L'elenco seguente è un tentativo di creare l'elenco più completo dei campi di prigionia britannici nell'Africa Orientale durante la seconda guerra mondiale, a partire dal Kenia.
In questa cartina troviamo infatti le varie località a noi conosciute:
In questa tabella ecco invece l’elenco più o meno aggiornato sulle dislocazioni e numero dei campi:
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Fonte: Italian Prisoners of war and Internees in AFRICA di Giorgio Migliavacca, 2014 |
I primi mesi del 1941 videro le autorità britanniche stabilire quale modello seguire per ospitare i prigionieri di guerra sui territori del loro impero coloniale.
Si ritenne urgente, per ragioni strategiche, evacuare quanto prima i prigionieri dall'Abissinia.
Parte dell’immenso numero di Italiani catturato nell'Africa orientale italiana fu fatto confluire via ferrovia e via mare nei campi in Kenya. Tuttavia, il trasferimento dei prigionieri in Kenya fu tutt'altro che facile. Problemi logistici combinati con i ritardi dovuti alla scarsità di spedizioni e la riorganizzazione delle truppe nel Nord Africa, impedirono alle autorità militari britanniche di inviare un gran numero in Kenya dopo il completamento nell'aprile 1941 della prima fase delle operazioni nell'Africa orientale italiana.
Il cibo scarso, e una generale condizione al limite della sopravvivenza, hanno reso in molti casi, il periodo della prigionia, infernale.
Risulta che le loro razioni settimanali dovevano consistere in 42 once (1,2 kg) di manzo, 8 once (0,22 kg) di pancetta, 5½ libbre (2,3 kg) di pane, 10½ once (4,53 kg) di margarina, oltre a verdure, formaggio, torta, marmellata e tè, in realtà questi quantitativi sono rimasti solo nella carta.
Anche in questi territori, dopo l’8 settembre, si è rese necessario “dividere” i fedeli al Re, da quelli al fascismo.
Il campo ritenuto punitivo fu quello di GilGil (GylGyl).
Da alcune testimonianze, i nostri soldati oltre che gli inglesi e la fame, nei campi in Kenia, hanno dovuto combattere anche contro un altro nemico: la noia.
Gustavo Cavallini
05-03-2023 |