Cronache Dentellate

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lascia con un sorriso la Sua Filatelia

di Danilo Bogoni

Gastone Rizzo se n’è andato nel sonno il primo maggio, poche ore dopo la nascita del tanto atteso nipotino.

Aveva 97 anni e per tutti era “il maestro dei francobolli”. Pochi, forse nessuno, aveva operato come lui per la diffusione del francobollo tra i giovani. Generazioni di ragazzini e ragazzine della Bassa Veronese, ed in particolare quelli di Sustinenza, hanno imparato l’alfabeto e a far di conti attraverso appropriati ingrandimenti di francobolli, fatti rigorosamente a mano con matite e pennelli; ricerche ed approfondimenti dei singoli alunni affidate a quaderni Pigna (quelli con la copertina nera e il dorso rosso), ed altri materiali (c’era anche una tombola postale, andata in dono alla nipote, ora mamma), che qualche anno fa decise di affidare in conservazione e utilizzo all’Istituto di Studi Storici Postali "Aldo Cecchi".

La singolare tombola filaterica


Ancora più numerosa è la platea di quanti collezionisti sono diventati in virtù di una iniziativa di marketing che aveva nel francobollo il suo traino. Un matrimonio, questo tra marmellate dai vari sapori e il dentello postale, officiato dall’Althea, l’azienda parmense che deve il suo nome a un fiore da campo: l'"Althea officinalis" (raffigurato su un francobollo della Jugoslavia da 40d del 1960), apprezzato per garanzia di genuinità ed eccellenza: “i due pilastri della filosofia della neonata azienda”. Per invogliare i ragazzini ad acquistare le tavolette di marmellata, l’azienda dei fratelli Bertozzi, appartenenti ad una benestante famiglia parmense decisero, appunto, di inserire nella bustina di ciascuna merendina un francobollo.

 

Il successo fu enorme, anche se qualcuno rischiò l’obesità. Come ricorda Franco Mancuso, già primario di neurologia a Cosenza e docente di Neuroscienze a Pisa, in una intervista pubblicata nel numero di dicembre 2018-febbraio 2019 de “Il Collezionista”. Alla domanda: “Come è scattata la scintilla per i francobolli” ha risposto: ”Per dirla con lo psicanalista James Hillmann e con il filoso Platone, il mio incontro con la filatelia è stato solo una riscoperta del daimon nascosto della felicità. Quando alla circostanza puntuale, è stato merito del Cremifrutto” aggiungendo che “quando non esisteva ancora la Nutella, i ragazzini si accontentavano di quei gustosi quadratini. Sulle confezioni c’era un forellino che lasciava intravedere un francobollo, diverso in ogni singola confezione: La mia prima ‘pescata’ fu un esemplare della Polonia. Continuai a comprare le confezioni di Cremifrutto. Ora, scherzando, potrei dire che rischiai di diventare obeso, perché non riuscivo a rinunciare a quei piccoli pezzetti di carta: per me erano una finestra sul mondo”.

Per fidelizzare i potenziali francobolli in erba contestualmente al varo dell’iniziativa merendine-francobollo fu varato il Club Franco Bollino. Diventato ben presto il “club filatelico più importante del mondo. Devo subito precisare – scriveva il maestro Gastone Rizzo in un libro rimasto inedito – che quest’ultimo traguardo non sarebbe stato raggiungo se non ci fosse stata l’iniziativa e l’intervento della società Althea di Parma, sorta nel 1932”.

 

Vent’anni dopo, nel 1952, i proprietari dell’Althea, Carlo e Amilcare Bertozzi, si recarono a Reggio Emilia, in occasione delle “Manifestazioni celebrative del centenario dei primi francobolli del ducato di Parma e Piacenza” Non perché fossero dei filatelisti, semplicemente perché ”volevano rendersi conto di persona com’era il mondo che ruotava intorno alla collezione dei francobolli” così da poter “valutare meglio la possibilità di usare la filatelia come mezzo pubblicitario per il lancio sul mercato italiano del loro nuovo prodotto” rimanendo “positivamente colpiti dalla mia attività svolta come ‘maestro dei francobolli’, che Gastone Rizzo aveva illustrato nel corso del Congresso tenuto nell’ambito della manifestazione.

Al pari di qualsiasi Club, anche quello di “Franco Bollino” si dotò di un proprio statuto “stampato – è sempre Gastone Rizzo a ricordarlo – su una facciata della ‘tessera’ personale rilasciata al Socio, unitamente al distintivo, illustrato col 40 centesimi di Parma. Sette in tutto gli articoli, il secondo dei quali precisava scopi del Club: “a) promuovere in un’atmosfera di reciproca cordialità iniziative dirette a facilitare i contatti fra tutti i soci, cultori della filatelia; b) dare ai Soci le informazioni più interessanti nel campo della filatelia; c) promuovere per i Soci tutte le iniziative atte a farli beneficiare di agevolazioni speciali su acquisti di francobolli e materiale filatelico”.


A gennaio del 1953, arrivò, come allegato a “Il Collezionista – Italia Filatelica” “La Rivista di Franco Bollino” che, all’inizio del 1954, emigrò armi e bagagli nel mensile “Marco Polo” (organo del Turismo scolastico). Il sodalizio con la testata turistico-scolastica durò due anni per il semplice fatto che ad aprile di quello stesso anno debuttò il bimestrale “Bollettino Franco Bollino” attraverso le cui pagine è “possibile conoscere la vita, il successo e i fatti più salienti relativi” al club.

Il primo numero apriva con “una ‘lettera aperta’ del Presidente del Club, rivolta ai Soci amici, in cui si fa presente la realizzazione di una sua promessa, cioè la pubblicazione del ‘Bollettino’ con lo scopo di soddisfare, per quanto possibile, i desideri e le aspettative dei Soci, includendo in esso notizie filateliche, nuove rubriche, concorsi a premi, risposte ai quesiti degli iscritti al Club ed altro ancora riguardante il mondo dei giovani filatelisti.

Paradossalmente e improvvisamente quando aveva raggiunto la stratosferica vetta di 175.000 Soci – sì, avete letto bene: 175.000 - il Club che, ai propri Soci forniva anche il corredo del filatelista: album, pinzette, linguelle (al momento si usavano!), venne dismesso. Semplicemente, è successo sovente in caso di acquisizioni da parte di multinazionali, la società olandese che aveva fatto propria l’Althea “decise di non avvalersi più dei francobolli da collezione come veicolo pubblicitario per la vendita del Cremifrutto”.

Cessando con la nuova Althea la pubblicità filatelica (strano: aveva reso così bene!) – questa la toccante e al tempo stesso pacata testimonianza di Gastone Rizzo affidata al libro inedito - anch’io, naturalmente, cessai la mia attività di consulente filatelico.
Non fu facile per me il distacco da quest’ambiente e dalle migliaia di soci del club Franco Bollino. Il tutto mi fu sempre presente per lungo tempo, non solo durante il giorno, ma anche la notte, con ricorrenti sogni che mi facevano rivivere felici momenti di un lavoro che, risvegliandomi, capivo che quello, ormai, non c’era più.
E’ più che certo che il Club Franco Bollino ha lasciato un segno nella storia della pubblicità commerciale attraverso la filatelia, ma ancor più lo ho lasciato in tantissimi ragazzi che, pur divenuti grandi, non dimenticarono i francobolli che potevano collezionare mangiando la merendina del Cremifrutto. Da allora ad oggi ho incontrato diverse persone, ormai già mature, che, arrivando a parlare con loro di filatelia (mai dimenticata dentro di me), non mancavano di evocare il ricordo della loro esperienza di gioventù, rivolgendo felici esclamazioni all’indirizzo del Club Franco Bollino e alla grande quantità di Cremifrutto, acquistato e golosamente mangiato pur di avere i suoi francobolli
”.

Danilo Bogoni

 

Con la tessera n. 96299 saluto con riconoscenza il mio Maestro