carta lasceremo, lascerete traccia di voi. La buona carta si conserva nel tempo, nei secoli, la memoria dei telefonini e della posta elettronica spesso viene persa semplicemente cambiandoli od aggiornandoli.
Dopo aver ottenuto, anzi per ottenere, che i nostri ragazzi riprendano a utilizzare mail di carta è indispensabile che queste mail possano viaggiare materialmente ed essere recapitate sicuramente, se possibile celermente. Si chiede la luna? Direi di no, sarebbe ideale se potesse essere come cento anni fa! Non dovrebbe essere troppo difficile per le nostre Poste.
E a un buon recapito, anche per dare miglior visibilità ed attrattiva alle mail di carta, dovrebbe affiancarsi la possibilità di poter affrancare queste lettere con “francobolli veri” . Anche in questo caso è indispensabile la partecipazione delle Poste (comprendendo in questo termine i vari organismi burocratici deputati a ciò) . Viste anche le ultime esperienze, meglio siano francobolli tradizionali, con dentelli , gommati, non autoadesivi. Anche il formato sia normale, in modo che possa andare su lettere, cartoline (se ci saranno ancora!), biglietti, insomma che non siano bei foglietti inutilizzabili.
Il francobollo dovrà tornare ad essere quello per cui è nato: un bollo, meglio un bollino di non grande formato, per rendere franca, per spedire una lettera. Quindi siano pure dei forever (a validità permanente) che coprano poche, basilari tariffe, lasciando però all’utente la possibilità di usare i francobolli su tutto quanto si può spedire (anche i pacchi postali). Si consentirebbe così lo smaltimento dei francobolli in mano ai collezionisti che, da sempre, acquistandoli da Poste o tabaccai, hanno inteso pagare un “valore bollato” che non può andare sotto il facciale. Così facendo si ridarebbe vitalità al collezionismo, che nato con la raccolta di francobolli usati o su lettera, qualcuno nuovo, ora è stanco, ingolfato e sommerso da una massa di inutili e costose figurine.
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