L’Austria è ancora protetta da Mussolini e i molti israeliti austriaci si sentono sicuri. Poi Mussolini e Hitler si
incontrano e decidono così di scambiarsi dei “piccoli” piaceri. Tu mi lasci occupare l’ Etiopia ed io ti lascio
fare l’ “Anchluss in Austria. Detto e fatto. Ora, e l’ ora è giunta che gli ebrei austriaci temono per il loro
futuro. Decidono di espatriare prima che il Furetto abbia a mettere in pratica le proprie mire. I più decidono
proprio di venire in Italia o di passare di lì per poi andare in altri paesi. I partenti possono portare con sé solo
poche cose, le leggi sono implacabili e però a nessuno piace dover elemosinare il cibo futuro. Chi era
collezionista sa cosa cercare, sa cosa scegliere, cosa acquistare. Ma gli altri non sanno e vanno alla posta a
comprare francobolli (come molti fanno oggi ...). In Italia quindi arrivarono molti israeliti in fuga con
francobolli da vendere. Molti furono quelli che avevano pensato che per evitare rischi di sequestri era
necessario poter affermare che quei valori in loro possesso erano parte della loro personale collezione di
francobolli ed che quei valori doppi sarebbero serviti solo per fare degli scambi, discorso da loro presunto
come ammesso. I francobolli, prima della partenza, vennero così applicati con la famosa linguella su certi
“libretti invio a scelta” allora molto in voga per scambi e vendite. Una volta raggiunto il nostro paese via a
darsi da fare per venderli. Naturalmente per esitarli dovevano basarsi sul cambio clandestino. Ne conseguì che
la Ditta che ho citato qui sopra, quella specializzata in novità estere, si trovò a dover rispondere a molti suoi
personali clienti a domande di questo tipo : «Ma lei mi ha venduto il 10 scellini del Dolfuss di Austria a 8 lire,
mentre io ora lo vedo offerta in vetrina dai suoi concorrenti a 4 lire ed anche a meno!!!»
Che risposta dare? Il proprietario di allora ebbe l’idea «Ma io le ho fornito un francobollo
non linguellato,
mentre quelli che le vengono offerti sono linguellati ...». É pur vero che quel noto commerciante, dopo la
guerra, rimpianse parecchio l’aver gettato quel seme ma ne parlerò al momento giusto.
Nascono così certe prime correnti di pensiero tremolante del virtuoso che spinge l’immagine al suo futuro
benessere pecuniario. A seguito di ciò, nascerà la futura nuova e diversa regola del gioco, nascita che, a dire la
verità, subirà lunga anzi lunghissima gestazione.
Pericolo di guerra. Monaco. Pace, ma tremolante. Il Furetto vuole grande Marina, nonostante che le condizioni
della precedente pace non lo permettano. Mentre negli altri paesi sono tutti convinti che a Monaco siano state
immesse vere serie basi per una sicura futura pace internazionale sotto l’ egida della protezione più o meno
divina della Società delle Nazioni. Intanto in Germania viene istituita la carta annonaria ed alla Krupp e ad altre
ditte vengono ordinate sempre più armi e mezzi offensivi. Per la Germania hitleriana il pericolo potrebbe venire
dall’ est. Via dunque al patto con le Repubbliche Sovietiche quello che poi verrà fatto passare come una spècie
di accordo personale tra Ribbentrop e Molotov con mancanza di beneplacito sia da parte di Hitler che di Stalin.
Settembre 1939. Guerra, è guerra. All‘inizio l’ Italia sta a guardare: noi non siamo pronti. Ma la Francia è in
ginocchio e se si tarda ad entrare resteremo per la definizione delle condizioni di pace. Allora si va in guerra.
Durante la guerra molte cose cambiano: i rapporti umani, ora nascono possibilità di perdere tutto ma anche
quella di guadagnare parecchio. Come investire i propri averi quando nel frattempo i prezzi di tutto aumentano
ed il denaro diventa sempre più debole? Nessuno vuole più case in città. I bombardamenti distruggono le case.
Nessuno vuole più la terra. La guerra può passarvi sopra. Le cibarie invecchiano solo lo zucchero, il sale, l’ olio
e la benzina possono essere conservati più a lungo. Via almeno a farsi le scorte di quelle cose. Carta annonaria
anche in Italia. Ogni bene aumenta di prezzo. Chi ha denaro ne teme lo svilimento, che ha proprietà ne teme la
distruzione.
La filatelia attira nuove persone. Un po’ l’ uscita serale diventa sempre più precaria, un po’ perché la necessità
di oscuramento costringe a tapparsi in semibuio in casa. In casa sono poche le possibilità della distrazione. C’ è
chi organizza le nottate al gioco di carte, ma c’è anche chi si ritrova ad un tavolino a scrutare i francobolli.
L’ingresso di nuovi interessati crea parecchie nuove richieste. Il mercato filatelico ne riceve di conseguenza una
spinta notevole. Gli aumenti del presunto reale valore creano altri interessati. Questa catena però potrebbe
alterare la realtà futura.
La guerra si sviluppa anche sulle terre italiane.
L’Italia si rompe in due distinti Stati.
Poi il lento avanzare delle truppe alleate. Gli alleati creano loro proprie emissioni di francobolli. Il Generale dei
polacchi fuggiaschi segue il consiglio di qualche suo subordinato e quindi fa stampare emissioni che verranno
usate tramite il proprio inesistente Ufficio postale.
É normale e logica conseguenza che vengono a formarsi due differenti mercati filatelici ciascuno dei quali con
punte di mercato sostanzialmente diverse.
In questa nuova situazione c’ é un organismo para-filatelico che debbo andare a recuperare.
Prima dell’ inizio del conflitto in Italia, a Roma, esisteva uno speciale Ufficio Filatelico delle Poste. Questo
Ufficio era addetto alla vendita di francobolli, sia di quelli in corso sia di quelli già messi fuori uso e perciò
ormai privi di valore postale.. Questo Ufficio romano vendeva direttamente al pubblico anche quei francobolli
che erano rimasti invenduti. (tra le scorte si potevano notare anche valori dell’ ex Stato Pontificio e anche
valori ... successivamente ristampati....).
Il meccanismo di vendita era abbastanza semplice. Vi era un addetto che, saltuariamente, fissava i prezzi di
vendita per lo più basandosi sulle quotazioni dei cataloghi d’ epoca scontandone la valutazione di un 15%.
Veniva stampato uno speciale listino-distinta con copertina azzurrastra di carta molto scadente diffuso e
distribuito presso i possibili interessati.
Questi uffici, forse presupponendo di fare cosa seria, vendevano anche al privato ma con il limite di una serie +
1 quartina per emissione al mese, mentre il commerciante regolare (cioè colui che pagava le tasse) poteva
ottenere mensilmente 50 serie per emissione. Però succedeva che l’ addetto all’ ufficio vendita non badava
troppo alla qualità di ciò che distribuiva per cui al richiedente arrivavano con sempre maggiore frequenza
francobolli con rotture e dalle dentellature approssimative. I commercianti, in funzione delle loro necessità
ricorsero, in quei tempi, all’ abitudine di formulare le richieste di tali valori tramite un romano che, andando di
persona agli sportelli, presentava la lettera di richiesta. Controllava il materiale che gli veniva dato e rifiutava
le serie che non erano nella qualità necessaria, naturalmente previo un certo allungamento sottobanco ....,
insomma all’ italiana. I romani naturalmente ricevevano per questo sevizio una certa percentuale.
Ho fatto questa digressione nel racconto, e giusto poi vi ci tornerò, poiché nel tempo futuro questo fatto avrà
una notevole influenza sulle quotazioni dei francobolli dell’ area italiana.
Il Ministero delle Colonie, in Roma, man mano che venivano approntati, vendeva in Italia i nuovi francobolli
coloniali. Era stato approntato un particolare Ufficio (non postale) che ne curava la vendita direttamente in
Italia.
Torniamo dunque al momento che l’ Italia si ritrova divisa in due differenti Stati. Uno sotto il controllo degli
Alleati e a parvenza sotto ancora Il Re, mentre l’ altro sotto il dominio tedesco e a parvenza di Mussolini e di un
nuovo fascismo socialisteggiante. Come avevo accennato si formeranno due mercati filatelici ben distinti.
La maggior parte del materiale che era presso l’ Ufficio Filatelico di Roma, forse in conseguenza di un
bombardamento alleato, venne trasferito d’urgenza a Venezia. Intanto gli Alleati ruppero il fronte e giunsero a
Roma.
Nell’ Italia liberata il mercato filatelico restò praticamente senza la possibilità di rifornirsi all’ Ufficio
Filatelico. Però coloro che erano i “liberati” non ebbero che modeste ansie per il futuro dei loro averi. Vi fu un
mercato abbastanza interessante, ma limitato a veri appassionati e non a frotte marginali di improvvisati
speculatori. Per di più, il materiale dalle tirature inferiori, quelle coloniali, era ancora ottenibile visto che il
relativo Ufficio filatelico coloniale non era stato trasferito.
Nell’ Italia del Nord restava l’ansia della moneta. Forse, anche per articoli redatti da giornalisti più o meno
prezzolati, restava l’ansia del valore del soldo e così da passione del francobollo nacque la passione del futuro
soldo. Si poteva vendere tutto. Francobolli italiani, francobolli esteri, lotto anche di quantità. In quell’ epoca,
pur vivendo io nascosto, ho visto girare patacche a non finire, addirittura novità estere
inventate, specie di
valori francesi, croate, serbe, boeme ed altre stampate regolarmente in tipografie italiane e distribuite come
emissioni straordinarie ...
Nel frattempo a Venezia il trasferito Ufficio postale si era rimesso al lavoro, ma siccome l’ addetto o gli addetti
non capivano nulla di filatelia, fecero non solo confusione nel ricostruire correttamente il materiale che era stato
trasportato. Non solo, ma i collegamenti stradali, ferroviari con le altre città sfioravano l’ impossibile.
Raggiungere Venezia era oltremodo difficile. Però qualcuno, forse un filatelico, riuscì a farlo e così acquistò
una certa, modesta quantità di francobolli isolati della serie Imperiale del 1929 e se la portò a Brescia dove ....
qui lascio libera l’ immaginazione di chi vuole farlo.
Naturalmente i più furbi non tardarono ad accorgersi che gli uffici postali esistenti possedevano e vendevano
ancora francobolli. In parecchi corsero a svuotare tali uffici di tutto qual che c’era e tutto andava bene anche
valori isolati o altro. La emissione della serie Monumentini ed ancor più quella dei Fratelli Bandiera ebbero un
successo tale che presso le Poste diventò ben difficile trovare un modesto 50 centesimi per inviare qualche
notizia a qualcuno. Nacquero corrispondenze “affrancate a mano:
zona sprovvista di francobolli ....” testo
questo che permetteva al ricevente di pagare il solo costo di singolo porto senza gravame di tassazione.
Il mercato era in effervescenza, specie per il settore ex-coloniale. Le modeste tirature erano indicate come
certezza, sicurezza assoluta di futuro ammantato di tutti i colori dell’ arcobaleno. Ritrovare e poter acquistare
qualche serie delle Fiere di Tripoli erano il massimo dei desideri, forse anche più dei brillanti e dell’oro.
Giorgio Landmans
Arrivederci nel dopoguerra a chi vorrà seguire il prossimo Asterisco n. 5
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