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Ancora sui francobolli ordinari difettosi o rotti

di Giuseppe PREZIOSI(da L'Occhio di @rechi n. 44)

Nell'ormai lontano dicembre 2010 apparve sulla Tribuna del Collezionista dell'amico Dr. Augusto Ferrara un mio breve scritto (4 colonne in tutto) in cui, dopo aver esaminato un grosso numero di francobolli ordinari difettosi, affermavo che tra le concause di tali difetti vi era anche una minore cura nelle varie fasi delle operazioni di bollatura e di smistamento, e me la prendevo con gli apparati automatici che, nei centri CPO e CMP hanno totalmente sostituito il lavoro umano. In pratica, una cattiva regolazione del corpo bollante, troppo sporgente, poteva essere causa, nel vorticoso passaggio dinanzi alla rulletta bollatrice (o nel ruotare della stessa) di piegature e strappi dei francobolli. Ovviamente altra causa, o meglio motivo di base per tale disastro, era un cattivo ancoraggio dei francobolli alle buste, utilizzando il "collante naturale" di cui i primi dovrebbero essere dotati. Il finale (che mirava a porre in evidenza ben altro aspetto del problema) era centrato sulla rarefazione del materiale usato sul mercato e sul contemporaneo scadimento della qualità, con filippica finale contro tp-label, posta target ed autoadesivi vari.
Mi sembrava di aver scritto una verità banalmente lapalissiana, visto che per la concausa dei difetti richiamavo tutti: utenti (con la loro fobia ad usare la lingua per bagnare la poca colla dietro i francobolli), poste (che di colla ne mettevano, all'epoca, poca e con scarsa adesività), impiantistica (con un trattamento "traumatico" della corrispondenza). Mai mi sarei atteso di veder comparire nel numero successivo, anzi a chiusura del numero, una lettera molto didascalica che Dr. Enrico Veschi (che io conosco, purtroppo, solo di vista) che, dopo aver ammesso la correttezza delle concause di difettosità individuate, mi invitava a cercare, per così dire, più in alto la causa primaria e di suggerire i rimedi. Egli sosteneva che certamente i veri colpevoli dei difetti erano i francobolli medesimi, con la loro colla "evanescente", e che gli inconvenienti sarebbero scomparsi con l'introduzione sempre più massiccia degli autoadesivi che avevano ben altro collante al retro. Egli assolveva così, in un sol colpo, gli utenti schifiltosi e i macchinari mal tarati e con scarsa manutenzione dei CPO e CMP.
Non risposi. Per due motivi mi astenni dai commenti. Il primo, perché, non conoscendo di persona il Dr Veschi, mi è sembrato scorretto rispondere, il secondo, perché mi è parso inutile imbastire una polemica senza nessuna controprova. In realtà, però, la vera causa che mi fece tacere fu il gran rispetto che porto per la persona Veschi, anzi per l'istituzione Veschi, perché ho letto la sua esemplare storia personale, ho apprezzato la sua capacità di "tener la dritta" come ultimo Direttore Centrale per i Servizi Postali e perché egli rappresenta la figura di "servitore dello Stato" come ho voluto essere io stesso e ho sperato (spesso invano) che anche altri lo fossero sentendosene, peraltro, onorati. Ho lasciato scorrere il tempo e solo dopo un anno e mezzo, sommessamente rispondo attraverso il Foglio della nostra Associazione che ben difficilmente finirà nelle mani del Direttore Veschi.
Dunque, è vero, la pessima adesività del collante che corredava i francobolli ordinari "Donna nell'arte" è nota a tutti e aveva dei precedenti illustri nelle ultime tirature dei "Castelli" e nei contemporanei valori commemorativi. Si potrebbe quasi affermare che è l'intera era vinilica a non fare troppo onore al nostro Poligrafico e perciò non posso concordare con il Dr Veschi sulla storica scarsa adesività dei nostri francobolli. Per ritrovare un coefficiente di adesività così basso bisogna tornare addirittura alla "Democratica" e alla "colla di guerra". D'altra parte io devo fare ammenda della mia presa di posizione contro i francobolli autoadesivi. La loro massiccia diffusione ha drasticamente ridotto la percentuale di difettosità tra gli usati. Non più strappi, dentelli corti, spellature (se non si tenta di staccarli dalle buste). Non più angoli mancanti e pieghe originate da cattiva conservazione negli uffici (o meglio, molte di meno). Se proprio oggi vogliamo ritrovare dei difetti essi devono essere imputati quasi esclusivamente agli utenti (angoli più o meno piegati sotto, visibili maltrattamenti di angoli e di dentelli generati da "unghiate" per staccare i francobolli dal "supporto siliconato", pieghe e danneggiamenti durante la lavorazione generati da buste a sacchetto imbottite a bolle d'aria.
Eppure, e qui ritorniamo al precedente articolo, anche in presente di un collante con ancoraggio di ben altra tenuta rispetto a quello delle "Donna nell'arte", i danni provocati dalle macchine dei CPO non mancano. Gli autoadesivi sono realizzate con più strati sovrapposti: il velo di colla, un supporto "mat", un velo lucido su cui e apposta la stampa. Poiché le macchine non riescono a strappare contemporaneamente i tre strati dalla busta, ne staccano il superficiale, specie agli angoli. Ma non mancano i fenomeni già denunciati nel precedente articolo e qui se ne offre una seppur contenuta casistica.

 

Mi creda Dr Veschi nessuna polemica, solo una costatazione della realtà. Forse le nuove bollatrici a getto d'inchiostro (peraltro illeggibili) risolveranno gran parte del problema (come l'inviare uno o due fogli, spesso spiegazzati, di tutte – o quasi – le emissioni a tutti – o quasi – gli uffici postali daranno una qualche visibilità ai francobolli) ma un controllo tecnico presso i CPO non sarebbe superfluo.

P.S. Per staccare gli autoadesivi usati dai frammenti di busta basta immergerli per pochi secondi in "acqua ragia" inodore. Peccato che, una volta staccati, sia necessario farli aderire a un "supporto siliconato" a meno di non volerli "infarinare".


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