PROLOGO
Con il decreto del 17 maggio 1809 firmato da Napoleone sul campo imperiale di Vienna, si decise di riunire gli Stati del governo Pontificio all’Impero francese. L’articolo n° 7 di detto decreto imperiale istituiva una “Consulta Straordinaria” il cui compito era di preparare la completa integrazione dei territori pontifici [1] oramai divisi in due départements: di Roma (“du Tibre” [del Tevere] nei primi mesi) e del Trasimeno. Governo straordinario e transitorio, la Consulta doveva curarne l’organizzazione e trasferirci la legislazione francese in modo di passare, il 1° gennaio 1810, dall’ordine pontificale all’ordine “costituzionale”, riprendendo le parole del decreto.
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Estratto della Carte de l’Empire français di Jean-Baptiste Poirson, edizione 1812. |
Nel corso dell’anno 2021, abbiamo dedicato (con molto piacere!) una bella parte della nostra attività storico-postale a studiare l’integrazione postale degli ex-Stati romani all’impero francese [2]: le fonte disponibili permettono difatti d’identificare con precisione le tappe successive che hanno permesso di stabilire delle postes départemantales françaises nella Città Eterna, per la verità, non senza qualche problema.
I 5641 (!) decreti e rapporti emanati dalla Consulta Straordinaria testimoniano dell’impegno della commissione ad assicurare l’assimilazione legislativa, amministrativo-finanziaria e giudiziaria del “Patrimonio di san Pietro” alla Francia imperiale: una parte di questa documentazione è conservata nell’Archivio di Stato di Roma, un'altra parta è stata pubblicata, nel corso degli anni 1809 e 1810, in una collana di non meno di 14 volumi da Luigi Perego Salvioni “stampatore del Bollettino delle Leggi, con privilegio”.
Vettore della diffusione delle notizie famigliari, nonché dell’informazione politica ed economica, la posta non poteva sfuggire a questo sforzo di razionalizzazione: tre sono i testi organici che hanno segnato il cammino percorso dalle poste pontificie per diventare “francesi”:
1/. Decreto del 12 giugno 1809 che affida al direttore della Posta di Francia a Roma la sopra-intendenza generale delle poste degli Stati romani.
2/. Decreto del 17 luglio 1809, vigente dal 20 luglio, che stabilisce le regole provvisorie del funzionamento delle poste romane.
3/. Decreto del 9 dicembre 1809, vigente dal 1° gennaio 1810, che promulga l’imperiale decreto del 16 novembre 1809 riguardante l’attuazione del servizio della posta-lettere nei dipartimenti di Roma e del Trasimeno.
Lo studio di questi testi, esaminati alla luce della documentazione postale (non sempre facilmente) disponibile, nonché delle altre fonti accessibili [3], apre, ancora oggi secondo noi, nuovi campi di ricerca. Vorremmo, con questa cronaca, proporne un’illustrazione con le disposizioni tariffarie decise dal decreto del 17 luglio 1809 e vigenti fino al 31 dicembre dello stesso anno.
2 = 3 !
Nell’attesa di stabilire nei nuovi dipartimenti di Roma (n°116) e del Trasimeno (n°117) il tariffario postale generale francese, nonché l’uso del décime e del franc al posto del baiocco e dello scudo, cambiamento economico ed anche sociale che avverrà dal 1810, il decreto del 17 luglio 1809 stabilisce una nuova tariffa postale la cui applicazione, al nostro parere, è assai originale…
L’articolo 7 stabilisce che le lettere spedite da Roma per le provincie romane, e dalle stesse province per Roma, saranno oramai tassate, dal 20 luglio, per 3 baiocchi. La nuova tariffa si applica anche per le lettere scambiate fra due città della provincia ma che transitino da Roma.
L’articolo 10 prevedendo però un’eccezione per le lettere provinciali che non passano dalla Città Eterna: godranno ancore della tariffa pontificia, più moderata! Finora, niente di eccezionale: aumentare le tariffe postali, come si fa anche per le imposte, è una prerogativa del vincitore dopo una conquista seguita da un’annessione…
E’ l’articolo 9, ben più originale, a stabilire un contabilità “amministrativo-postale” specifica, cioè una doppia contabilità: una secondo l’antica tariffa pontificia, l’altra secondo la nuova tariffa decretata dall’autorità francese di tutela:
La conseguenza di questa disposizione conduce gli uffici della posta romana (ex-pontificia e prossimamente francesizzata) a precisare con inchiostro rosso, per ogni lettera, la tariffa pontificia oramai scaduta e, con inchiostro nero, la nuova tariffa stabilita dal nostro famoso decreto.
Conosciamo, per il secondo semestre 1809, numerose corrispondenze che rispettano questa regola… senza poterci impedire di domandarci l’effetto che poteva produrre sul destinatario al momento di pagare la tassa di 3 baiocchi segnata in nero, e non più quella di 2 baiocchi segnata in rosso!
Lettera da Roma per Visso, 13 dicembre 1809 (collezione dell’autore)
Lettera da Roma per Città di Castello, 11 ottobre 1809 (collezione dell’autore)
Questo modus operandi era, beninteso, valevole anche per gli scalini di peso superiori, anche se questo tipo di lettere non s‘incontra facilmente.
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A sinistra, lettera da Roma per Todi, spedita il 13 settembre 1809 e tassata per 9 baiocchi (nuova tariffa) invece di 6 (archivio fotografico dell’autore). |
Preciseremo, infine, che si possono trovare alcune lettere che recano solo la tassazione ex-pontificia segnata in rosso, senza la nuova in nero. Quelle che conosciamo sono indirizzate al conte Catucci, maire di Narni.
Anche la “trapassatura”…
Fra le diversi ed originali caratteristiche del sistema postale degli Stati romani [4], dobbiamo alludere alla “trapassatura”: le lettere che circolavano entro lo Stato pontificio, ma che per giungere a destinazione dovevano transitare da Roma, cambiando percorso stradale e corriere, erano gravate di una tassa supplementare di un baiocco marcata sul fronte con un tratto di sanguina. Ecco due lettere per Narni, estratte dalla collezione del nostro amico Luigi Loretoni:
La prima è spedita da Viterbo il 6 agosto 1741, e la seconda da Castelgandolfo il 16 ottobre 1762. Ambedue, composte da un solo foglio, vedono la loro soprascritta barrata con un tratto di matita rossa e la loro tassa passare a due baiocchi invece di uno.
Nel secondo semestre del 1809, rispettando la regola di apporre l’antico modo di tassazione accanto al nuovo, possiamo ancora incontrare questo tipo di lettere:
Lettera scritta a Todi il 26 settembre 1809 ed indirizzata a Acquapendente: è tassata
per 3 baiocchi seconda la nuova tariffa vigente dal 20 luglio. Il transito da Roma è segnato dal consueto tratto rosso della “trapassatura”. Si noterà che la lettera è stata bollata prima a Roma, poi a Viterbo per l’ultima parte del percorso (collezione dell’autore).
La seconda parte di questa cronaca tratta delle lettere scambiate fra Stati romani ed estero durante il secondo semestre del 1809.
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NOTE:
[1] L’ampia opera legislativa della Consulta Straordinaria romana è stata studiata in modo magistrale da Carla NARDI nel suo libro: Napoleone e Roma, la politica della Consulta romana, Publications de l’Ecole française de Rome, 1989, 225 pagine.
[2] Una parte del nostro lavoro di ricerca è stata pubblicata nel 2022 nella rivista dell’Accademia francese di Filatelia sotto il titolo L’intégration postale des Etats romains à l’Empire français (1809-1810). Il sito Il Postalista ha messo a disposizione dei suoi lettori il testo originale in francese : https://www.ilpostalista.it/francesi_02/francesi_288.htm
[3] Ad esempio i registri delle Délibérations du Conseil des Postes conservati presso la Bibliothèque Nationale de France (Série AN/F90).
[4] Rammentiamo al lettore l’opera di referenza per chi vuole interessarsi alla storia postale degli Stati romani: Clemente FEDELE e Mario GALLENGA, Strade, corrieri e poste dei Papi dal Medioevo al 1870, ISSP, 1988, 593 pagine.
Laurent Veglio
11-02-2023 |