La passione per la filatelia divenne più popolare in quegli anni (parlo del periodo post prima guerra mondiale),
nonostante che Pittigrilli, scrittore alla moda in quei tempi, avesse definito il filatelico “collezionista di sputi
internazionali” . Anche questa sentenza fu forse concausa nel far decidere molti a dare una certa preferenza ai
francobolli allo stato di nuovi.
Il collezionare in quei tempi consisteva perlopiù nel riempire i contenitori esistenti in quei tempi senza dover
seguire particolari vincoli di completezza. All’ inizio gli album erano interi volumi rilegati sul dorso come lo
sono i libri che trovi nelle biblioteche. Contenevano pagine stampate fronte-retro, una o poco più per Paese. Su
ogni facciata appariva, sulla parte superiore, la dicitura di un paese seguita poi da un blocchetto che riportava la
riproduzione di alcuni francobollo dello stesso Paese. Al di sotto apparivano serie di punteggiature cosa questa
ultima che serviva per aiutare ad ottenere posizione allineata dei preziosi valori che vi sarebbero stati applicati..
Gli album perlopiù provenivano dalla Germania dove in quei tempi era la maggior parte degli appassionati. In
Gran Bretagna ed in Francia non tardarono molto ad apparire simili pubblicazioni. Poi, un passo avanti,
nacquero album che ne seguiva l’aspetto precedente ma era a fogli mobili però questi stampati su un solo lato. I
fogli erano tenuti raccolti da viti apri-chiudi ed inseriti in copertina staccabile. quindi diventa possibile togliere
o aggiungere ed inserire altre pagine.
In più paesi ora appaiono i primi cataloghi chiaramente commerciali che nascono dai primitivi listini di alcune
ditte ormai dedicatesi solo a questo specifico commercio.. Fino ad allora i cataloghi erano pubblicazioni più
tecniche che commerciali anche se la maggior parte di questi ultimi riportavano anche loro delle quotazioni che
però erano più indicative che commerciali.
Ancora qualche anno e appare sul mercato un nuovo tipo di album realizzati da una casa francese che ne
sviluppa alcuni che prevedono il raggruppamento di vari paesi. Poi ne derivano quasi subito album dedicati
principalmente esclusivamente a singolo Paese che vengono realizzati in varie nazioni. Non più dunque
francobolli immessi a caso, ma una vera guida. Le pagine non riportavano più le testatine illustrate e la coda di
finale punteggiatura, ma erano impostati con varie descrizioni tra e entro certe rettangoli stampati a casella di
varie grandezze. Le descrizioni in testa ad ogni blocchetto riportavano la data e la descrizione di ogni emissione
subito seguita da una serie di caselle, entro le quali vi era la specificazione d’ ogni singolo valore, casetta
insomma dove doveva andare ad abitare quel certo francobollo. Era qualcosa di simile a ciò che è in uso anche
oggi con la differenza che ora gli album si presentano con singoli piccoli contenitori preapplicati, nobili di
abbastanza recente nascita che assunsero la denominazione di taschine. Allora era usanza di inserire tra due
fogli d’ album un ulteriore paginetta in carta pergamino neutra senza stampa. I francobolli in quei tempi
venivano applicati alla pagina con l’ausilio di una speciale carta pergamino gommata da un solo lato e ritagliata
in piccoli rettangoli. Erano le linguelle o linguette, oggi ancora in vendita ed adoperati per i francobolli usati.
L’applicazione dei francobolli sugli album prevedeva il ripiegamento in due parti di una di quelle linguette
lasciando all’esterno la parte gommata. Una leccatina leggera sulle due parti gommate. Una parte doveva essere
applicata velocemente sul retro del francobollo e l’altra applicata entro la casella prevista dell’album.
L’ imperatrice del tempo era infatti la linguella, oggi, in stato di repubblica, dopo il regicidio, è diventato
oggetto quasi misterioso.
Qui però mi prude voler fare qui una mia personale considerazione. Ho notato che i francobolli accolti in album
di quell’ epoca oggi si presentano, sia pur linguellati ma ben più “freschi” dei loro fratelli immessi nelle odierne
versioni. Con il contatto carta-carta si ottiene certamente migliore conservazione nel tempo di quanto succede
con il contatto plastica-carta.
In quei tempi erano entrati in commercio, ma usati quasi esclusivamente da commercianti, un nuovo tipo di
contenitore per francobolli. Consistevano in fogli per lo più sciolti che venivano inseriti in predisposte
cartellette a viti. Questi fogli presentavano varie strisce di carta pergamino ripiegata varie volte in modo da
ottenere diverse strisce a tasca poi fermate in fronte-retro su un cartoncino. Erano i primi classificatori.
In Jugoslavia, una legatoria, (JOL) ebbe l’ idea di approntare un particolare tipo di questi classificatori, usando,
in luogo della carta pergamino del materiale trasparente. Erano all’apparenza pagine di cartone più consistente
di strisce applicate in fronte-retro in modo da ottenere un sostegno ai francobolli da inserire senza obblighi di
caselle. La confezione di ogni pagina (fronte-retro) però prevedeva un particolare accorgimento. Ogni pagina
era composta da 3 cartoni, su due dei quali venivano inseriti dei tagli a striscia lungo la parte orizzontale a U.
Negli spazi ottenuti con i tagli venivano inserite strisce di materiale trasparente allora in commercio (non
ancora il materiale plastico attuale) e a questa pagina veniva incollata la pagina senza tagli, facendo la stessa
operazione della prima pagina alla terza pagina che doveva essere applicata al retro del precedente insieme.
Diverse legatorie anche italiane, visto che non ne esisteva un brevetto o forse perché in quell’ epoca queste
cose viaggiavano su treni differenti da quelli attuali, subito si diedero da fare. Però c’è un però che qui tengo a
segnalare. Mentre la Ditta d’origine conosceva le meccaniche della preparazione dei cartoni, gli altri ... La Jol
sapeva che i cartoni hanno un loro “verso”, vale a dire che il cartone tende nel tempo a ripiegarsi in un certo
verso perciò stavano attenti a creare combinazioni in modo che l’insieme una volta incollato, restasse diritto
come unico cartone pesante, molti altri, forse per risparmio di cartone, forse per risparmio di tempo di
lavorazione o altro, non vi fecero caso. Risultato classificatori composti di quel tipo non trattengono
correttamente i francobolli. Più avanti nasceranno altri modelli di classificatore e ne parlerò al momento giusto.
Dopo alcuni anni, da qualche parte del mondo c’è una pentola che bolle. Molti rimpiangono
passate fortune. C é anche qualcuno, il solito politicante, che sputa sentenze e viene creduto ed osannato
perché sa parlare ed urlare più degli altri con il solito gioco politico dell’ additare il nemico. Dice che abbiamo
perduto la guerra e che la colpa è degli ebrei, noi siamo di antica razza superiore.
Non c’ è ancora la guerra. Le varie monete si possono scambiare, ma i cambi sono molto forzosi, ogni Stato
decreta i suoi cambi e l’uomo non può che subire. Quasi tutta l’Europa è in mano a dittatori.
In Italia esisteva una sola Ditta che si era organizzata nel fornire le novità filateliche degli altri Paesi. Erano
tempi quelli nei quali i collezionisti battevano sovente altra strada. Molti facevano scambi tramite lettere inviate
per posta con collezionisti di alcuni altri Paesi. Le lettere andavano e venivano e non esistevano certi problemi.
E la gente si scriveva anche parole affettuose magari in difettosa ortografia zoppicante, ma l’esercizio di dover
riferire in altra lingua i propri desideri oltre ad essere utile far lavorare il cervello diventava anche gioco
divertente. Perciò per il commercio al dettaglio ed all’ingrosso non era vantaggioso occuparsi delle nuove
emissioni. Rifornimento e vendita delle novità avveniva solo, e non sempre, con l’esposizione nelle vetrine dei
nuovi nati. Ne derivava che i collezionisti, prima degli acquisti facevano una passeggiata per confrontare le
quotazioni prima di decidere gli acquisti. La Ditta che si era anche specializzata nel fornire le novità di altri
Paesi in quei tempi era obbligata a comprare le novità attraverso i regolari canali che agivano allora con valuta
a cambio forzoso. Il marco tedesco ad esempio, se ricordo bene, valeva al cambio ufficiale (insomma se lo
volevi comperare) circa lire 4,50. Se però volevi vendere dei marchi tedeschi lo dovevi fare fuori del cambio
ufficiale giacché oltre al dover giustificare di tale possesso ti veniva accreditato circa lire 2.50.
Questo stato di cose avrà enorme influenza nel futuro a venire della filatelia.
Giorgio Landmans
Arrivederci, se vorrete, al prossimo ASTERISCO n.4
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