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l'emissione definitiva del 1863 d'Italia, nelle sue due tirature di Londra e di Torino

di Giorgio Landmans

Riporto qui un articolo apparso in antica rivista filatelica che dirigevo poiché penso
possa ancora essere utile conoscenza per qualche appartenente alle nuove leve.


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Non è certamente possibile trattare un argomento così ampio ed impegnativo in un articolo di poche righe, e d’altra parte su di esso si è già scritto a lungo e con ben maggiore competenza della mia.
Basta ricordare una serie di articoli apparsi alcuni anni or sono a firma, nientemeno, dell’Ing. Alberto Diena.
Pertanto non farò la cronistoria di questa emissione, e neppure dirò delle vane difficoltà superate prima di ottenere il felice risultato che tutti conosciamo; invece mi soffermerò brevemente sulla serie definitiva, con particolare riguardo alle differenze, più o meno visibili, tra le tirature di Londra e quelle di Torino.
Sappiamo che dopo molte peripezie e dopo molti studi che testimoniano sulla serietà, competenza e senso di responsabilità dei nostri Funzionari del tempo, la ben nota Casa De La Rue di Londra ebbe l’incarico di stampare i nuovi francobolli italiani da 1, 5, I0, 15, 30, 40, 60 centesimi e da due lire, che vennero posti in uso il primo dicembre 1863, in virtù del Regio Decreto n. 1526 del 29 ottobre dello stesso anno, e che costituirono, con l’aggiunta del 2 centesimi stampato in un secondo tempo (1° gennaio 1865), effettivamente la prima serie del Regno d’Italia.
I francobolli sardo-italiani in corso, furono lasciati validi per l’affrancamento sino alla fine dell’anno, e,quindi, ancora per un mese.
Conviene subito notare, pertanto, che i nuovi valori usati nel mese di dicembre 1863, sono piuttosto rari, e non sarebbe male che i collezionisti, in particolare coloro che si sono specializzati, li tenessero in maggior pregio. Come è noto durante lo stesso mese di dicembre furono permesse le affrancature miste, francobolli italiani unitamente a francobolli italo-sardi ; ne derivarono svariati accoppiamenti, che sono tutti molto rari. La serie De La Rue fu stampata in tipografia, in fogli di 400 esemplari, divisi in quattro raggruppamenti di 100, ciascuno dei quali costituisce quello che comunemente viene chiamato « foglio ». Fu scelta la dentellatura 14 a pettine, e la carta venne per la prima volta filigranata con le ben nota « Corona ». Infine, allo scopo di evitare falsificazioni, ogni esemplare ebbe una sottostampa di sicurezza, impressa con speciale vernice incolore, che però poteva divenire visibile sottoponendola a determinati agenti chimici; come anche può divenire visibile, più o meno distintamente, col passare degli anni per effetto degli agenti atmosferici.
La Casa De La Rue stampò questi francobolli sino al 1865 ; dopo di che essi furono stampati a Torino presso lo Stabilimento Statale, dove fu trasportato da Londra tutto l’occorrente, dal macchinario . . . agli operai specializzati. Solo il 15 centesimi non venne più stampato e lo abbiamo quindi esclusivamente nella tiratura De La Rue.

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Come ho premesso, vedrò ora di addentrarmi in qualche particolare di carattere pratico per i collezionisti, cominciando dalle varietà e anomalie riscontrate nella serie.
Dentellatura. - Sappiamo che tutti i valori esistono « non dentellati », ma solo alcuni (1, 2, 5, 15 e 30 c.) possono essere classificati effettivamente come “ varietà “, cioè non dentellati per errore.
Tutti i valori, invece, furono di proposito lasciati senza dentellatura, e tali sono i Saggi e le così dette Prove di lusso. É bene dire subito che se i veri « non dentellati » sono naturalmente i più rari e più pregiati (ad eccezione del 2 c.), anche le Prove ed i Saggi sono molto più rari e interessanti di quanto ancora non si creda, ed è veramente strano vedere come i collezionisti, che pure sono pronti ad ammirare e pagare profumatamente tante... inezie, non abbiamo ancora compreso l’effettivo valore di questi francobolli.
Conosciamo vari tipi di questi Saggi e Prove non dentellati. Abbiamo Prove di colore di alcuni valori, anche su carta filigranata. Le cosiddette Prove di lusso, sono tutte su carta filigranata, e benché a rigor di termini dovrebbero essere privi di gomma, si conoscono anche con gomma leggerissima. Sono abbastanza rari, ma ancor più rari sono alcuni valori rinvenuti con gomma piena, che costituiscono i veri Saggi definitivi, e si conoscono anche in blocchi di quattro. Qualche blocco maggiore rinvenuto a Londra, naturalmente rarissimo, farebbe pensare a francobolli sfuggiti alla dentellatura e non distrutti, per dimenticanza. Aggiungerò che di tutti questi « non dentellati » nuovi, il più raro è di gran lunga il 15 c. celeste oltremare, che non dovrebbe essere neppure classificato tra le Prove di lusso, come infatti fa il Sassone; e comunque è quotato dai Cataloghi Landmans e Oliva quanto i rari non dentellati usati. .,: Infine tutti i valori sono stati stampati con la dicitura « Saggio » in nero, e si conoscono sia sciolti, come applicati su apposito cartoncino chiamato Menabrea.
Varietà di stampa. - Non c’è davvero molto da dire in tema di varietà e anomalie di stampa per questa serie, e non poteva essere diversamente per l’accuratezza e la scrupolosità con cui fu eseguito sempre il lavoro. E' quindi quasi inspiegabile come poi si debbano invece elencare le tante e notevoli gradazioni di colore, alcune delle quali, sconosciute alla gran maggioranza dei collezionisti, veramente rare. Ritornerò sull’argomento quando parlerò dei singoli valori in relazione alle differenze tra le tirature di Londra e quelle di Torino.
Dunque, sola varietà, ma in compenso veramente importante, è la «doppia stampa » del 2 c. Ma, ahimè, chi può averla in collezione dato che se ne conosce un solo esemplare? Si tratta, quindi, dell’ unica varietà del genere in tutta la serie ! Il pezzo è nuovo e per quanto un poco difettoso e con gomma parziale, naturalmente è... prezioso.
Infine non resta che accennare alla filigrana, la cui varietà è data evidentemente dall’essere capovolta anziché diritta. Tutti i valori della serie usati si conoscono con questa anomalia; mentre il solo 30 c. salvo errore, si conosce come nuovo: pochi pezzi rinvenuti, sembra, a Napoli.
Bisogna comunque tenere presente che trattandosi di queste prime emissioni, scrupolosamente predisposte ed eseguite, queste “ varietà “ sono sempre rare.

* * *

Con il trasferimento della stampa dalle Officine di Londra a quelle di Torino, non solo questi francobolli nulla persero nel cambio, ma possiamo dire che in alcuni particolari si riscontrarono dei miglioramenti. Infatti i colori risultarono più vivaci, e le ombreggiature del viso più complete.
Osserviamo subito questo aspetto delle due emissioni, e ci accorgeremo che in quella di Londra il tratteggio del viso è continuamente spezzettato ed in certi punti viene a mancare, formando delle piccole zone chiare, specialmente in prossimità del profilo del naso e della fronte. In contrapposto, e probabilmente per la stessa causa tecnica, in questa emissione l’ inchiostratura non è mai abbondante e non forma quelle caratteristiche macchie di colore che si trovano nelle tirature di Torino.
Altra differenza notevole si riscontra nei colori, e credo utile in merito, passare velocemente in rassegna tutti i valori della serie.

L’1 c. nell’emissione inglese si presenta di un colore grigio verde, piuttosto che verde oliva; in sostanza, cioè, predomina nettamente il grigio, in una tonalità più tenue e più chiara.

Il 2 c. è più difficile a distinguersi, poiché non è esatto quanto comunemente si crede; e cioè che l’emissione di Londra è sempre più scura di quella di Torino. Si tratta invece solo di una differenza di colore base, che nella prima è esclusivamente bruno tendente al rossiccio, ma può essere anche chiaro; mentre nella seconda è un rosso bastardo, con mescolanze diverse cioè, formando i vari rosso-bruno, rosso mattone, rosso sangue di Drago, più o meno lucidi e più o meno scuri.

Per il 5 c. potrei quasi ripetere quanto ho detto per l’1 c.: infatti nelle tirature di Londra predomina il grigio, mentre in quelle di Torino la base è nettamente verdastra.

II 10 c. ocra fa eccezione alla regola generale che vuole le tirature di Londra di colore più smorto di quelle di Torino. Infatti nelle prime notiamo subito un colore nettamente ocra più o meno scuro, ma mai pallido, mentre nelle seconde troviamo un’estesa gamma di gradazioni, nelle quali troviamo anche dei pallidi giallo-bistro, appartenenti alle ultime tirature, abbastanza lontani dal colore base delle prime.

Il colore del 30 c., tiratura di Londra, è chiamato comunemente « bruno cioccolata » il che dà un’idea abbastanza esatta di questa gradazione del bruno : come un pezzo di cioccolataspezzata; non un bruno rossiccio pieno e lucido come nelle tirature di Torino, ma biancastro e opaco.

Nel 40 c. le differenze di colore non sono così evidenti, però le tirature di Londra sono più chiare e solo rosa pallido, mentre quelle di Torino sono di colore più scuro, dal rosa al rosa carminio. Ma, ripeto, basandosi solo sul colore, per il 40 c. ci si potrebbe facilmente sbagliare.

Una cosa simile si potrebbe dire per il 60 c., poiché alcune tirature di Torino risultano di un lilla così pallido da confondersi facilmente con quelle di Londra, le quali però sono sempre chiarissime.

Da notare che nell’emissione di Torino non solo ci si è... sbizzarriti nelle gradazioni dal chiaro allo scuro, del lilla, ma si è arrivati al vero violetto vivo. Naturalmente questa «varietà di colore” è rara quanto e più delle tirature De La Rue.

Siamo così arrivati al 2 lire, ultimo valore della serie, color vermiglio, secondo alcuni, o scarlatto secondo altri. In effetti vermiglio, ma notevolmente diluito in... un’aranciata.
E passa da gradazioni giallastre e tenue, come sono sempre le tirature di Londra, ad altre veramente accese e proprie solo dell’emissione torinese.

* * *

La dentellatura non presenta differenze notevoli nelle due emissioni. In genere è più netta e precisa nei De La Rue, nei quali è migliore anche la centratura.
La gomma, invece, è nettamente differente. Nelle tirature di Londra, è meno spessa, più biancastra e brillante, e non vi si riscontrano quelle caratteristiche striature, a volte anche di colorazione più scura, causate da addensamenti di gomma, così facili a vedersi nell’emissione di Torino.
Infine, in merito a queste differenze, possiamo notare che la famosa sottostampa di sicurezza, si rende generalmente più visibile nelle tirature di Londra che in quelle di Torino, tanto che qualche volta il francobollo assume un caratteristico aspetto punteggiato di colore giallastro.
Sono molti quindi gli elementi che ci aiutano a distinguere i valori emessi dalla De La Rue, da quelli emessi in Italia, eppure molte volte il responso è difficile, poiché nell’esame di un pezzo possiamo trovarci di fronte a particolari contrastanti : è l’ aspetto nel suo insieme, e, direi, l’impressione che ne proviamo, che più di ogni altro elemento concreto ci porteranno ad emettere un giudizio esatto.

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Credo utile chiudere questi brevi cenni sulla emissione 1863-1865, ricordando l’importanza dei blocchi e delle striscie usate, in special modo su busta.
Come regola generale, si comincia ad attribuire interesse alla striscia superiore ai quattro pezzi, e, naturalmente, al blocco di quattro; ma per il 60 c. e il 2 lire sono interessanti anche le coppiole, le quali sono già discretamente rare se appartengono alle tirature De La Rue. Pertanto questi due valori, di qualunque emissione, in strisce e blocchi di quattro pezzi sono veramente rari, ed i relativi blocchi più grandi sono praticamente introvabili.

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