Bene gli Stati generali convocati dal Mise, bene (quasi tutti) i 18 punti di Cilio, bene il “dodecalogo” di Deambrosi (tranne il punto 8), bene le tante proposte uscite dai diversi interventi. (vedi L’Arte del Francobollo n.59, giugno 2016) Tutto questo però non basta! Occorre raccogliere e selezionare, scegliere e cercare di andare sul concreto. Quindi, senza tirarla in lungo, propongo quella che ritengo possa essere la soluzione che può permettere di risolvere diversi problemi.
La “pillola magica”, la “medicina miracolosa” consisterebbe semplicemente nell’emissione annuale di un francobollo dedicato alla Filatelia. Un’idea vecchia come un cucco, adottata da tempo in diversi altri Paesi, a costi quasi zero e con benefici per tutti. Ma questa è la scoperta dell’acqua calda! Mi pare di sentire. Sì! E mi meraviglio che una cosa così semplice non sia finora uscita. Forse è troppo semplice. Forse non si sa come attuarla. Aggiungo ed integro perciò con qualche indicazione.
Il (un!) francobollo potrebbe essere un forever (e più avanti vorrei spiegare come dovrebbero essere questi “sempre-validi” perché siano comprensibili anche a noi comuni utenti del servizio postale), che serva per affrancare la lettera semplice o la cartolina (e, sempre più avanti, vorrei anche intervenire sul guazzabuglio delle tariffe, ora poco note e poco gestibili dagli stessi addetti postali).
La tiratura di questo francobollo dovrebbe essere soltanto di 150/160 mila esemplari, in modo da raccogliere annualmente una somma sufficiente ed al tempo stesso renderli “appetibili” e destinati ad essere assorbiti totalmente. Acquistati da chi? Innanzitutto dagli stessi collezionisti, dai “professionisti filatelici”, da tutti coloro che vorranno sostenere la Filatelia, anche da titolari e responsabili di ditte che potrebbero farli usare al posto delle loro “affrancature rosse” o lugubri etichette nere, rendendo così più gradevoli le loro (ora poche, ma ci sono) corrispondenze.
Come dovranno essere questi francobolli?
Normali, tradizionali, coi dentelli, meglio non autoadesivi, in fogli normali, senza fronzoli o troppe fantasie. Cosa potrebbero raffigurare? A parte una scritta del tipo: ”pro filatelia” e anno, lascerei libera la scelta che potrebbe andare da oggetti o cose riguardanti la posta, il collezionismo, collezionisti famosi….c’è chi ha più fantasia di me.
Quindi, alla fine, i collezionisti si autofinanzierebbero.
E cosa se ne farebbero di questa bella torta di circa 150.000 euro annui? A chi dovrebbero andare tutti questi soldi?
Qui la cosa diventa complicata e difficile. Certamente non si riuscirà mai ad accontentare tutti.
Non mi voglio però sottrarre ed azzardo qualche possibile destinazione, certamente dimenticandone parecchie. Innanzitutto organizzazioni nazionali (che abbiano però anche “respiro internazionale”) come, ad esempio l’Istituto di studi storici postali Aldo Cecchi di Prato, l’Accademia italiana di filatelia e storia postale, il Museo dei Tasso di Camerata Cornello ed altri.
Poi la Federazione fra le società filateliche italiane perché (se ne sarà in grado) li ripartisca tra le varie associate. Ed anche qui mi permetto di dare qualche suggerimento. Ora sono le varie società che, in base al numero dei loro soci, finanziano la Federazione. Dopo sarà la Federazione a finanziare le varie società. Ma non lo dovrà fare a pioggia, secondo il numero degli iscritti, ma secondo le loro attività. Non dovrà perciò coprire le spese di gestione, ma dovrà “operare a progetto” e quindi finanziare le varie iniziative e farlo “per stati di avanzamento lavori” con controllo di quanto e soprattutto di come è stata portata avanti l’iniziativa. Dovrà guardare pertanto al tipo di progetto che dovrà essere indirizzato a diffondere e propagandare la filatelia e la storia postale all’esterno e non essere unicamente a beneficio dei soci. Oltre la qualità si dovrà tener conto dell’efficacia di quanto realizzato. Aggiungo che nelle iniziative di tutti, Istituto, Accademia, Musei, Federazione, società, rientrerebbe anche la pubblicazione di libri, studi, realizzazione di siti, organizzazione di convegni, manifestazioni pubbliche...
Tutto questo costerà alle “Poste” solo le spese per la preparazione e stampa del francobollo e quelle dei servizi da prestare nel caso del suo utilizzo. Quindi, azzardo, solo qualche decina di migliaia di euro, ampiamente compensati già da quanto i collezionisti annualmente, in cifre cento volte maggiori, spendono agli sportelli postali e che continuerebbero così a spendere e magari incrementare, grazie anche alle iniziative che si saranno potute intraprendere ed attuare con questo francobollo annuale.
Riproponendomi di tornare presto sull’argomento per approfondire alcuni punti, resto in attesa delle vostre opinioni al riguardo, specialmente se critiche e contrarie. Questa calda estate dovrà essere preparatoria di quanto dovremo dibattere, proporre e risolvere, già in settembre/ottobre.
vai alla seconda parte: "Dopo il “Dodecalogo”, sogni di mezz’estate?"
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