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  Un contadino tizzanese al fronte
Enrico Bettazzi

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La Grande Guerra è stata una esperienza coinvolgente per tutta la nazione.
Al fronte sono andati tutti i rappresentanti delle classi sociali; nello studio delle corrispondenze spiccano evidenti le differenti esperienze culturali e sociali, ma anche e naturalmente quelle regionali di scolarizzazione. La Toscana, facilitata dalla lingua risciacquata in Arno, mantiene una costruzione linguistica e grammaticale che si differenzia non tanto per il modo di raccontare, comune a tutti gli scolarizzati del periodo, ma semmai per gli argomenti trattati e di interesse degli scriventi.

Vi è una dicotomia di interessi tra le classi sociali; borghesi, nobili, studenti delle scuole superiori hanno a cuore gli interessi più alti della Patria, nel quale mito di costruzione risorgimentale sono stati allevati; i contadini, cioè la massa dell’allora Italia popolare, lasciando famiglie numerose per andare al fronte, avevano obbiettivi più semplici durante la guerra: il sostentamento della famiglia e riportare la pelle a casa.

Di questo sostanzialmente parlano le residue corrispondenze a disposizione dell’epistolario tra Pietro Giacomelli, contadino di Tizzana (ora Quarrata) e la sua famiglia. Pietro, pur essendo un contadino, dimostra la bontà del livello di scolarizzazione raggiunto, scrivendo fluentemente e senza errori grammaticali al padre Giuseppe ed alla moglie Gemma.
Appartenente al 1 ° Reggimento del Genio, scrive la prima cartolina dal deposito del reparto, ove è in addestramento all’uso dei lanciafiamme. Cerca di rassicurare il padre, affermando che siccome il reparto ha come arma individuale la sola pistola, a lui non toccheranno certo azioni pericolose e che il loro reparto è quindi, dopo l’artiglieria, molto più sicuro di quel che è toccato in sorte a chi si trova in Fanteria; considerazione valida quest’ultima, peccato che l’uso dei lanciafiamme non era certo per le truppe di retrovia, ma bensì solitamente abbinato alle prime fasi di combattimento per aprire brecce nelle difese nemiche o colpire i punti cardine fortificati delle medesime.
Non c’è spirito patriottico nel suo scritto, bensì l’attenzione, oltre alla salvaguardia della propria vita, alla famiglia restata a casa ed al proseguire del lavoro dei campi:

Caro babbo ho scritto alla Gemma comunicandole il mio nuovo indirizzo ed ora anche a te te lo ripeto nel caso non sia giunto a vostra conoscenza. Ti scrissi pure da Brescia domenica sera. Ora siamo in vicinanza di Udine a fare le istruzioni per lanciafiamme che avranno una durata dicono di due mesi. I reparti che formano qui provengono da tutti i corpi, e a sentita dire, di quelli anche più anziani pare che sia meglio qui che negli altri corpi dopo l’artiglieria. Siamo armati di sola rivoltella e non andremo alle avanzate. Io di salute sto bene e lo stesso spero sia di te e di tutta la famiglia. Scrivimi subito perché non ho più saputo notizie vostre, e ti prego a occuparti anche di quella partita che non so la cagione come sia andata a vuoto, mentre mi avevano accennato che dovevo andare a Verona. Per mio conto qui non mancherò di fare tale domanda e speriamo che mi venga accordata. Qui siamo alloggiati in belle caserme di legno fa abbastanza caldo con bella stagione. Fammi sapere se il tempo costà è stato cattivo e se ti ha impedito ancora di preparare il terreno a granate e se hai incominciato a piantare. Tanti saluti affettuosi insieme alla Gemma. Tanti saluti a Bistino e baci ai bambini. Affmo Pietro

Cartolina in franchigia, timbro di PM Intendenza III Armata del 12/4/17.

La seconda corrispondenza, scritta il 16 giugno 1918 e spedita alla moglie, trova in buona salute Pietro, in Zona di Guerra con la 58ª Divisione. Il momento è importante per le armate italiane: dal 15 al 23 giugno si sviluppa la battaglia sul Piave detta “del solstizio”; Pietro con la 58ª Divisione schierata nella zona di Nervesa, prende parte agli scontri di Montello del 15 giugno.

Carissima Gemma ieri ti scrissi una lettera e una la scrissi al babbo. Io sto bene di salute come voglio sperare sia di te e dei cari bambini e del babbo. Ti prego di stare allegra e con animo forte in questi giorni di ansiosa attesa che le nostre armi ottenghino la prevalenza sul nemico. Le notizie sono confortanti. Abbi fiducia e spera...

E la speranza sembra avverarsi, Pietro supera indenne quel giugno 1918, così nefasto per tanti altri suoi concittadini; non risulta infatti presente nelle liste dei caduti tizzanesi della Grande Guerra.

Cartolina in franchigia con timbro di Posta Militare Concentramento Sezione E.P. 18/6/1918

Enrico Bettazzi
24/12/2021


BIBLIOGRAFIA

G. MARCHESE, La posta militare italiana. 1915-1923, Catania, 1999

M. MAGGINI, La memoria dispersa. Soldati di Tizzana alla Grande Guerra, Pistoia, 2012

E. BETTAZZI, Corrispondenze tizzanesi nella prima guerra mondiale, in QF, n.3 (set/dic 2015).