I francesi in Italia

Il Regno d'Italia napoleonico

I dipartimenti francesi in Italia

La Collezione R.E.M.O.

Cronache... Rivoluzionarie!

Prima parte

 

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“IL ROSSO E IL NERO” (seconda parte)
Un’originale conseguenza tariffaria della conquista
francese degli Stati romani nel 1809

Laurent Veglio, membro corrispondente dell’Académie de Philatélie (Paris)

PROLOGO

Con il decreto del 17 maggio 1809 firmato da Napoleone sul campo imperiale di Vienna, si decise di riunire gli Stati del governo pontificio all’Impero francese. L’articolo n° 7 di detto decreto imperiale istituiva una “Consulta Straordinaria” cui compito era di preparare la completa integrazione dei territori pontifici [1] oramai divisi in due départements: di Roma (“du Tibre” [del Tevere] nei primi mesi) e del Trasimeno. Governo straordinario e transitorio, la Consulta doveva curarne l’organizzazione e trasporci la legislazione francese in modo di passare, il 1° gennaio 1810, dall’ordine pontificale all’ordine “costituzionale”, per riprendere le parole del decreto.

Progetto per un arco di trionfo alla gloria di Napoleone ad erigere a Roma (an.)


Per quanto riguarda l’organizzazione postale, tre sono i testi organici che hanno segnato il cammino percorso dalle poste pontificie per diventare “francesi”:

1/. Decreto del 12 giugno 1809 che affida al direttore della Posta di Francia a Roma la sopra-intendenza generale delle poste degli Stati romani.

2/. Decreto del 17 luglio 1809, vigente dal 20 luglio, che stabilisce le regole provvisorie del funzionamento delle poste romane.

3/. Decreto del 9 dicembre 1809, vigente dal 1° gennaio 1810, che promulga l’imperiale decreto del 16 novembre 1809 riguardante l’attuazione del servizio della posta-lettere nei dipartimenti di Roma e del Trasimeno.

(* link verso https://www.ilpostalista.it/francesi_02/francesi_286.htm)

Nella prima parte di questa cronaca (*), abbiamo presentato le conseguenze della nuova tariffazione interna stabilita dal decreto del 17 luglio 1809: fino al 31 dicembre 1809, le corrispondenze scambiate fra città degli ex-Stati romani dovevano pagare oramai une tassa postale aumentata a 3 baiocchi [art.7], con un originale modus operandi che consisteva a segnare sulla soprascritta la nuova tassa in nero e l’antica tassa pontificale in rosso [art.9]!

Lettera da Roma per Viterbo, 20 dicembre 1809.

 

LETTERE DALL’ESTERO

Per quanto riguarda le lettere in provenienze dall’impero francese ed indirizzate a Roma stessa, nessun cambiamento. Sono state trasportate dal corriere di Francia ed affidate, in arrivo nella Città Eterna, al bureau francese di Roma. Quest’ultimo incassa la tassa postale stabilita secondo la tariffazione dell’imperiale decreto del 19 settembre 1806:

Tassa delle lettere da pagare in arrivo:

Dai dipartimenti della 28^Divisione militare per Roma: 12 baiocchi
(Da Roma per i dipartimenti della 28^Divisione militare: 6 décimes)

Dai dipartimenti della 27^Divisione militare per Roma: 14 baiocchi
(Da Roma per i dipartimenti della 27^Divisione militare: 7 décimes)

Da Aix, Nice, Lion e Chambéry per Roma: 16 baiocchi
(Da Roma per Aix, Nice, Lione e Chambéry: 8 décimes)

E infine, fra Parigi e Roma: 28 baiocchi (o 14 décimes):


Il caso più interessante riguarda, infatti, le lettere (poco numerose) indirizzate dalla Francia per le località delle provincie romane… Il decreto della Consulta romana del 17 luglio 1809 precisa, nel suo articolo 11: in arrivo, le lettere sono consegnate dal bureau francese alla posta di Roma, che deve poi assicurarne l’inoltro e la distribuzione nelle provincie pontificie:


Alla tassa prevista dal tariffario francese del 19 settembre 1806, deve aggiungersi, secondo l’articolo 12 [1], la tassazione prevista dall’articolo 7 del decreto del 17 luglio 1809 della consulta (3 baiocchi dunque, sempre precisando l’antica tassa pontificia in rosso conformemente all’articolo 9):

Questo tipo di lettere è particolarmente raro, perché i mittenti francesi che scrivono a Roma s’indirizzano quasi sempre a destinatari residenti a Roma!

Possiamo però presentare una missiva di questa tipologia, redatta a Parigi il 3 novembre 1809, ed indirizzata a Carlo Zachei di Spoleto, la soprascritta precisa:

À Spolette
Département du Trasimène
Par Rome

L’ufficio centrale di Parigi ha apposto il suo timbro di partenza (P in un triangolo) e la lettera è stata inoltrata fino a Roma, dove il bureau francese l’ha bollata poi tassata per 28 baiocchi, conformemente al decreto imperiale del 19 settembre 1806.
Visibile all’occhio con luce rasante, il timbro circolare BUREAU FRANÇAIS / ROME, veramente poco inchiostrato, rimane purtroppo quasi invisibile alla scannerizzazione:


Affidata poi alla posta romana, la lettera è inoltrata fino a Spoleto: la tassa finale da pagare dal destinatario è di 31 baiocchi segnati in nero: ai 28 baiocchi del corriere francese si aggiunge i 3 baiocchi della lettera interna agli ex-Stati romani (articolo 7 del decreto della Consulta).

Il lettore attento avrà notato una tassazione intermedia, segnata in rosso: 29, che rispetta il famoso articolo 9 del decreto della Consulta. Si deve indicare l’antica tariffa pontificia con inchiostro rosso: in questo caso, si tratta del baiocco che si aggiunge per le lettere che transitano da Roma prima di essere inoltrate verso la loro destinazione finale, la cosiddetta “trapassatura” (si veda la prima parte di questa cronaca)!

 

LETTERE PER L’ESTERO

Il decreto del 17 luglio 1809 non da precisazioni per quanto riguarda le lettere spedite dalle provincie pontificie per l’estero. Si potrebbe pensare che il modus operandi sarebbe stato lo stesso, ma nell’altro senso: 3 baiocchi di porto interno fino a Roma, poi il porto del corriere francese fino a destinazione, secondo l’imperiale decreto del 19 settembre 1806. Le poche lettere da noi esaminate non validano questa ipotesi, e la tariffa pagata dal destinatario è soltanto l’ammontare previsto dal decreto per le lettere in partenza da Roma stessa:

Lettera scritta il 4 settembre 1809 ed impostata a Civitavecchia: è indirizzata nel Piemonte e regolarmente tassata in arrivo per 7 décimes (lettere da Roma per una qualsiasi destinazione nei dipartimenti della 27^ Divisione). Nessuna timbratura alla partenza, ma non meno di tre bollature di transito che testimoniano i 3 tratti del percorso:

POSTA / DI / ROMA in arrivo nella Città Eterna dopo trasporto dalla rete ancora “pontificia” da Civitavecchia,
BUREAU FRANÇAIS / ROME dopo consegna all’ufficio delle poste francesi per inoltro col corriere francese,
ROME / PAR / TURIN all’entrata sul territorio dell’Impero francese.

 

NOTE:

[1] Si noterà che, per le lettere spedite da Milano o Napoli ed indirizzate nelle provincie pontificie, la posta romana incassa l’intera tassa, e non solo il tratto fra Roma e la località pontificia.

[2] La bibliografia si trova alla fine della prima parte di questa cronaca.

[3] Documenti postali: collezione dell’autore

Laurent Veglio
20-03-2023 

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