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Scherzi da suora 2 |
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di Giuseppe PREZIOSI (L'Occhio di @rechi n. 55 - A.S.F.N.) | ||||||||||||||
Ve lo avevo promesso ed eccomi di nuovo a voi con il 2° capitolo di questa fantastica cavalcata tra i francobolli mondiali, quelli che non hanno valore (neanche per i tematici che “devono” preferire per le esposizioni, a parità di soggetto, francobolli “seri” e di maggior costo) e che bisogna trattare come “figurelle”. Dopo questo doveroso aggiornamento passiamo ad esaminare un altro tema che è emerso mettendo le mani nello scatolone di frammenti che vi dissi. Dunque, come sempre mi è successo, mi sono imbattuto in ⅔ di francobolli su frammenti colorati. Messi da parte i bianchi ho cominciato a selezionare i primi secondo il colore delle buste, impresa quasi impossibile tenendo conto che le gradazioni sono quasi infinite andando dal “carta di imballaggio scuro” al “rosso fiamma superlucido”, anche se quest’ultimo tipo era molto più diffuso in Italia in altri tempi e oggi lo ritroviamo, sbiadito, solo in India. Qualcuno, che ha già letto alcune mie notarelle sull’argomento, sa la mia propensione a ritenere le macchie sul retro dei francobolli create al momento del loro incollaggio sul supporto, con la colla bagnata, e non quando si procede al lavaggio. Naturalmente ne sono sempre più convinto come so per certo che né la candeggina né alcun altro sbiancante ottico riesce a rimuovere quelle odiose e “invalidanti” macchie. Naturalmente tutto il mondo è paese e ancora oggi vi è una certa diffusione delle buste colorate e, come è facile immaginare, ogni paese ha i suoi colori “preferiti”. Fortunatamente l’effetto macchia non è uguale su tutti i francobolli essendo legato alla capacità di assorbimento della carta di questi ultimi. Non è perciò infrequente che francobolli incollati su buste colorate vengano fuori candidi dopo il lavaggio, perché il grado di assorbimento del colore è nettamente inferiore ad altri. Se la cosa può consolare, si fa per dire, i francobolli italiani, o comunque prodotti con carta nostrana, sono tra i più soggetti ad assorbire il colore. Mentre per la prima riga e la metà della seconda esso può considerarsi quasi nullo o comunque molto basso, dal 10° campione a seguire diviene sempre più probabile che i francobolli, resi difettosi dalle macchie, siano inservibili e ciò è quasi certo per l’ultima riga. Un caso particolare è quello indiano dove le buste a sacchetto non sono imbottite a bolle d’aria, come in tutti i paesi occidentali, tipologia quest’ultima che rende inservibili i francobolli due volte, una perché il colore passa facilmente ai francobolli (n. 2 della terza riga dei “provini”), l’altra perché si gualciscono con estrema facilità. In India, invece, le buste sono telate o plastificate con un sottilissimo velo. Negli esempi riportati abbiamo, nella prima riga, tre diversi colori delle buste e, trame della tela, ben visibile nel quarto riquadro. Ovviamente, l’infittirsi della trama è legato alla qualità (e al costo) della busta. Nella seconda riga sono visibili, in giallo, una busta plastificata (notare gli sprazzi di brillamento), in azzurro una telata e plasticata (la trama della tela è scarsamente visibile). Al centro infine vi è un tipo speciale di carta – non carta che non si strappa ed è molto elastica, usata in Nepal. Ovviamente, nessuna di quelle buste rilascia colore ma bisogna preventivamente liberare i frammenti dalla tela che aderisce alla carta con una colla solubile in acqua. Senza fare questa operazione, e lavandone contemporaneamente un nutrito gruppo, si provocherebbe un mezzo disastro.
Ovviamente anche altre cause di difettosità sono ben presenti. Le buste telate e gualcite indiane (con francobolli inservibili), le macchine bollatrici (non solo in Italia, ma anche in Belgio e in Malawi!), il cattivo ancoraggio dei francobolli alla busta, etc., tutto complotta contro l’oggetto della nostra passione. Anche e soprattutto nel caso dei francobolli “missione”, la percentuale di scarto è altissima, nell’ordine del 40%, con almeno un 10% di totalmente rotti e ciò pur rendendo i parametri di qualità leggermente più elastici in considerazione delle dentellature oggettivamente “difficili” e della carta non sempre di alta qualità. Ma di tutto ciò parleremo in un’altra puntata.
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