Sfogliando un pacchetto di vecchi giornali in un mercatino, mi sono
imbattuto in un numero, anzi nel primo numero (ANNO 1 - N. 1 c'è
scritto!), del settimanale "Nuova Illustrazione Universale", datato
14.12.1873, che mi colpì per la piacevole incisione della testatina di
copertina. Sfogliandolo distrattamente m'accorsi che a pagina 6 (in
tutto il giornale è di otto pagine, in formato circa A3, edito dai
Fratelli Treves di Milano) c'era un articolo che parlava della novità
del momento: le cartoline postali. Queste, infatti, allora già esistenti
in tutta Europa, sarebbero entrate in uso in Italia dopo un quindicina
di giorni, ed iniziavano a fiorire le polemiche. Anziché raccontarvi
quello che l'articolo dice ho ritenuto opportuno trascriverlo
interamente perché l'autore, purtroppo sconosciuto, ci fa anche una
breve storia della cartolina postale e dei prezzi ai quali circola
all'estero, non senza cercare di punzecchiare il nostro governo sulle
scelte fatte. La lettura del pezzo originale, inoltre, permette di non
perdere quel linguaggio dell'epoca che, personalmente, trovo molto
affascinante, evitando anche al sottoscritto di aggiungere ulteriori
commenti.
"LE CARTOLINE POSTALI
Finalmente col 1° gennaio 1874 avremo anche noi le cartoline postali,
tanto desiderate, ed eccovene qua il disegno. Dove c'è il cerchio vuoto,
la posta mette il suo bollo di partenza; dopo l'A, voi metterete
l'indirizzo; e a tergo potete scrivere anche un'epistola, se avete il
carattere minuto, e se sapete scrivere in croce come gl'inglesi.
Il Sella non ha voluto saperne di metterle a 5 cent. come altrove,
temendo che molti scrivano cartoline, invece di lettere. Egli ha avuto
torto perché l'una cosa non fa danno all'altra. Lettere d'affari,
lettere di complimenti, neppure lettere amorose, non si vorrà certo
mandarle aperte, perché le legga prima il fattorino o la portinaia. Ma
vi sono mille risposte che non si danno per la seccatura di non scrivere
una lettera, con le frasi d'esordio o di chiusura, e con la busta;
adesso trattandosi di scrivere due righe dietro una cartolina, saremo
tutti più esatti, più pronti, ad avvisar la moglie che siamo arrivati,
ad accusar ricevuta ad una lettera, salvo a rispondere più tardi, o
accettare un invito, o mandar gli auguri pel compleanno e per
l'onomastico, e a rispondere agli associati che mandano dei sonetti…
massime se gli associati manderanno le cartoline doppie. Giacché per 10
cent. v'è la cartolina semplice, e per 15 la cartolina doppia, cioè con
la risposta pagata.
Chi ha inventato questo modo di corrispondenza che fa tanta economia di
spesa, si parole, e di tempo è stata l'Austria. Essa l'introdusse il 1°
ottobre 1869, e le diede subito il prezzo di 5 cent. Poi l'Inghilterra.
Una lettera che circola per tutto il Regno Unito, costa 1 penny (10
cent. e 1/2); nel 1870 fu introdotta la post card a 1/2 penny (cent. 5
1/4). In Germania la cartolina cominciò a circolare il 1° luglio 1870 a
12 centesimi e mezzo; solo due anni dopo, il prezzo si ridusse a 2
centesimi e mezzo. In Isvizzera, fu istituita il 1° ottobre 1871, al
prezzo di 5 cent. Nel Belgio il 1° luglio 1872, pure a 5 cent. Lo stesso
regime funziona da lungo tempo in Olanda ove la cartolina doppia costa
11 centesimi e 5 1/2 la semplice. In Svezia, il prezzo della carta fu
sulle prime di 17 centesimi e mezzo, ma dal 1° gennaio 1873 è ribassata
a 14. In Norvegia, nella Danimarca e nella Russia si è organizzato un
sistema speciale, una cartolina circolante per tutto il regno ed
un'altra per ogni circoscrizione con un prezzo diverso. In Norvegia, in
cui la cartolina funziona dal 1° gennaio 1872, il prezzo va dai 14 ai 4
centesimi, secondo che la cartolina è generale o locale. La Russia ha
pure due prezzi, da 20 centesimi e da 12. L'istituzione data dal 1872.
Quanto alla Danimarca il prezzo scende da 12 a 6 cent. La cartolina vi è
conosciuta dal 1° aprile 1871. La Francia poi votò la sua cartolina
postale il 10 dicembre 1872, al prezzo di 10 cent.
Noi veniamo gli ultimi, e speriamo che la prova riesca sì felicemente da
ridurre presto il prezzo a 5 cent., ch'è il prezzo ragionevole."
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