Un giorno, mentre mio figlio Jonathan preparava il
materiale per un’esposizione, ci siamo trovati a discutere della tariffa
utilizzata sul biglietto postale riprodotto nella successiva (fig. 1).
Dopo aver verificato tutti i tariffari a nostra disposizione, siamo
arrivati alla conclusione che l’unica tariffa possibile era quella
prevista per le lettere di peso superiore a 15 grammi e più precisamente
del doppio porto.
A questo punto, esaminando la legislazione del settore, abbiamo
riscontrato che, contrariamente a quanto sentito dire spesso da alcuni
collezionisti di biglietti postali, all’interno di questo intero postale
si potevano introdurre fogli di carta od altro e, nell’eventualità che
sorpassassero il peso di 15 grammi, si doveva soltanto adeguare la
tariffa.
Verificando nell’archivio dei vari biglietti postali “da studiare” ne
abbiamo trovati altri: una scoperta che ci ha sorpresi e allo stesso
tempo rafforzato il convincimento che questo oggetto postale fosse
sicuramente degno di rientrare con tutto rispetto nel settore della
storia postale.
Nonostante infatti che le Regie Poste abbiano emesso biglietti postali
con impronta di valore e di conseguenza fornendo all'utente il supporto
cartaceo gratis, questi non hanno mai avuto un grande utilizzo, non per
questo però da sottovalutare nel grande mondo della filatelia.
A questo scopo, raccogliendo l’invito di Roberto, inizieremo una serie
di brevi articoli sui biglietti postali inviati all’estero nei vari usi
e utilizzi consentiti e conosciuti.
Ora, dopo questa breve introduzione, passiamo alla presentazione
dell’articolo.
Inizialmente i biglietti postali sono stati adottati in Belgio il 15
dicembre 1882 e sono stati istituiti in Italia soltanto con la Legge
30 luglio 1888 n. 5618 (serie 3a) portante modificazioni alle altre
leggi postali del 23 giugno 1873, n. 1442 (serie 2a) e 10 luglio 1881,
n. 288 (serie 3a).
All’art. 4 della summenzionata legge, con decorrenza dal 1° agosto 1889,
veniva riportato:
“E’ istituita una nuova forma di corrispondenza epistolare chiusa,
denominata biglietto postale.
Esso porta impresso il francobollo ed è fornito dall’Amministrazione
delle poste; la tassa è la medesima che per la lettera semplice di 15
grammi.
Se il biglietto postale, contenendo fogli od altro sorpassi il peso di
15 grammi, deve essere affrancato per il dippiù con l’apposizione dei
necessari francobolli, colla progressione fissata delle
lettere...(omissis)…”
E poi con il con il Regio Decreto che approvava il testo unico
delle leggi sul servizio postale 20 giugno 1889, n. 6152 (serie 3a)
(pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del Regno il 18 luglio 1889, n.
170) che prevedeva all’art. 24, sempre con decorrenza 1° agosto 1889:
“E’ ammessa una forma di corrispondenza epistolare chiusa, denominata
biglietto postale. Esso porta impresso il francobollo ed è fornito
dall’Amministrazione delle Poste. La tassa è la medesima che per le
lettere semplice di 15 grammi. Se il biglietto postale, contenendo fogli
od altro sorpassi il peso di 15 grammi, deve essere affrancato per il di
più coll’applicazione dei necessari francobolli, colla progressione
fissata delle lettere...(omissis)…”
Il biglietto postale, almeno in Italia, fu previsto solo per gli usi
interni, infatti, per l’invio all’estero la sua affrancatura doveva
essere quasi sempre integrata. L’articolo 135, capo XVII del Regio
Decreto che approvava il regolamento generale per il servizio delle
poste. 2 luglio 1890, n. 6954 (serie 3a) (pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale del Regno il 18 luglio 1890, n. 168) che abrogava il Regio
Decreto che approva il regolamento generale per l’esecuzione del
servizio postale 20 giugno 1889, n. 6152 (serie 3a) (pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale del Regno il 18 luglio 1889, n. 170), mantiene quanto
decretato precedentemente e cioè:
“I biglietti postali sono di due specie:
a) pel distretto, da centesimi 5, di colore grigio;
b) fuori distretto, da centesimi 20, di colore canarino.
I biglietti da 5 centesimi valgono per le altre località del Regno e
tanto essi quanto quelli da 20c. valgono eziando nei rapporti con
l’estero, purché ne sia completata la francatura mediante francobolli.”
Di seguito presentiamo tre biglietti postali di peso superiore a 15 gr.
in tariffa postale per doppio porto per l’estero ed un quarto anche in
uso raccomandato.
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(Fig. 1) Biglietto postale da
20c. spedito da Milano (ferrovia) il 13 marzo 1890 per Zurigo in
Svizzera dove arriva il 16 marzo 1890. Integrazione tariffaria
di 30 cent. per l’invio all’estero in tariffa da due porti. In
perfetta tariffa doppio porto per l’estero di complessivi 50
cent. (25 cent. + 25 cent.).
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(Fig. 2) Biglietto postale da
5 cent. spedito da Roma il 29 marzo 1895 per Bruxelles in Belgio
dove arriva il 31 successivo. Integrazione tariffaria di 45
cent. per l’invio all’estero in tariffa da due porti con un
francobollo da 45 cent..
In perfetta tariffa doppio porto per l’estero di complessivi 50
cent. (25 cent. + 25 cent.).
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(Fig. 3) Biglietto postale da
5 cent. spedito da Livorno il 24 ottobre 1895 per Rotterdam in
Olanda dove arriva il 26 successivo. Integrazione tariffaria di
45 cent. per l’invio all’estero in tariffa da due porti.
In perfetta tariffa doppio porto per l’estero di complessivi 50
cent. (25 cent. + 25 cent.).
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(Fig. 4) Biglietto postale da
5 cent. spedito da Vittorio (Treviso) il 28 febbraio 1913
inviato in uso raccomandato a Philadelphia (Pennsylvania) negli
Stati Uniti di America dove arriva il 12 marzo. Bollo di
transito di Torino (ferrovia) in data 1° marzo. Targhetta
postale con R in nero e nominativo della località. Integrazione
tariffaria di 70 cent..
In perfetta tariffa doppio porto in uso raccomandato per
l’estero di complessivi 75 cent. (25 cent. + 25 cent. +25 cent.).
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