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  FERDINANDO LANDUCCI
un eroe pistoiese
Sergio Leali

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Ferdinando Landucci nacque il 4 dicembre 1791 a Pescia, nella provincia di Pistoia che faceva parte del Granducato di Toscana di Ferdinando III. Come da notizie fornite dall’impareggiabile amico Roberto, vediamo in rapida sintesi gli avvenimenti che si sono freneticamente susseguiti in Toscana in quel periodo in particolare a partire dal 7 marzo 1799 quando Ferdinando III abbandonò Firenze. Il 25 marzo i francesi entrarono per la prima volta in città; il 6 aprile fu occupata Arezzo da parte delle truppe del generale Lavergne appoggiate da Camillo Albergotti, stessa sorte due giorni toccò a Cortona. Il 10 aprile queste città costituirono due delle undici municipalità toscane. Il 6 maggio si formò un’armata i cui componenti, al grido di “Viva Maria”, costrinsero i francesi a fuggire dalla città. Il granduca sciolse la deputazione aretina, guidata da Guillichini, e impose il disarmo. Il 14 si verificò uno scontro tra popolani aretini e soldati polacchi presso Rigutino in Valdichiana al termine della quale i polacchi furono costretti alla ritirata. In settembre, il giorno 9, fu proclamato il Governo provvisorio guidato da un quadrumvirato, seguì, il 10 ottobre, la deposizione del granduca Ferdinando III e, il 19, si ebbe il ritorno dei francesi in Arezzo. Il 27 novembre fu proclamato un nuovo governo provvisorio.

Il 20 marzo 1801 fu istituito il regno dell’Etruria con a capo il duca di Parma Lodovico I al quale, il 27 maggio dello stesso anno, successe Carlo Lodovico, sotto la tutela della madre Maria LuisaNel 1807 il regno fu annesso all’impero napoleonico; due anni dopo tornò di nuovo granducato sotto la guida di Elisa Bonaparte Baciocchi, sorella minore di Napoleone.
A seguito del congresso di Vienna del 1815, Ferdinando III ridivenne granduca di Toscana.

In quegli anni il giovane Ferdinando Landucci si arruolò come furiere in un reggimento di Linea francese. Si distinse in particolare nella Campagna di Germania del 1813 che si concluse con una cocente sconfitta per Napoleone Bonaparte.
Tornato in patria proseguì nella carriera militare sotto le insegne granducali divenendo maggiore, grado che rivestiva quando, nel 1848, Leopoldo II decise di inviare truppe regolari e volontarie nelle terre lombarde con l’intento di liberarle dall’oppressore austriaco.

Giunto nel Mantovano prese parte agli scontri avvenuti fra la fine di aprile e i primi di maggio, scontri che precedettero quello più noto del 29 maggio. In questo giorno le truppe toscane tennero testa a quelle molto più numerose dell’imperatore austriaco.
Il giorno 10 maggio, il Comando piemontese ordinò ai toscani di riprendere le posizioni dinnanzi a Montanara. Tale operazione fu affidata al 2° battaglione comandato dal maggiore Landucci.
Ciò che accadde in quel giorno e nei due successivi lo lasciamo al racconto di alcuni storici e cultori della battaglia di Curtatone e Montanara.

- VENOSTA FELICE: I Toscani a Curtatone e a Montanara (1848) – Notizie storiche

Ferdinando Landucci, maggiore delle milizie stanziali, nacque a Pescia nel giorno 4 dicembre 1791, morì alle Grazie il 17 maggio 1848, per ferita riportata nel combattimento del giorno 10. (pag. 75)

- STUDENTI DI FIRENZE (a cura): Nel LX Anniversario di Curtatone e Montanara

… Gli Austriaci dopo l’attacco dell’altro giorno, sono stati intanati fino a ieri per piombare su questo paese, quando per ordine… del Generale Ferrari venne la nostra colonna spinta a poche miglia da Peschiera a sacco. Nel medesimo tempo il Maggiore Landucci fu mandato alle Grazie con pochi uomini per ignoranza del suddetto Generale ed arrivato nel paese i tedeschi s’era impadroniti delle case e al passare delle truppe incominciarono la fucilata in seguito della quale il Landucci gravemente ferito è sul punto di esalar l’anima. (testo tratto da una lettera di Lodovico Morelli a Ferdinando Bartolommei – 11 maggio 1848) - pag. 15

- FERDINANDO ZANNETTI: Rendiconto generale del servizio sanitario dell’Armata Toscana spedita in Lombardia per la guerra dell’Indipendenza (Firenze 1850)

… Infatti il giorno 10 (maggio N.d.t.) ci portammo alle Grazie col Quartier Generale; e poiché gli Austriaci avevano già prese le posizioni delle Grazie, di Curtatone e Montanara, così fu necessario ai nostri battersi con quelli per respingerli. in questo scontro vennero feriti il maggiore Landucci da palla, che lo uccise dopo quarantotto ore, il granatiere Oreste Manciati di ferita contuso sul capo, e il fuciliere Giuseppe Romoli di palla in una gamba. (pag. 23)

Landucci Ferdinando – Maggiore – Battaglione della Linea – Ferito di palla nella regione iliaca sinistra – Rimasto alle Grazie al quartier Generale –
Note: Il maggiore Landucci fu colpito di palla nel giorno 10 sulle ventitré, respingendo colla sua colonna gli austriaci dalle Grazie. La palla penetrò fra la regione iliaca e ipocondrica sinistra, e uscì posteriormente verso la costola spuria. I dolori acuti che susseguirono a questa ferita poco dopo ricevuta il meteorismo, le contrazioni del testicolo sinistro, gli spasimi per orinare, il sangue che usciva misto all’orina, il vomito, la smania, il pallore e lo stato dei polsi fecero credere a me ed agli altri colleghi, e pure al sig. tenente Frosali già chirurgo che il rene, e forse anco qualche intestino fossero rimasti feriti; ma il rene per certo. Moriva il poveretto sotto penosa agonia nel giorno 12, 48 ore dopo ferito. E moriva eroicamente augurandoci un esito degno d’Italia. Non fu sezionato per dei riguardi al figlio suo che militava nelle truppe toscane, e che era egli pure al campo, ad assistere suo padre.
(Sezione Ruolo generale dei feriti)

- DE LAUGIER CESARE: Documenti della Guerra Santa d’Italia (Capolago 1849) – pag. 12

Nella notte dell’9 al 9 (maggio N.d.T.)le truppe toscane ebbero dal loro generale l’ordine improvviso di concentrarsi alle Grazie e proseguire per Goito; il 10 di ritornare nelle testé abbandonate posizioni di Curtatoene e Montanara. Alle sette della mattina del suddetto giorno, mosse pertanto da Goito per Castellucchio il battaglione civico Fortini, uno del 10.° napoletano, venti cacciatori a cavallo e due cannoni: poco più tardi per Rivalta altro battaglione del 2.° di linea, e finalmente alle quattro e mezza pomeridiane tenne dietro a quest’ultimo, già dagli Austriaci assalito presso alle Grazie, tutta la colonna toscana. Il colonnello Melani ed il maggiore Landucci, non solo con quell’unico battaglione fecero lungamente testa agli Austriaci, ma secondati poi da due compagnie napoletane accorse da Castellucchio per attaccare di fianco i Tedeschi, questi scacciarono dalle Grazie ed inseguirono fin’oltre Curtatone. Mortalmente ferito in quel fatto il maggiore Ferdinando Landucci, mostrò nel combattere, siccome negli estremi momenti, anima forte e veramente italiana. Molti distinsersi, e fra questi il sottotenente Frosali e il sergente Arrigoni.

- DE LAUGIER CESARE: Concisi ricordi di un soldato napoleonico (Torino 1942) – pag. 189

… In prossimità di Gazzuolo il maggiore Ferdinando Landucci (1) a lui (a Giovannetti) manca di rispetto. Gonfio il cuore, lo (Giovannetti) accoglie la furia, lo investe col cavallo, e lo rovescia entro il fosso!

(1) Ferdinando Landucci, di Pescia (1791 – 1848), combattente nelle guerre napoleoniche, prestò poi servizio nell’esercito granducale. Ebbe, forse per gelosia, frequenti dispute col Giovannetti. Fu ferito gravemente a Curtatone il 12 (10) maggio de ’48 e morì qualche giorno dopo.

- IL VALORE ITALIANO - Storia dei Fatti d’armi e atti di valore compiuti dal 1848 al 1870 (Roma 1883) – pagg 130-131
Nota: nel testo vi sono notevoli incongruenze per quanto riguarda le date. Tra parentesi ho indicato quelle esatte.

Ferdinando Landucci, da Pescia, era soldato nel 1848 quando irruppe la guerra nazionale. Ebbe da prima il comando dei militi volontari, che poi gli fu tolto. Il giorno 29 (10), ricevette l’ordine di andare a riconquistare le posizioni di Curtatone abbandonate per prudenza. ma era nochi, e ben pochi, i suoi soldati, e le difese campali già in mano di poderoso nemico; cosicché fece presente al suo generale i pericoli e le difficoltà.
- Avete paura? gli disse allora con poca giustizia e molta imprudenza il comandante.
- Io paura? rispose corto il vecchio ed animoso soldato. E corse coi suoi sul nemico.
Uccise con la pistola uno che fra la mischia lo stringeva; si difese con la sciabola da altri assalitori; ma riportò ferita, della quale morì poscia alle Grazie, dopo sette (il giorno 12) giorni.
E nella chiesetta di quel villaggio, il sacerdote Giambastiani, lucchese, morto in questi ultimi anni in Oriente, cappellano militare, disse l’orazione funebre, e il capitano allo stato maggiore generale della legione toscana, Enrico Mayer, notissimo letterato e cittadino di Livorno, ne dettò la iscrizione che noi riportiamo.
(vedi testo in altro paragrafo)

- BERNINI M. – LEALI SERGIO: 1848 Curtatone e Montanara – Pagine di storia vissuta (Mantova 2018) pag. 76-78

Il giorno 10, il Comando piemontese ordinò ai Toscani di riprendere le posizioni dinnanzi a Montanara. Questa operazione fu affidata a un battaglione comandato dal maggiore del 2° Reggimento Ferdinando Landucci di Pistoia. Lo sprovveduto d’Arco Ferrari mandò allo sbaraglio detto battaglione lasciandolo privo di adeguata copertura dell’artiglieria e senza informazioni sulle posizioni tenute dal nemico.

Il battaglione nei pressi di Rivalta fu quasi subito attaccato da circa trecento bersaglieri austriaci che furono respinti e costretti a ripiegare verso Curtatone. Durante lo scontro rimasero feriti quattro toscani fra i quali lo stesso Ferdinando Landucci che riportò una ferita al basso ventre di estrema gravità. Nonostante le premurose cure prestate dal medico professore Ferdinando Zannetti, due giorni dopo egli spirò fra le braccia del figlio, sergente nel 2° Reggimento di Fanteria, accorso al suo capezzale. Le esequie furono celebrate il giorno 13 non dal parroco, che si rifiutò di presiederle, ma dal cappellano dei Civici lucchesi, Pietro Giambattisti. Le spoglie furono inumate nel santuario della Madonna delle Grazie. Oggi vi rimane solamente una lapide che ricorda questo valoroso ufficiale.
Il capitano d’ordinanza dello Stato maggiore della Legione toscana, il noto letterato livornese Enrico Mayer volle ricordare il comandante Landucci con commoventi parole scritte in una lettera indirizzata al fratello Odoardo lo stesso giorno del funerale.

Il testo dell’orazione fu letto da Giuseppe Montanelli al momento della sepoltura.

Ne riportiamo la trascrizione:

Qui di fronte alle mura di Mantova
Il XII maggio MDCCCXLVIII
I militi della Santa Crociata
Concorsa ne’ Piani Lombardi
A propugnare la Italica Indipendenza
Deponevano la salma
Del Maggiore Toscano Ferdinando Landucci
Trafitto da colpo mortale
Mentre con pochi guerrieri che presidiavano Le Grazie
Respingeva e incalzava l’austriaco assalitore
Più potente di numero, più misero di virtù
-----
O Prode Italiano
La vista del tuo sepolcro sgomenti il nemico
Che rallegrò di sua fuga
Il tuo sguardo morente

Nello stesso volume è riprodotto un estratto del Libro dei morti della parrocchia di Montanara che riporta che il 12 maggio (1848) morì Ferdinando Landucci P.mo frà i Militari di religione cattolica, di anni 65, di condizione Maggiore nel Corpo Militare Toscano. La sua patria e il suo domicilio sono così indicati Firenze stazionato in Montanara. Non sono riportati i nomi dei genitori. Morì li 12 di Maggio 1848 ore 3 di notte. Fu tumulato li 13 detto nello cessato Cimit.° di Grazie; il motivo della morte per riportata ferita in Guerra.


- VILLA MARIO: Frammenti di quotidianità a Curtatone (aprile – luglio 184)

Il 2° battaglione del 10° di linea napoletano, lasciate 2 compagnie di fucilieri aggregate al 1° battaglione, si unisce ai civici fiorentini del Fortini e, con una ventina di cacciatori a cavallo e 2 cannoni, si avvia a Castellucchio alle 7 del mattino. Poco più tardi un battaglione del 2° reggimento toscano prende la strada per Rivalta; le restanti truppe lo seguiranno tra qualche ora.
Il battaglione che si dirige a Rivalta è comandato dal maggiore Ferdinando Landucci. È nato a Pescia il 4 dicembre 1791 da Antonio Giuliano e dalla fiorentina Margherita Uguccioni. Inizia la sua carriera militare il 10 marzo 1810 come volontario nei veliti della Guardia napoleonica; è furiere nel 113° reggimento di fanteria il 24 giugno 1812 e prende parte alle campagne del 1813 e 1814 con tale reparto. Durante il 1813 diventa sergente il 4 febbraio, sergente maggiore il 1° marzo e sottotenente il 26 giugno.
Finita l’epopea napoleonica entra a far parte delle truppe toscane ed il 7 giugno 1816 è 1° tenente a Portoferraio, benché il brevetto sia datato 25 luglio. Appartiene alla 4ª compagnia del 1° reggimento ed il 22 maggio 1831 viene promosso capitano. Il grado di maggiore giunge i 5 febbraio 1847.
Landucci avanza fino alla Grazie senza incontrare austriaci, ma a Curtatone ne trova una compagnia intenta a distruggere le opere di difesa toscane ed a convincere gli abitanti di fare altrettanto.
Landucci non esita ad assalire l’avversario, ma istintivamente, e seguito da pochi uomini.
Perso il comandante, i suoi uomini hanno un attimo di smarrimento e gli austriaci ne approfittano per ritirarsi, facendo fuoco. Tra i pochi che tentano una reazione ci sono il sottotenente Frosoli ed il sergente Arrigoni, che guida una dozzina di commilitoni.
Oltre al maggiore Landucci, nel 2° battaglione del 2° reggimento restano feriti 2 soldati della 1ª compagnia.

Intanto i feriti vengono medicati ed i medici diagnosticarono:
maggiore Landucci (vedi 1° paragrafo)

…Anche per questo piccolissimo fatto d’armi viene scritta una relazione inviata al governo toscano:
“Quartier Generale alle Grazie, li 10 maggio 1848
Questo combattimento ha causato quattro gravi ferite. Il maggiore Landucci, colpito da una palla di fucile al basso ventre, fu reputata la ferita dai Professori Zannetti e Pelizzari assai pericolosa. Questa sera ha ricevuto rassegnatissimamente il Santo Viatico, facendo tenue prezzo della sua vita… “

D’Arco Ferrari

L’11 maggio giunge al quartier generale delle Grazie il ministro della guerra toscano, Neri Corsini, marchese di Laiatico. La situazione che trova non è delle migliori e ne trasmette notizia al granduca:
“Altezza Imperiale e Reale,
La brevità del tempo non mi permette per oggi di dir di più. Mi duole dover chiudere la presente annunziando a V. A. aver trovato qui il maggiore Landucci gravemente ferito da una palla che, traversandoli il basso ventre, gli ha offeso un rene…”
Venerdì 12 maggio 1848 è anche il giorno in cui muore Ferdinando Landucci, assistito dal figlio, sergente nel 2° REGGIMENTO DI FANTERIA.
Il parroco delle Grazie non vuole celebrare la sepoltura del maggiore; a questo provvede il cappellano dei civili Lucchesi, Giambattisti.


- PAOLO BERTELLI in: Risorgimento Mantovano (Mantova 2006)

Lettera di Enrico Mayer al fratello Edoardo, Montanara 13 maggio 1848. Accanto al testo in francese compare la trascrizione dell’epigrafe, peraltro già nota (anche se con diverse lezioni): «Qui di fronte alle mura di Mantova | il XII maggio MDCCCXLVIII | i militi della santa crociata | concorsa ne’ piani lombardi | a propugnare la italica indipendenza | deponevano la salma | del maggiore toscano Ferdinando Landucci | trafitto da colpo mortale | mentre con pochi guerrieri che presidiavano Le Grazie | respingeva e incalzava l’austriaco assalitore | più potente di numero, più misero di virtù | – | o prode italiano | la vista del tuo sepolcro sgomenti il nemico | che rallegrò di sua fuga | il tuo sguardo morente». Circa la sepoltura dell’eroe toscano occorre sottolineare che Pietro Pellegretti nella sua Storia del celebre santuario ed immagine miracolosa detta La Madonna delle Grazie coll’illustrazione dei principali Monumenti ivi esistenti, Mantova, Tipografia Benvenuti, 1859, trattando della lapide di frate Lorenzo Pellegretti (al secolo Bernardino, cugino dell’autore), posta sotto il portico antistante alla facciata, rammenta (p. 98): «(...) dopo le funebri e solenni esequie, venne in attestato di ossequio e venerazione sepolto nel camerino attiguo al Cimitero del Santuario». La notizia appare di particolare interesse in quanto alla nota 1 nella pagina successiva si legge: «In questo sepolcro venne deposto il Maggiore Landucci, toscano, caduto nella battaglia di Curtatone nell’anno 1848». A questo punto si impongono due riflessioni: per “camerino” si intende una camera sepolcrale posta al di sotto del piano di calpestio del porticato (che in effetti risulta ricco di tali tombe) o, piuttosto, il riferimento è alla stanzetta alle spalle della lapide, ricavata in controfacciata e che si sviluppa al di sotto del vano che conduce alla cantoria e all’organo? Un sopralluogo da noi effettuato ci ha consentito di individuare, nel piccolo spazio a crociera, alcune lapidi staccate dalle pareti e qui depositate. Tra queste quella del sepolcro della moglie di Angelo Sarto, nonché la raffinata lastra marmorea coronata da un angelo in marmo bianco che, fino ai restauri degli anni Trenta del Novecento, era collocata nella specchiatura dell’altare maggiore dove poi fu posta l’icona della Mater Gratiae (per questo ringraziamo di cuore mons. Antonio Tassi, rettore del Santuario, e il cortese personale di servizio). Nel camerino sembra esserci anche una sorta di giaciglio ricavato nella parete, che, in effetti, potrebbe essere stato utilizzato come sepoltura. Essendo però il vano ingombro di vario materiale, è stato impossibile osservare buona parte del pavimento e la parte inferiore delle pareti. Un altro ragionamento sembra d’obbligo: l’epigrafe rammentata da Mayer è inclusa nella sua lettera del 13 maggio 1848, stilata pertanto a poche ore dalla scomparsa dell’ufficiale toscano, che rimase gravemente ferito soltanto tre giorni prima. Ora, a nostro giudizio, potrebbe essere poco probabile che in un arco di tempo così ristretto e, ancor più, in tali drammatiche circostanze belliche, vi fosse stato il tempo di incidere una memoria marmorea. Potrebbe forse essere maggiormente plausibile l’ipotesi di un elogio funebre recitato verbalmente e, forse, scritto su una carta o su una tavola posta sulla sepoltura. Un supporto così facilmente deperibile, unito dal ritorno dell’amministrazione austriaca, certamente fu in breve tempo cancellato, disperso, distrutto. Tant’è che a distanza di qualche decennio, dopo l’annessione del Mantovano e del Veneto all’Italia, venne realizzata una nuova lapide affissa, però, non in corrispondenza del sepolcro Pellegretti ma di quello Cavriani, ossia sempre nello stesso braccio di portico ma più a destra, oltre l’accesso al Chiostro della Porta, ovvero due campate più a est, verso la testata. Il tenore della lapide era il seguente: «A FERDINANDO | LANDUCCI | MARTIRE DELLA PATRIA | IL CIRCOLO OPERAIO | DI CURTATONE | 22 MAGGIO 1883 | POSE». La memoria lapidea è rammentata in C. PREMAZZI, Il Santuario di S. Maria delle Grazie presso Mantova, Mantova, A.L.C.E., 1954, pp. 70, 82 n. 12. Nella nota si accenna al fatto che «La lapide ricorda il luogo della sepoltura, dalla quale venne esumato». Tra l’altro l’epigrafe sembra fosse collocata sulla parete, in corrispondenza dell’altra, a pavimento, della sepoltura Cavriani. Occorre però rammentare che Premazzi è usualmente diligente nel descrivere il Santuario, anche se non immune da imprecisioni (compresa la disposizione delle lapidi); peraltro molte memorie marmoree risultano scomparse ai nostri giorni (anche la presente che stiamo descrivendo). Mons. Tassi ricorda, tra l’altro, che durante la sistemazione del porticato negli anni Cinquanta-Sessanta la pavimentazione originale venne ricoperta da una gettata di cemento e dal nuovo impiantito a mattoni disposti a coltello, perdendo, pertanto, molte lapidi a pavimento e gli accessi ai sepolcri (si noti, infatti, il consistente rialzo tra la parte centrale del portico e il piano di calpestio delle ali laterali). Null’altro, purtroppo, ci è dato da sapere intorno all’attuale collocazione della salma di Landucci (ringraziamo lo storico Cesare Spezia che ci conferma la mancanza d’informazioni), né è chiaro come secondo questa fonte, più recente, il cadavere del toscano fosse posto nel sepolcro Cavriani, mentre per parola del Pellegretti (che scrisse nel 1859, a poco più di un decennio da quei drammatici fatti di sangue) fosse tumulato nel sepolcro di suo cugino, frate Lorenzo.

La città di Mantova ha intitolato al maggiore Landucci la grande caserma, una volta convento dell’Ordine domenicano. Essa venne demolita nel 1924 assieme alla chiesa dedicata al santo.
Durante la 1ª guerra mondiale la Caserma ospitò la gloriosa Brigata Mantova che si distinse in vari combattimenti. Già pochi giorni dopo l’entrata in guerra, da essa partirono i fanti del 114o Reggimento che conquistarono Ala. Fu una delle prime vittorie ottenute dall’esercito italiano.
Sempre a Landucci è intitolata una galleria nel centro della città.


La lapide che ricorda il luogo dove sorgeva la Caserma Landucci.
Essa è posta sulla facciata del palazzo costruito al suo posto.

Lapide posta nelle vicinanze del monumento di Curtatone

Sergio Leali
03-04-2021