IL POSTALISTA

8 marzo 2021

La forza delle Donne

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Studio Grafico ERRE GI 

L'8 marzo è anche per loro: LE SUFFRAGISTE

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Maria Grazia Dosio
L'8 marzo è anche per loro: LE SUFFRAGISTE

Hanno combattuto per rivendicare pari diritti per le cittadine, e per migliorare la società tutta.
Oggi 8 marzo, Giornata internazionale della donna, ricordiamo anche loro, che hanno lottato mettendo spesso a rischio la propria vita: sono le suffragiste.

I primi movimenti femminili per l’uguaglianza delle donne nella società occidentale si svilupparono durante la rivoluzione francese, sul finire del XVIII secolo. Considerate alla stregua di “cittadini passivi”, durante la rivoluzione le donne francesi ebbero una presa di coscienza e iniziò a diffondersi un desiderio di rivendicazione del diritto alla cittadinanza attiva e alla parità di genere. Nel 1789 venne presentata all’Assemblea Rivoluzionaria una prima richiesta di riconoscimento dei diritti fondamentali delle donne nella società. L'attivista Olympe de Gouges pubblicò il suo testo “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina” scrivendo di uguaglianza politica e sociale tra uomo e donna, e fu ghigliottinata il 3 novembre 1793 per le sue idee sovversive, per essersi “dimenticata le virtù che convengono al suo sesso”. La Francia ha voluto citarla su un francobollo emesso nel 2020.

 

Sulla scia dei movimenti francesi, nel XIX secolo nel Regno Unito si formarono i primi circoli locali di matrice femminista. Con la legge comunale Corporations Act del 1835 venne concesso alle donne il diritto di voto seppur limitato alle elezioni locali. Il movimento delle suffragiste attivo a livello nazionale si avviò nel Regno Unito nel 1869, rivendicando apertamente il suffragio femminile e la parità politica, giuridica e sociale. Le attiviste britanniche vennero presto soprannominate dalla stampa “suffragette” con accezione dispregiativa (Daily Mail, 1906), ma il termine perse in seguito la connotazione negativa e venne abbracciato universalmente per definire il movimento delle militanti femministe.

Le donne manifestavano pubblicamente, rivendicando la propria emancipazione e tutti quei diritti che la società non riconosceva loro. Gli scontri con la polizia divennero sempre più duri, e gli arresti frequenti. Il movimento iniziò lo sciopero della fame e la polizia carceraria praticò l’alimentazione violenta e forzata alle militanti arrestate. Il movimento si autosospese durante la prima guerra mondiale, quando la maggior parte degli uomini erano partiti per il fronte e le donne ebbero la necessità di convogliare le proprie energie sulla sopravvivenza quotidiana.

Nel 1918, con un moto di piccola consapevolezza, il parlamento del Regno Unito con la legge Representation of the People Act approvò il diritto di voto femminile seppur limitato alle mogli dei capifamiglia con età superiore ai 30 anni. In seguito, con la legge del 1928 il suffragio fu esteso a tutte le donne del Regno con età superiore ai 21 anni.

Celebrando il centenario dell’approvazione della legge, nel 2018 il Regno Unito ha emesso una serie di francobolli raffiguranti una panoramica delle azioni delle donne che si sono instancabilmente battute.


Il movimento si era sviluppato in forme simili anche in altre nazioni del mondo.
La Nuova Zelanda aveva già riconosciuto il suffragio esteso alle donne nel 1893, seguita dalla Finlandia nel 1906 e dalla Norvegia nel 1907. Le donne tedesche ottennero il diritto di voto nel 1919, mentre la Francia, nonostante i trascorsi legati alla rivoluzione francese, concesse il diritto solo nel 1944. Questi eventi sono stati commemorati sulle vignette dei francobolli emessi dai vari paesi (Nuova Zelanda emissione 2018, Finlandia 1996, Germania e Francia 2019).

 

Oltreoceano, nel XIX secolo alcuni singoli Stati della federazione nordamericana concessero il suffragio femminile limitatamente ad alcuni tipi di elezioni, come quelle comunali. Il primo Stato a riconoscerlo parzialmente fu il Wyoming nel 1869, e nello stesso anno in vari Stati si verificarono movimenti analoghi a quelli britannici. Tra le leader del movimento statunitense vi furono Lucy Burns e Alice Paul, quest’ultima ricordata su un francobollo emesso dagli USA nel 1995, che con altre donne condussero una campagna fino al pieno riconoscimento del diritto di voto nel 1920 con l'approvazione del diciannovesimo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d'America, che vieta agli Stati e al governo federale di negare il diritto di voto ai cittadini statunitensi sulla base del sesso. Quest’ultimo evento è stato celebrato sulle vignette di due francobolli emessi rispettivamente nel 1970 e nel 2020.

 












Il 28 dicembre 1899 nel nostro Paese una decina di donne, tra cui Ersilia Bronzini, Ada Negri e Carolina Ponzio, sfidarono gli schemi patriarcali fondando a Milano l’Unione Femminile, la prima associazione italiana a rivendicare i diritti di voto e di parità salariale per le donne, che nel 1905 si trasformò nell’Unione Femminile Nazionale con l'apertura di sezioni in tutta Italia. Il regime fascista nel 1938 ne impose lo scioglimento, ma le donne continuarono a condurre nell’ombra le proprie battaglie.

Nella storia d'Italia, le prime elezioni politiche alle quali le donne furono ammesse a votare furono quelle indette in occasione del referendum istituzionale del 2 giugno 1946, quando la popolazione fu chiamata ad esprimere la propria scelta tra monarchia e repubblica, un riconoscimento al quale le italiane aspiravano da tempi immemorabili, mentre dal marzo dello stesso anno erano state ammesse alle prime elezioni amministrative. L’Italia ha celebrato il 70° anniversario dell’estensione del diritto di voto alle donne con l’emissione di un francobollo nel 2016.


La parità di genere è oggi il quinto punto dell’Agenda 2030 dell’ONU per lo Sviluppo Sostenibile, un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel 2015 dai 193 paesi membri dell’Organizzazione. Parità che deve includere tanto la sfera privata quanto quella pubblica, giuridica e politica di tutti i membri della società nella sua complessità al di sopra di qualsiasi identificazione di genere, ed è vista come un obiettivo essenziale da soddisfare per garantire un futuro equo e prospero all’umanità. Obiettivo che non sarebbe stato considerato oggi dalle istituzioni se non ci fossero state anche le battaglie aspramente combattute in passato dalle donne suffragiste.

All’Agenda 2030 dell’ONU per lo Sviluppo Sostenibile è stata dedicata una serie di francobolli in blocco foglietto emessa dall’APNU nel 2016: sul quinto francobollo campeggia il target “Gender equality”.

Maria Grazia Dosio
16-02-2021