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Cronache... Rivoluzionarie!


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Per risparmiare qualche soldo…
Storia postale e matematica!
Laurent Veglio

Lo studio delle tariffe postali dell’epoca classica ci permette di accertare che, nel corso del secolo XIX°, tutte le amministrazioni postali si sforzarono di diminuire i costi del trasporto della posta, nonché le tariffe postali per gli utenti. Fu la grande riforma di sir Rowland Hill in Inghilterra che, nel 1840 ideò il francobollo e una tariffa postale che, indipendentemente dalla distanza percorsa: 50 km o 300 km, prevedeva l’applicazione di una stessa tassazione postale.

In un primo momento, l’Amministrazione postale avrebbe forse incassato meno, ma, con l’alfabetizzazione della popolazione e la democratizzazione dell’uso della corrispondenza epistolare, il volume delle lettere avrebbe compensato la diminuzione delle tariffe unitarie. Fu una scommessa vincente!

Questa tendenza non si verificò per il periodo rivoluzionario ed imperiale, cioè al passaggio dei secoli XVIII e XIX: perché le necessità finanziarie degli Stati in tempo di guerra richiedevano sempre più esazioni. Accanto ad uno sforzo di semplificazione (ad esempio nelle convenzioni postale fra Stati), vi era sempre la tentazione di aumentare le tasse postali, alla pari delle altre imposte.

Ne troviamo esempio nel porto di una lettera di 6 grammi spedita da Lione, dipartimento del Rodano, a Torino, dipartimento del Po, per una distanza di 305 chilometri:

5 décimes (legge 18 dicembre 1799, vigente per il Piemonte dal 27 marzo 1802)
6 décimes (legge 4 maggio 1802)
7 décimes (tariffa del 24 aprile 1806)

Allegoria rivoluzionaria dell’Uguaglianza - Pur cancellando i privilegi fiscali dell’Ancien Régime cui godevano Chiesa e Nobiltà, la Rivoluzione non riuscì veramente a diminuire sostanzialmente la pressione fiscale dello Stato sui cittadini.

Si comprende pertanto come i fruitori del servizio postale avessero spesso la tentazione di utilizzare i servizi di un forwarder o di trasportare privatamente le loro lettere almeno per una parte del percorso…

Da Lione a Roma…

 


Questa prima lettera è stata impostata a Torino nel mese di aprile 1807: la tassa postale di 14 baiocchi è stata assolta dal destinatario in conformità col decreto imperiale del 19 settembre 1806:

Tariffazione postale tra Francia (inclusi dipartimenti italiani) e Regno d’Etruria, Stati romani e Regno di Napoli, pubblicata nell’edizione del 23 settembre 1806 del Moniteur Universel. Questo §3 tratta delle lettere da e per i dipartimenti della 27^ Divisione militare, cioè del Piemonte.

Scorrendo il testo si può osservare che la lettera è stata scritta a Lione: si tratta di un avviso di spedizione di merci varie dalla ditta Bonafous, Bourg & Cie., impresa di trasporto di viaggiatori nonché di carreggio tra Francia ed Italia:

Se ne può trovare avviso nella stampa lionese, ad esempio nel Journal des annonces judiciaires de Lyon:

Apprendiamo così che la ditta ha due uffici, uno naturalmente a Lione, l’altro a Torino in casa Cumiana, dietro al Palazzo Carignano. Ogni giorno una diligenza collega le due città in tre giorni e mezzo durante l’estate (quattro giorni d’inverno), e due carri trasportano le merci in sei giorni. Si comprende allora che le lettere indirizzate in Italia vengono impostate a Torino, viaggiando fra quest’ultima città e Lione in uno dei veicoli dello stesso spedizioniere.

Arrivo di una diligenza, dipinto di Louis-Léopold Boilly (1804) al Musée du Louvre.

La domanda che ora possiamo porci è di sapere quanto ha risparmiato il destinatario… È un importo piuttosto modesto: 2 baiocchi (pari ad un décime), in quanto la stessa tariffa del 19 settembre 1806 stabiliva un porto di 16 baiocchi fra Lione e Roma invece di 14 in partenza da Torino:

 

Da Livorno a Lione…


Una nostra seconda lettera ci permette d’illustrare il modus operandi nell’altro senso, dall’Italia verso la Francia:


Questa lettera è stata scritta nel mese di luglio 1801 a Livorno: affidata ad un forwarder il cui nome è precisato al verso (Brouzet), è stata impostata a Torino. L’ammontare di 6 soldi è stato pagato dal forwarder per la parte piemontese del tragitto, il destinatario ha pagato 6 décimes per il tratto francese.


Consultiamo le tariffe dell’Ancien Régime, prima dell’integrazione postale totale del Piemonte alla Francia [1]: i 6 soldi sono fissati dalle “Regie Patenti” piemontesi del 15 marzo 1795, i 6 décimes sono la trascrizione nella nuova moneta della tariffa francese di 12 sous stabilita nel 1759 per le lettere proveniente dal Piemonte.

La tariffa del 1759, un libretto di 29 pagine.


Ci poniamo ancora la stessa domanda: quale sarebbe stato il costo di una lettera trasportata dalla posta sull’intero tragitto, fra Toscana e Lione?

In Francia, il destinatario avrebbe pagato 7 décimes (pari a 14 sous) invece di 6, lo vediamo nell’estratto della tariffa del 1759 riprodotto sopra. Per quanto riguarda la parte toscana, dobbiamo rivolgersi alla “Deliberazione del Governo provvisorio toscano” del 22 aprile 1801 [2]: una lettera da Livorno per la Francia doveva essere affrancata per 13 soldi e 4 denari.
Aggiungendo 14 sous (pari a 7 décimes) + 13 soldi e 4 denari (pari a 5,6 décimes), otteniamo un costo postale pari a 12,6 décimes… Col forwarder, il costo è stato di 6 soldi (pari a 3 décimes) + 12 sous (pari a 6 décimes), cioè 9 décimes… in questo caso un risparmio non trascurabile di 3,6 décimes!


Conclusione

Non bastano i testi delle convenzioni e delle deliberazioni per studiare la storia postale… occorrono anche un pallottoliere o una “pascalina”!

Inventata nel 1642 dal matematico e filosofo francese Blaise Pascal, la “pascalina”
era uno strumento di calcolo precursore della moderna calcolatrice.

 

Note:

1. L’integrazione tariffaria del Piemonte alla Repubblica francese è stata presentata nella prima cronaca di questa rubrica >>>
2. L’autore ringrazia Alberto CAROLI (ASPOT) per avergli procurato il testo della deliberazione.

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