Non mi sento di parlare del problema della conservazione dei francobolli senza prima dare uno
sguardo agli impianti necessari e consigliabili per creare una collezione dettate dall’esperienza.
Infatti una volta che si è scelto un certo sistema per sistemare i propri valori è difficile che ci si
decida di passarne ad altro sistema.
Un po’ di storia dell’evoluzione delle mode filateliche
Negli anni trascorsi le raccolte venivano sistemate in più o meno voluminosi album con o senza illustrazioni,
contenenti più o meno spazi predeterminati per inserirvi i francobolli. Oppure taluni acquistavano certi
quadernetti (non so se ancora in commercio) chiamati «libretti invio a scelta» e con una certa fatica vo
organizzavano le loro raccolte. Tali libretti erano utili ai commercianti che vi applicavano – a mezzo di una
linguella – gli assortimenti di francobolli in loro possesso, aggiungendone il prezzo che poi venivano inviati in
visione a collezionisti che ne traevano i loro mancanti. Per organizzare una collezione questi libretti non
erano certo l’ideale, ma costavano molto meno degli album allora in commercio.
Tradizionali furono gli album tedeschi della Schaubeck che per lo più portavano gli spazi, con molte
illustrazioni, dei soli valori più correnti ed economici di tutto il mondo, o di parte di esso, tralasciando di
inserire spazi predisposti per i francobolli più cari. Molti degli album della Schaubeck erano creati in fronteretro
per potervi permettere l’inserimento del maggior numero di francobolli. Era frequente l’inconveniente
che taluni francobolli, intrecciandosi, finivano per deteriorarsi. In un secondo tempo si tentò di evitare tale
danno inserendo negli album dei divisori in carta pergamino (particolare tipo di carta semitrasparente e che
al tatto si presenta molto uniforme, compatta. La ritroveremo in seguito). Inoltre gli album erano per lo più a
dorso fisso, cosa questa che non permetteva l’inserimento di ulteriori fogli quando ciò diveniva necessario.
D’altronde la moda del momento era che il confronto tra collezionisti verteva soprattutto sul possesso del maggior numero di francobolli mondiali.
Nel frattempo in qualche piccola legatoria – e non so perché mi sono messo in testa che fosse in Croazia –
qualcuno inventò un libro a pagine pesanti ad incollo nelle quali erano inserite delle strisce di pergamino con
tasselli incorporati in cui potevano essere inseriti parecchi francobolli in libera scelta d’ordine. Tali oggetti
vennero denominati classeurs che in italiano assunsero l’oneroso nome di
classificatori.
Però i maggiori collezionisti dell’epoca si rivolsero più allo
studio del francobollo che all’accumulo di grandi
quantità. E qui ebbe inizio un nuovo gioco. Non vennero più presi in considerazione i valori di tutto il mondo
né le nuove emissioni, ma ci si fermò – e non più accumulare - per studiare, a confrontare ed a sottolineare
le differenze esistenti tra uguali francobolli. Si rivolse l’attenzione specie al periodo, oggi chiamato classico,
che comprende gli esemplari emessi quando ancora non erano state inventate le perforatrici per dentellare i
pezzetti di carta gommata in uso per pagare il porto della corrispondenza. Quasi tutti questi grossi
collezionisti dovettero – per organizzare la loro preziosa collezione – arrangiarsi da soli e così con l’ausilio di
amici tipografi si fecero predisporre dei fogli mobili liberi su cui potevano inserire i loro ritrovamenti nell’ordine
e nel sistema loro più congeniale. Nacquero così le prime Esposizioni Filateliche. Si trattava di studi fatti che
poi furono riportati anche in pubblicazioni oggi sovente molto rare.
La rivoluzione non tardò a creare dei proseliti e fu così che, sia pure lentamente, venne a decadere il gioco
del chi più ne ha, più è bravo. La tendenza che ne seguì fu quella di limitare la propria collezione un solo
certo gruppo di paesi. Le poste divennero ingorde per cui il collezionista limitò il campo delle proprie
attenzioni ad un certo gruppo di paesi finendo nel tempo a raccogliere solo i francobolli del paese di sua
appartenenza.
Nacquero così e divennero popolari – anche perché in quel periodo alla portata di tutti -
gli album filatelici di
singoli stati a fogli mobili rilegati in copertina di semplice cartoncino trattenuti da un cordoncino: Tali album
(se ne vedono ancor oggi) erano stampati da un lato e contenevano gli spazi per tutti i francobolli emessi
fino a quel momento. I francobolli vi venivano collezionati applicandoli negli spazi appositi con l’ausilio di
particolari pezzetti di carta in pergamino collati da un lato che erano stati denominati linguelle. Ogni linguella
veniva ripiegata in due in modo che inumidito un lato, con la punta della lingua, vi si applicava sopra il retro
del francobollo ripetendo poi la cosa sull’altra parte la si poteva fissare sull’album. Era dovuta la necessaria
attenzione perché una eccessiva dose di saliva poteva fare incollare parte del francobollo nuovo sui fogli e
questo avrebbe prodotto un danno irreparabile (spellatura). Come si può ben vedere per collezionare
francobolli era necessaria una particolare attività e attenzione. E anche questo era il gioco che legava il
filatelico.
Ogni anno gli album venivano aggiornati. La tendenza del collezionismo – in quell’epoca – era quella di
riuscire a “turare il maggior numero degli spazi”.
Poco prima della seconda guerra mondiale – e qui vi voglio raccontare un episodio determinante della nascita
di una certa attuale moda (imperativa) – in Italia arrivarono molti esuli dalla Germania e dall’Austria
occupata, per lo più di origine ebraica, che dovettero abbandonare la maggior parte dei loro beni per sfuggire al
pericolo incombente del nazismo che ne prometteva e prevedeva la totale eliminazione. Questi esuli ben poco
potevano salvare e coloro che erano collezionisti pensarono che forse con i francobolli avrebbero potuto salvare
qualcosa. In quel periodo i cambi delle monete erano forzosi. Si poteva cambiare denaro straniero solo in banca
e con una procedura particolare a tassi spaventosamente diversi dal reale valore della moneta locale. Così i
francobolli delle nuove emissioni venivano venduto all’estero in base a questi cambi forzosi per cui ad esempio
un italiano che desiderava acquistare dei francobolli di Germania non poteva farlo direttamente ma doveva
cercarli da un rivenditore in Italia che aveva importato ed acquistato secondo le normative fiscali del
momento. Vi era allora in Italia una ditta specializzata in questo “servizio novità” che pensava alla
distribuzione delle nuove emissioni, naturalmente vendendo in base ai suoi costi.
Ritorniamo agli esuli che, prima di partire, erano andati a comperare le ultime novità alla posta locale e
avevano pensato di portarsi addosso i francobolli. Non potevano di certo trasportarli in fogli interi né in
blocchi. Così l’idea corrente – per evitare i pericolosi controlli di frontiera - fu quella di applicarli su libretti
invio a scelta che – così pensarono – avrebbero detto ai doganieri che erano oggetto della loro collezione e che i
doppi sarebbero serviti loro per poter fare degli scambi con altri collezionisti. Naturalmente, una volta giunti
in Italia, corsero ad offrirli ai commercianti locali a prezzo ben inferiore di quello corrente in quel momento. I
negozianti si rifornirono in base alle loro necessità e, subito misero in vetrina i nuovi arrivi a prezzo
particolare e concorrenziale. In quei tempi era molto abitudinario per il filatelico esaminare attentamente le
offerte di vetrina e così non tardò molto che i clienti della ditta specializzata nel servizio novità si accorsero
della grande differenza di prezzo esistente tra il pagato e quanto veniva ora proposto. Fu un momento di gran
difficoltà per il responsabile della ditta in questione che pensò di risolvere il problema affermando: « Ma i
francobolli che io le ho dato sono freschi di stampa e non con linguella come ora offrono i concorrenti ...»
Sembra impossibile ma proprio il senza linguella nasce in Italia e poi più tardi verrà fomentata da altri.
Dalla propaganda filatelica commerciale, abbastanza massiccia, nacque la comune necessità di collezionare
solo francobolli senza traccia di linguella. E da qui nacquero le taschine e la sempre maggior popolarità dei
classificatori. E di conseguenza venne sempre più abbandonato il gioco personale.
Fin che – ad un certo momento - non si giunse all’approntamento degli album a fogli mobili con incorporate
le taschine per poter creare così l’intera collezione con francobolli nuovi senza traccia di linguella. Ulteriore
colpo al gioco filatelico. I francobolli, così come acquistati, venivano a riempire degli spazi senza alcuno
studio particolare, direi senza altro divertimento di veder arricchire il proprio bene filatelico. Fu un sorgere di
nuove leve di operatori o pseudo operatori. Tutti a vedere e spargere la novella dell’investimento.
Nasce il bisogno di sapere come conservare il valore del bene
Non ho nulla contro tale necessità del collezionista ed anzi mi serve per far comprendere al che dietro al suo
investimento sta la possibilità di un gioco ben più divertente dell’ansia notturna di possibili svalutazioni del
proprio valore.
Sappiamo che un francobollo deve essere senza difetti. Esaminiamoli noi stessi per bene non contentandoci
della supposta indispensabilità dei certificati peritali. Ho già elencato in altro articolo i principali difetti che
possono presentarsi. Ma il problema è ora la loro conservazione. Ma attenzione non può esistere
conservazione se i francobolli non vengono vissuti e cioè rivisitati nel tempo in qualsiasi metodo ed ambiente
vengono tenuti. Io indicherò quali sistemi ritengo più idonei ma tutti i sistemi ch’io conosco non sono perfetti
in quanto un francobollo è oggetto di carta stampata più la gomma se allo stato di nuovo. Perciò è molto più
facilmente deteriorabile nel tempo di un qualsiasi oggetto solido.
I classificatori
A mio avviso questo sistema ha grandi pericoli. Facile la possibilità di ingiallimento precoce e che talvolta si
presenta anche parziale in parte della gommatura. Esistono pericoli di rotture. spiegazzamenti e perdite di
denti nelle operazioni di togli-metti. Inoltre la presentazione dei francobolli è infelice: appaiono come un
cumulo di paccottiglia senza arte né parte.
Adatti solo a chi vuol accumulare senza alcun criterio.
I primi classificatori avevano le strisce in pergamino (ancor oggi validi) che fu sostituito dapprima con il
cellophane (vedere capitolo taschine) cui seguì l’inserimento di strisce in materiale plastico (vedi in taschine).
Il pericolo degli ingiallimenti parziali è causato da inadatto materiale per la preparazione degli stessi e dalla
diversa umidità e di calore d’ambiente che si crea tra la zona delle strisce (in pressione) e la zona che è
priva di tale pressione. Nella fabbricazione i cartoni non vengono accantonati per ottenerne una buona
stagionatura e i collanti usati sono di pessima qualità per cui è piuttosto facile che sorgano colonie
microbiche specie nell’intercapedine tra il francobollo-carta e la gommatura. Questo problema non riguarda i
francobolli usati che possono sempre essere rilavati appropriatamente, eliminandone, senza fatica gli
eventuali danni.
Da qualche tempo sul mercato esistono dei classificatori in cartoncini non collati, che sono più suggeribili e
classificatori creati totalmente in materiali plastici che possono creare i danni segnalati dalle taschine.
Le taschine
Le prime taschine risalgono a poco prima della guerra ed erano prodotte con cellophane ripiegato ai lati su
carta nera. Si aprivano i lati e vi si inseriva il francobollo. A questo punto era possibile applicare al retro una
linguella senza alterare lo stato della colla del francobollo. Queste taschine furono prodotte dalla ditta con
servizio novità della quale ho raccontato qui sopra. Purtroppo il cellophane subisce molto le differenze di
calore e di umidità del luogo di conservazione. Tendono a raggrinzarsi e addirittura richiamano all’interno
l’umidità e ve la racchiudono. Risultato francobolli spiegazzati (e addirittura con crepe di colla) non
recuperabili o addirittura francobolli incollati inesorabilmente alla cartina nera.
Con questo principio – nell’immediato dopoguerra – furono creati degli album in cartoncino con inserite
strisce in cellophane. Sono quanto di peggio possa esistere per la conservazione dei valori postali gommati.
Successivamente furono introdotte taschine di materiale plastico. Desidero solo ricordare che il materiale
plastico (tutto) proviene da elaborazioni del petrolio. La resistenza e la non alterazione in sé del formato e
della consistenza del materiale ne hanno creato un’idea di sistema perfetto per la conservazione. Mi
permetto di dissentire ricordando che i materiali provenienti dal petrolio subiscono alterazioni della sostanza
che sta vicino. Per cui è facile trovare invecchiati francobolli lasciati per lungo tempo a contatto diretto con
tali plastiche. Naturalmente vi taschine di materiale più idoneo e altre che lo sono meno. Qui non posso
parlare per non finire in tribunale. I risultati relativi li potrete vedere voi stessi nel tempo.
Gli album con spazi per ogni francobollo e a taschine
Nella corsa al nuovo prodotto da vendere gli album a taschine non sono stati a dormirci sopra. Risultato :
meno lavoro (e gioco dico io) al collezionista che però ora non dorme sonni tranquilli. Il materiale usato può
essere buono ma può anche essere non appropriato nel tempo. Leggere quanto riportato nel capitoletto
delle taschine.
Debbo però fare qui una osservazione. Abbastanza sovente qualche collezionista mi mostra la sua raccolta.
Ho avuto modo di notare che i francobolli raccolti in album e applicati con linguella si presentano usualmente
più freschi dei loro fratelli sistemati da un po’ di tempo in album a taschine. Trovo spesso questi ultimi un po’
più “fané” (termine non più usuale che sta per francobollo invecchiato e leggermente ingrigito).
I fogli liberi con strisce a tasca
Esistono oggi sul mercato diverse soluzioni del genere. Per la conservazione dei francobolli rifarsi a quanto
detto in precedenza.
I fogli liberi bianchi
In commercio ne esistono vari tipi con molte cornici di varie fogge. Siccome è presumibile che vi verranno
inseriti i francobolli nuovi incorniciandoli in taschine, consiglio di rivedere quanto detto sopra e quanto dirò in
merito al tipo di carta ottimale.
Collezionare in bustine di pergamino
A mio avviso se il problema che mi si pone è quello assoluto e predominante ritengo che ancor oggi il miglior
sistema possibile esistenza per la conservazione dei francobolli. Naturalmente se fatta al vivo senza
l’inserimento dei francobolli in tasche o taschine o altri materiali. Purtroppo questo sistema viene
assolutamente privato del piacere che può produrre la visione dei particolari e dell’insieme. Ma se il
problema primo è quella della conservazione non esiste sistema migliore di questo. Infatti la carta di
pergamino è particolarmente adatta a tale scopo: è materiale particolarmente neutro che non permette
l’insorgere di colonie microbiche o il pericolo di autoadesione del francobollo. Fermo restando che in ogni
bustina non vengano inseriti più valori.
Tipi di carta adatti ai fogli per una collezione
La tradizione dice che il miglior tipo di carta per i fogli su cui montare una collezione di francobolli è quella di
cartoncino spesso e più spesso è e meglio è. Non è completamente vero. Che il peso della carta sia
importante per evitare degli spiegazzamenti che possono succedere con il rigirare della pagine è vero, ma è
anche vero che non necessita che tale supporto sia particolarmente pesante. Più importante a mio avviso è
che la carta contenga la minore quantità di sbiancanti possibile e che sia un po’ porosa, qualità propria di
carta che non subisce troppe alterazioni in base all’umidità ed al calore d’ambiente. La carta porosa lascia
respirare meglio il contenuto e ne trattiene meno l’eventuale umidità che può annidiarvisi.
Ambiente e attenzioni consigliate
Mi è più facile parlare di ciò che sconsiglio vivamente.
1. Non tenere i volumi contenenti i francobolli in zone troppe fredde o troppo calde e/o umide. Detto
così sembra semplice ma attenzione ai particolari.
2. Un finestra vicina può essere favorevole a sbalzi di umidità e di calore. Meglio tenere i volumi in una
biblioteca (non chiusi in cassaforte!) lontano dalle finestre ma anche dalle fonti di calore (termosifoni
ecc.) . Spesso il problema si presenta non tanto per un cambio relativo di umidità o di calore quanto
tale grado di umidità e calore restino nell’ambiente. Talvolta l’apertura di una finestra in giornata
adatta facilita l’uscita dell’umidità esistente. Infatti nemmeno la totale mancanza di umidità è
auspicabile poiché può creare l’invecchiamento rapido dei francobolli (cosa abbastanza facile
avvenga in un caveau di banca soprattutto se sotterraneo)
3. Non usate strani accorgimenti, basterà inserire nei dintorni (non troppo vicino) qualche bustina di
materiale igroscopico.
4. Parlare di attenzioni ambientali e dimenticare altri tipi di attenzioni mi pare incompleto. Io vi aggiungo
il problema della sicurezza. Un furto può sempre accadere e così taluni portano in banca le loro
collezioni e adottano alcuni accorgimenti. Io consiglio sempre di provvedere a fotografare in formato
1:1 i propri pezzi di un certo valore. Inserire gli originali singolarmente in bustine di pergamino
(esistono già pronte in commercio) privi di taschine, ma eventualmente con un pezzetto di carta
assorbente da sistemare però sulla parte stampata (e non contro la colla!!!). Dare un numero ad ogni
bustina. L’insieme delle bustine si potrà portarlo in una banca
senza allegarne gli eventuali certificati.
ciò porterà via ben poco spazio (ricordate di controllate il grado di umidità e di riscaldamento
invernale dell’ambiente). Nella cassetta della banca inserite comunque una sola bustina di materiale
igroscopico e non più di una. Le foto applicatele o adagiatele nell’album al posto degli originali.
Avrete così la possibilità di conoscere ciò che è in vostro possesso e se riporterete sopra o a lato, a
matita, il numero corrispondente alla bustina sistemata in banca ne avrete l’immediata possibilità di
accesso. Ciò vale per vacanze tranquille ma anche per piccole assenze. Un elenco dettagliato vi
sarà utile per fare una assicurazione nella stessa banca o presso una Compagnia a vostra scelta.
L’elenco preciso riduce in modo determinante il premio richiesto dalle assicurazioni.
Giorgio Landmans (scritto nel 1967)
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