CHI E’
Gianni V. Settimo è nato in Alba (Cn) il 15 giugno del 1929. (intervista di Roby Monticini)
La famiglia, si trasferì a Torino, in un alloggio sito in corso Re Umberto 10, nei pressi del signor Ottorino Macinai, un “venditore” di francobolli con chiosco sotto i portici di corso Vittorio Emanuele II, numero civico 73, di fronte alla sede dell’O.N.D. (Opera Nazionale Dopolavoro).
Il ragazzo è affascinato da quei rettangoli di carta colorata e subito desidera raccoglierne il più possibile. La sorella di sua madre, giornalaia con edicola in corso Oporto (ora Matteotti), lo aiuta segnalando alle portinaie delle case adiacenti la passione del giovane parente.
A quei tempi, da parte delle custodi degli stabili, si usava raccogliere la carta contenuta nei cestini degli uffici per accendere le caldaie dei termosifoni. La zia pregò quindi le gentili signore di permettere una cernita, da parte del nipote, prima che le buste fossero destinate alle fiamme.
La richiesta fu accettata dalle cortesi “madamin” e il giovane ebbe modo di rovistare nei mucchi di buste, bianche e rosse, e procurarsi una notevole quantità di doppioni.
Questi erano poi consegnati al signor Macinai (il “venditore” sopra citato) che li scambiava con altri francobolli.
L’editore Giulio Einaudi, cliente della zia, seppe del suo interesse e gli regalò diversi francobolli di Francia e di Germania.
Contrariamente agli altri acquisiti, grazie alla collaborazione delle portinaie, questi valori sono ancora nella sua collezione.
SETTIMO SI CONFESSA
Più tardi, dallo stesso commerciante, ottenni - in cambio dei valori reperiti durante le “razzolate” in cantina - il primo “sognato“ catalogo: Yvert 1939. Continuai a frequentarlo anche dopo la guerra (sempre in un chiosco) al numero 13 di via Nizza, un po’ prima del cinema Porta Nuova e di via Berthollet.
Negli anni prebellici conobbi una signora che aveva il suo “negozio” (tempo permettendo) su di un tavolino a tre gambe alto circa 130 cm.
Sul piano del suo banco (che era di robusta tela, teneva un gran librone, composto da fogli di differenti colori, recuperati non si sa dove, su cui “appiccicava” (con delle linguelle di fortuna) , ogni tipo di francobollo, nuovo oppure usato e, fatto molto gradito ai ragazzi come me , faceva scambi ed accettava tutto.
La signora Genia (era il suo nome), ogni sabato, svolgeva la sua attività all’aperto, tra le vie Lanino e Cottolengo, nel romantico e molto pittoresco, “Balon”.
Portava a tracolla una spaziosa borsa di pelle (che la faceva sembrare un canguro) ove poneva, alla rinfusa, quello che gli cedevi.
Se accettavi l’offerta che ti faceva potevi fare il baratto: “Bei tempi…onesti tempi”.
Dopo di lei apparve un’altra “Dama” : La Tordella soprannome dato a madame Chatel. Una “vera signora di origine polacca”, con grande cultura filatelica e madre del compianto ed omonimo professore che fu, per molti anni, presidente del Circolo Filatelico Torinese.
Nel 1936 un conoscente della mia famiglia, il dottor Arturo Allomello di Carmagnola, fratello di Giorgio L., insigne collezionista filatelista, (dirigente del Circolo Filatelico Italiano di Torino) mi regalò un albo (il primo) contenente un “meraviglioso” dono: con i valori d’Azerbaijan (Yvert 17/28).
Dopo gli anni 1939: frequentando le scuole elementari conobbi Renzo Rossotti (che diverrà noto giornalista in campo filatelico) e con lui iniziai, oltre agli scambi, una duratura amicizia.
Cominciai a visitare le sorelle Savio (cartoleria in corso re Umberto,33), Enrico Conti, in via San Quintino,10, una cartoleria/giornali di via Cavour 1 e la signora Gavazza di via Lagrange,7 che vendeva pure calze da donna. La stessa che, dopo il 1945, estese la sua attività anche ai dischi musicali ed alla rappresentanza della francese casa editrice filatelica Ceres).
I famosi fratelli Borri, di via XX Settembre (abili nel rifare le dentellature). Carlo Golgi, (corso Vittorio Emanuele, 57), socio dell’itinerante Emilio Valleri, (che era il contatto [?] con le tipografie di Brescia e di Verona) e dei fratelli Sanguinetti della Borsa filatelica di Milano, Luigi Barni, (cor. Vitt. Emanuele, 55).
Frequentai pure: Giuseppe Bertolini, (via Nizza,1), Michele Bocchino, (via Pinelli, 45), De Santis, (via XX settembre, 4c), Giuseppe Talpone, (via Carlo Alberto, 40), Grifo, piazza Paleocapa,1), Marco Levy, (via Arcivescovado,1), Vladimiro Toselli, (via Cernaia).
Non posso dimenticare il mio carissimo gran maestro Guido Perino, p.za Carlo Felice, 85c), Cesare Rattone, (v.Fabro ,5), Pier Filippo Rho, (corso Vittorio Emanuele, 47) , e pure Gori (piazza Carlo Felice, 45), Aldo Sossi, detto il ragioniere, via Madama Cristina, 37) Paolo Montefameglio, via Lagrange,7).
Un certo signor Sagavikian, piazza Paleocapa 3/c, (che fu costretto a trasferirsi durante la guerra), e Giovanni Ferrari, (che subentrò nel suo negozio), Mattia Gambino (di piazza Castello, 14), Mario Castino (via Arsenale 10b), ricordo pure
Giuseppe Dallorto, Sisto Poli Meneghin (all’inizio della sua attività in via delle Rosine 1), Annibale Biancardi, (corso Vitt. Emanuele, 63), Giuseppe Gaggero, via XX settembre 4 c), Luigi Vigilanti De Vita, Adriano Toro (e particolarmente suo fratello) l’indimenticabile caro amico Giacinto, che aveva la sua attività al numero 63, di corso Vitt. Emanuele II, proprio accanto al 67, che un tempo, fu, anche, sede del mitico Circolo Filatelico Italiano di Torino (C.F.I.T.).
I 200 soci di questo sodalizio (fondato nel 1915, in piazza Castello n.18) inventarono, nel 1917, il primo francobollo di posta aerea ideando e organizzando il “primo sperimentale volo di Posta aerea “ a livello internazionale, durante la prima guerra mondiale!
Si veda, in proposito, nel nostro periodico, "La vera storia del Torino-Roma".
Rammento anche Angelo Panelli, noto “fabbricante” d’antichi stati, (non solo) che aveva un indirizzo: “Casella Postale N.1 - S.REMO (Italia)”.
In quella città risultava, titolare d’una avviata attività: coltivava pomodori e fabbricava pure una ottima conserva.
Egli, in realtà, visse sempre a Torino (in via Madama Cristina), per essere vicino alla segreta tipografia in Cavoretto.
Molti suoi “testoni di Sicilia” ed i numeri 1, 2 e 3 del Canada, sfavillano in diverse collezioni ostentando firme (autentiche?) di noti periti.
La sua scomparsa avvenne, se ben ricordo, nel 1969.
Praticando l’ambiente filatelico conobbi i dirigenti della S.I.S.A. (Società Italiana Servizi Aerei) ed il dottor G.B. che mi diede ottimi ed amichevoli consigli. Nel doloroso periodo dell’occupazione nazista era conosciuto come il comandante Aldo Laghi.
Durante quei tragici momenti ebbi con lui, purtroppo, sporadici contatti ma al termine del conflitto continuò ad onorarmi benevolmente della sua amicizia sino al momento della sua triste dipartita.
Dopo il 25 aprile 1945 frequentai un gruppo di filatelisti (uomini molto noti, a quei tempi), tutti ex appartenenti alle formazioni GL del Partito d’Azione.
Questi ed altri periti filatelici, come Emilio Filiberto Sacerdote, Michele Bocchino e Cesare Corrado Rattone (figlio del senatore Giorgio) si riunivano, di domenica mattina assieme al dottor Aurel Balamaci, nel parco della villa Siccardi, (sede del Partito d’Azione) di corso Vittorio Emanuele II, numero 75, angolo corso Re Umberto I.
In quell'ambiente molto rilassante, lontano dagli orrori delle, cessate, vicende belliche iniziavano a riprendere, tra loro, i discorsi smessi da alcuni anni.
Sui “traballanti” tavolini, in ghisa, con il piano in maiolica, arancio, adagiati sul terreno ghiaioso del giardino, apparivano, come per incanto, sotto gli occhi sgranati di un mingherlino sedicenne, i mitici valori emessi dal Lombardo Veneto, dal Granducato di Toscana e dal Regno delle Due Sicilie.
Tutte quelle persone sempre cortesi, con il giovane che manifestava d’essere interessato ai loro discorsi, dimostrando la loro tolleranza davano "all'apprendista" insegnamenti e risposte sempre molto soddisfacenti.
Quando, il 22 luglio 1945, pensarono di fondare il Circolo Filatelico Italiano Torinese, decisero che l'allievo meritava di unirsi a loro.
Mia madre, riconoscente, confezionò gratuitamente dodici cuscini di sughero ricoperti di stoffa azzurra e le spese per l’acquisto del materiale fu sostenuto dai gentili “insegnanti”.
Tra quelli che ebbero l’onore di sedersi su quei comodi sedili, solamente uno è ancora vivente: il sottoscritto, che da quel giorno ha sempre pagato la quota d’iscrizione al sodalizio.
Ricordo che una mattina (era agosto), mentre eravamo riuniti nel giardino del movimento politico che ci ospitava, capitò il dottor Einaudi accompagnato dalla scrittrice Lalla Romano, all’epoca dirigente del P.d.A.
La indimenticabile Graziella “Lalla” Romano .
Grazie a Lei ed hai suoi amici fu possibile ottenere - gratuitamente - un elegante e spazioso spazio per sviluppare il nostro circolo.
Era una persona di grande intelligenza che voleva di far rivivere la cultura nella distrutta Torino.
Ella pensava che per iniziare una vera ricostruzione non solo industriale e commerciale occorresse far tornare la nostra città ai tempi d’oro cercando di aiutare quelle attività che il passato
ventennio aveva scordato.
Specie “l’odiato” Circolo di Torino “…noto covo di antifascisti”.
Il sodalizio che “inventò” il primo francobollo di posta aerea e ideò il volo Torino-Roma (e viceversa) usando un aereo costruito dalla ditta torinese Ottorino Pomilio e pilotato dal piemontese: Mario de Bernardi. Tutto mentre eravamo in guerra con l’Austria.
Il cortese editore, si rammentava della mia “passione” e m’invitò nel suo ufficio per regalarmi dei francobolli.
Naturalmente ci andai ed ottenni una scatola colma di valori, della Helvetia, tra cui molti esemplari della (mitica) Pace e pure una serie completa : che ho ancora in collezione.
Nel frattempo, arrivò da Roma, un altro collezionista: Aldo Garosci (uno dei fondatori del P.d’A. piemontese assieme a Mario Andreis). Quest'ultimo era, a quell'epoca, uno dei dirigenti del quotidiano GL (Giustizia e Libertà).
Ricordo con affetto filiale il loro amico Guido Perino (ex dipendente Nestlè e collezionista di Simenon, possedeva tutti i “Maigret” in prima edizione originale),era soprannominato, in piemontese Bubino, perché quando viveva in Francia, prima del 1939, fu un assiduo frequentatore del Bobin’O noto cabaret di Parigi e De Angelis (Geo) era un "Grande" collezionista con una vera esperienza enciclopedica e pure William May Turin, l’ultimo presidente del Circolo Filatelico Italiano di Torino (C.F.I.T.).
NOTE
Alcuni amici si erano riuniti, la sera del venerdì 30 luglio 1943 con il citato William (rientrato dall’esilio in Svizzera) per riprendere le redini del Centro Filatelico Italiano di Torino.
Purtroppo il “sogno” non si realizzò e, a causa dei tragici fatti accaduti (8 settembre 1943), il profugo dovette rientrare nell’elvetico rifugio.
Ritornò, definitivamente, in patria nel settembre 1945 e, trovandosi di fronte il nuovo circolo, non volle creare caos.
Si limitò a mantenere un club “privato” riservato ad una limitata elite di soci.
Nel dicembre del 1963 William, che abitava in via Sacchi 22, a tre isolati da casa mia, decise di passarmi la sua carica.
Venni nominato, ho detto nominato (e non eletto) da alcuni comuni amici.
Tra di loro ricordo, a parte Perino (aveva aderito al C.F.T.I ), De Angelis, De Santis,. Flavio Pesce, Gianni Ressia ed il pittore Piero Piccinelli detto Pit e… il sottoscritto ( 6 + 1 ).
Questi eventi - poco conosciuti - causarono, forse, la confusione di date sulla fondazione del succitato Circolo.
Dopo di quella per me importante giornata (vigilia di Natale) cercai di coinvolgere alcuni filatelisti per continuare a far rivivere lo spirito del glorioso Circolo Filatelico Italiano di Torino.
Il sodalizio, sede al numero 15 di via San Secondo, si riuniva ogni lunedì sera nella mia “cantinetta-biblioteca” con le riviste straniere e tutti i cataloghi Scott, Stanley Gibbons, Michel, Yvert, Ceres, Galvez, Facit, CEI, Sassone, Oliva, ecc.
Caratteristica di questo circolo era che non vi erano tasse di associazione e si poteva farne parte solo per invito.
Nel 1966 si trasferì in un’elegante tavernetta di via Massena 15, mantenendo le precedenti abitudini.
Dopo il 1984 le riunioni furono limitate, anche a causa di alcuni decessi, tuttavia nel frattempo vennero accettati nuovi soci, anche se residenti in altre regioni.
La sede era in Moncalieri, ove mi ero stabilito, in uno spazioso studio di cinquanta metri quadri.
Nessuna spesa, perché i locali erano di mia proprietà e lo sono tuttora, anche se ho cambiato (giugno 2005) casa e città.
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Tabella soci del Circolo Filatelico Italiano di Torino
1915 = 5
1916 = 84
1917 = 200
1918 = 320
1919 = 518
1920 = 575
1921 = 508 (crisi ? e/o leggi fasciste?)
(I dati apparsi su una pubblicazione del 1983 sono errati).
Per questo non posso accettare di essere un pagante
ed essere…
e…
pagare per esserlo.
Colleziono, da sempre, numerosi stati dell’Europa occidentale, dalle origini al 1945. Da alcuni anni mi sono dedicato al tema “gatti” ed ho compilato il primo ed unico catalogo-enciclopedico su questa simpatica tematica.
La settima edizione del “CAT a Logo”, di oltre 700 pagine, a fogli mobili, con testo in italiano ed inglese e circa 400 note esplicative, riporterà anche la numerazione dei cataloghi Yvert, Michel, Scott e Stanley Gibbons.
Esso è, attualmente, in continuo aggiornamento a causa delle nuove emissioni.
Con dolore e sconforto comunico il decesso del nostro primo Collaboratore: GIANNI V. SETTIMO avvenuto lo scorso 31 maggio 2017, ricordiamolo attraverso la sua autobiografia e i tanti articoli e rubriche che hanno arricchito la nostra rivista (05-06-2017)
Con Gianni V. Settimo a Milanofil 2014 |
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