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Nuovi "nodi d’amore", ma non di amore per la filatelia | ||||||||||
Lorenzo Oliveri | ||||||||||
Nel momento in cui nel Regno di Sardegna si decise di introdurre l'uso dei "bolli franchi" (francobolli) ci si pose il problema del loro annullamento affinché non potessero essere riutilizzati. Per motivi di sicurezza, l'amministrazione postale sarda stabilì per la prima emissione di francobolli una doppia bollatura: sul francobollo un timbro annullatore costituito dal "nodo di Savoia" o "nodo d'amore", simbolo della dinastia sabauda (mutuando il sistema dagli Inglesi, che sui primi francobolli della regina Vittoria avevano usato un timbro con la "croce di Malta"), e sul fronte della lettera il bollo circolare a data col nome dell'ufficio, il giorno, il mese e l'anno di partenza.
Dopo una prima fornitura di tali bolli agli uffici più importanti, a partire dal maggio 1851 venne, pertanto, distribuito un nuovo annullatore di dimensioni simili a quelle del francobollo da obliterare, formato da una serie di piccoli rombi.
Ora, lotti recentemente apparsi in aste, soprattutto on-line, rimettono tutto in discussione: i nodi d'amore non sono più "legati" ai tradizionali 14 uffici, ma spuntano "come funghi" in altri luoghi (e vanno, giustamente, a ruba!). Ecco di seguito quattro pezzi messi in asta recentemente, preceduti da francobolli sfusi o su frammento dove già appare il nodo di... nuova, bizzarra tipologia.
Dovranno davvero "sbizzarrirsi" i nostri lettori appassionati di storia postale per fornire una spiegazione plausibile e scrivere un nuovo capitolo della storia postale del Regno di Sardegna per le quattro buste che seguono (apparentemente tutte in porto a carico del destinatario, come da segno di tassa) affrancate con i tre valori della prima serie: se non offrirà particolari difficoltà descrivere le missive partite da MORRA e LA ROCHETTE, bisognerà studiare bene le tariffe per quella da PAESANA e consultare le convenzioni postali tra Sardegna e Lombardo-Veneto per giustificare l'uso del nodo d'amore presso l'ufficio postale di Milano. Lorenzo Oliveri
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