Sono immagini “scaturite dal cuore” ammette, emozionato, Marcello D’Agata, 70 anni, che da venticinque anni sconta l’ergastolo e che nella Casa di reclusione di Milano Opera si è “scoperto” pittore. Due sue tele sono infatti diventate francobolli Natale del Vaticano per le Poste di Papa Francesco. Francobolli, come ha sottolineato Mauro Olivieri, direttore dell’Ufficio filatelico e numismatico della città del Vaticano, destinati a portare messaggi di gioia, di pace e di fraternità in tutto il mondo.
“Attraverso i miei dipinti – assicura Marcello D’Agata – posso finalmente dare un messaggio positivo alla società civile. Non è molto – soggiunge - che ho iniziato, ma in un veloce crescendo, la pittura mi ha preso per intero” e “quando mi trovo a dipingere è come mi guardassi allo specchio. Nella mia pittura riverso tutte le mie emozioni, per permettere a ciò che ho imprigionato dentro di uscire fuori. Al di là di quelle barriere che da oltre un quarto di secolo chiudono il mio futuro”.
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In tre per un timbro. Mauro Olivieri, l’arcivescovo Mario Delpini e il direttore della Casa di reclusione di Opera timbrano i francobolli Natale usciti il 9 novembre. |
“Abbiamo deciso di affidare a Marcello D’Agata, che è un ergastolano, ma anche un bravo pittore – assicura Mauro Olivieri –, la realizzazione dell’ ‘Annunciazione’ e della ‘Natività’” trasformate in francobolli con valori, rispettivamente, da 1.10 (lettere e cartoline a destinazione interna) e 1.15 euro (per recapiti in Europa e Bacino del Mediterraneo) e tenuti a battesimo nel luogo dove i dipinti sono stati realizzati: la Casa di reclusione di Milano Opera.
Secondo Olivieri si tratta di “un segno di speranza, fiducia e fede nel prossimo e nella sua possibilità di comprendere il male fatto e di recuperare”. Sulla stessa lunghezza d’onda Silvio De Gregorio, direttore della Casa di reclusione di Milano Opera, che ha parlato della speranza di un recupero “reale, effettivo e definitivo” che può concretizzarsi in carcere.
All’evento, probabilmente unico, che mira anche a superare le barriere delle mura, delle porte e della grate carcerarie, così da mettere in relazione chi sta dentro e chi sta fuori, ha presenziato l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini. Il quale si è detto compiaciuto dell’attività del "Laboratorio filatelia, che al pari di tante altre attività (il Laboratorio di scrittura creativa e di Fotografia) che, qui, già conosco. Ho tanti motivi per apprezzare tutto quello che si fa qui in carcere”. L’Arcivescovo non ha mancato di ricordare anche un sua partecipazione alla Via Crucis con le Stazioni preparate da artisti ”della casa di reclusione”. “Forse tutto questo - secondo l’arcivescovo Mario - autorizza a cambiare una certa immaginazione sul carcere che si coltiva, magari per inerzia. Mi sembra – ha precisato – che i francobolli realizzati, e tutto il mondo che ci sta dietro, costituiscano un modo per rendere omaggio anche alla capacità artistica” perché “l’arte non è soltanto in alcuni ambienti: l’arte è là dove c’è l’artista. Quindi anche in carcere c’è l’artista che produce arte ammirevole, così come in uno studio artistico”. Infatti “l’arte supera un po’ lo schema ‘dentro’ e ‘fuori’. Costituisce, di conseguenza, un invito ad un livello di contemplazione della bellezza e della capacità comunicativa che riabilita”.
L’arcivescovo ha poi confessato che anche lui, come tanti, da ragazzo, fece “la raccolta dei francobolli che arrivavano”, meglio “se stranieri” perché risultavano “più interessanti. Ho coltivato il gusto dei francobolli, come una sorta di esplorazione del mondo, perché magari su un francobollo c’era un’opera d’arte tipica del paese di provenienza, oppure c’era un personaggio famoso in quel paese, oppure la bandiera del paese di provenienza e, quindi, ci si costruiva una specie di geografia legata proprio a fatto di poter vedere quell’animale tipico di un paese africano o, che so, un’opera d’arte del Nord Europa. Per noi, che non avevano Internet e che si vedeva poco la televisione, una piccola raccolta di francobolli era come un piccolo mondo che entrava in casa”. “Mi sembra – questa la conclusione di monsignor Mario Delpini – che i francobolli contribuiscano a diffondere un messaggio di rispetto, di dignità, di custodia di tutto ciò che è buono e di capacità di comunicare” capace di rendere “più bello il mondo e, spero, anche più bella la vita dei detenuti proprio per quella elevazione spirituale che la cultura, l’arte, la relazione con le persone può aiutare a compiere”.
Prima di lasciare il carcere Sigismondo Strisciuglio e Antonio Pulli hanno donato all’Arcivescovo un quadro- mosaico, raffigurante una dolce Madonna col Bambino, realizzato con centinaia e centinaia di ritagli di francobolli, incollati sul supporto con certosina pazienza.
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Sigismondo Strisciuglio e Antonio Pulli donano all’arcivescovo la Madonna col Bambino realizzata con minuscoli pezzettini di francobollo. |
A sua volta Corrado Favara ha donato a monsignor Delpini, che ha apprezzato queste “opere d’arte, queste composizioni” e il Bambino Gesù in una culla abbellita con porzioni di francobolli vaticani. Vaticano che all’interno della Galleria 2 della Casa di reclusione ha aperto un ufficio postale presso il quale i due francobolli Natale di Marcello D’Agata potevano essere bollati con il particolare annullo con la scritta “Casa di reclusione Opera” e raffigurante San Giuseppe Cafasso, patrono delle carceri. Nello stesso spazio era allestita una mostra dei francobolli Natale del Vaticano, i primi dei quali risalgono al 1959, curata con grande perizia da Vito Baglio e inframezzata da composizioni in tema fatte con i francobolli. Dei veri e propri piccoli capolavori, come la Natività del Codice Urbinate latino 239 (1477 – 1478) conservato nella Biblioteca vaticana e proposta attraverso i Buon Natale sampietrini del 2015. Di autore anonimo, l’emissione, dicono all’Ufficio filatelico e numismatico vaticano, costituisce “un omaggio all’ opera silenziosa di tanti miniatori che anche con il loro lavoro hanno contribuito a trasmettere la cultura ed il messaggio evangelico nei secoli”.
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L’arcivescovo Deplini assieme, da sinistra, a Muro Olivieri e Silvio De Gregori accanto ai due quadri di Marcello D’Agata (Foto Chiesa di Milano) |
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