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  Il falso Collodi (19.6.44)
di Enrico Bettazzi

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Nell’ambito dello studio della storia postale relativa alla Repubblica Sociale in Toscana è capitato di recente un lotticino di cartoline paesaggistiche (cinque/sei) viaggiate da varie località pistoiesi nel 1944.

Anno cruciale per il territorio regionale ed in particolare per quello pistoiese per il passaggio del fronte durante la campagna d’Italia nella seconda guerra mondiale. Una fase di grossa instabilità amministrativa che, da dopo il 25 luglio 1943 ha ripercussioni anche sulla storia postale col successivo passaggio dalle Regie Poste a quelle repubblicane; esperienza poco duratura e riconducibile a datazioni prolungate oltre il settembre ‘44 solo nei lembi territoriali regionali rimasti a nord della linea gotica.

Il territorio provinciale di Pistoia viene quasi totalmente liberato a quella data; rimane sotto il controllo tedesco solo il territorio montano dell’alta Valle della Lima, zona di guerra operativa e quindi sottoposta alla stretta sorveglianza germanica, anche se amministrativamente referente alla R.S.I.

Questa condizione di precarietà anche postale diviene evidente fin dai primi mesi del 1944, con varie problematiche di distribuzione delle corrispondenze derivanti dalla mancanza di mezzi di trasporto delle medesime, di approvvigionamento dei valori e delle eventuali chiusure di vari uffici postali.

Le ultime corrispondenze spedite dal territorio provinciale sono generalmente del giugno 1944, salvo sporadiche e limitate spedizioni locali; è di questo ultimo periodo il lotto di corrispondenze visionate di cui andiamo a parlare.

Le cartoline sono di formato piccolo, con vedute varie di monumenti o paesi sia del capoluogo provinciale che di alcune località del territorio pistoiese: sono tutte indirizzate al medesimo destinatario a Collodi ed affrancate regolarmente con un francobollo sovrastampato (repubblica sociale italiana e fascetto, sovrastampa in inchiostro nero) da 25 centesimi.

Già ad una prima occhiata la calligrafia non risulta un granchè congrua per gli stilemi grafici dell’epoca, ma vero è che il periodo di incertezza avrebbe potuto influire anche su una grafia un po’ più frettolosa. Quello che colpisce ed è comune a tutti gli esemplari visionati è che il francobollo risulta annullato a penna con tratti disomogenei e in un caso con un timbro a più linee parallele che richiama la fattura di certi annulli muti della metà del secolo precedente e talvolta usati anche successivamente fino a tempi a noi recenti.

Il fatto colpisce perché le cartoline usate per la corrispondenza sono di località diverse, come se l’annullo a data dell’ufficio di spedizione mancante testimoniasse una carenza del medesimo in più uffici postali del territorio, o se si supponesse che la spedizione fosse avvenuta dal medesimo ufficio che non aveva più il guller a disposizione. Le cartoline non sono datate a mano dal mittente e d’altronde il timbro di Collodi posto in arrivo ha sempre la medesima data, cioè il 19/6/44.

Il timbro datario apposto in arrivo ci dà modo di confrontarsi con il repertorio dei timbri postali dell’ufficio di Collodi, censito e presente online su Il Postalista, a cui rimando col presente link

https://www.ilpostalista.it/pistoia/928.htm

Nel periodo in oggetto era in uso presso quell’ufficio postale un timbro tipo guller con lunette piccole: il lettering delle scritte ha caratteri diversi, più piccoli, mentre il timbro presente sulle cartoline non ha evidenza di lunette ed ha le scritte che ricordano molto un timbro poi usato in periodo post bellico.

            

A confronto: a sx. timbro in uso da circa il 1933 ad almeno il 1959; al centro timbro in esame datato 19.6.44; a dx. timbro post bellico (ca. 1954-1968).

Si può supporre un riutilizzo del timbro post bellico, privo della parte a data, sostituita da un datario costruito in gomma, tra l’altro posizionato in maniera perpendicolare rispetto alla dizione della località.

L’esame comparato delle cartoline nelle sue componenti calligrafica, marcofila e storico postale sembra lasciare pochi dubbi sulla non autenticità delle corrispondenze; dobbiamo quindi riflettere che anche oggetti di scarso valore commerciale possano rappresentare inquinamenti della genuina storia postale del periodo e che questo caso ci debba a maggior ragione far stare in guardia sugli oggetti postali cosiddetti “di emergenza”, così ricercati dal mercato.

Ciò d’altronde induce ancora di più a vaste e positive collaborazioni tra studiosi e collezionisti a tutela anche degli onesti commercianti.

Il fortunoso ritrovamento di più esemplari assieme ha di fatto facilitato un’analisi che sarebbe risultata assai più difficile se in presenza di una singola corrispondenza.

Si ringrazia pertanto Enio Vestri per la segnalazione e la fattiva collaborazione.

Enrico Bettazzi
18-09-2024