Home indice delle storie postali STORIA POSTALE TUTTE LE RUBRICHE | ||||||||||||||||
I Rapporti postali tra Francia e Pontificio negli anni 1850 -1860 |
||||||||||||||||
Seconda parte: pensavo che Roma fosse in Italia |
||||||||||||||||
Dopo una prima parte dedicata alla convenzione del 1853, proponiamo oggi la seconda ed ultima parte della nostra breve presentazione dei rapporti postali tra Francia e Stato pontificio.
Dal 1° settembre 1866, la tariffa postale della lettera semplice per il Pontificio fu dimezzata, riducendola da 1 franc a 50 centimes e, da Roma per la Francia, a 10 baiocchi. La tabella sotto riprodotta (fig.1), nella sua prima colonna, precisa anche la tassa da pagare dal destinatario per le lettere spedite in porto assegnato (16 baiocchi o 80 centimes):
Anche questa volta, la nuova tariffa fu accolta con grande soddisfazione dal mondo commerciante ed imprenditoriale, ne troviamo testimonianza in questo articolo della rivista “Civiltà cattolica” (fig.2):
… ed una seconda spedita per via ferroviaria attraverso le Alpi (fig.4): quale il motivo di questa scelta? Il treno, per coprire queste distanze, aveva ormai superato la velocità del piroscafo!
La tariffa… che non ci fu! Nel procedere della ricerca che abbiamo fatto nel Bulletin des lois francese, abbiamo scoperto che quella nuova tariffa del 1° novembre 1866, era in realtà la variazione di una prima diminuzione prevista nel luglio 1865 (fig.5), ma mai ratificata, che prevedeva, originariamente, di stabilire la nuova tariffa in 60 centimes (e 12 baiocchi)!
Pensavo che Roma fosse in Italia! Ora giustifichiamo ai nostri lettori il titolo della nostra cronaca! Il giorno 25 gennaio 1869, la ditta Valentin Gros, di Marsiglia, spedisce una lettera (fig.6) al signor Alibrandi a Civita Vecchia. La soprascritta reca la dicitura “Italie”, senza specificare la via d’instradamento (mare o terra): la lettera prosegue in plico chiuso, con l’ambulante ferroviario, fino a Lione per varcare le Alpi.
In arrivo a Roma si scopre l’irregolarità: essendo indirizzata verso l’ITALIA, la lettera era stata logicamente affrancata per 40 centimes e l’addetto postale francese non si era accorto dell’errore: aveva anche apposto il suo timbrino PD, cioè porto pagato fino alla destinazione finale!
Stavolta, si cancella il PD e si Tassa per una lettera in porto assegnato: 80 centesimi. Valore dell’affrancatura: 40 centimes. Tassa da pagare dal destinatario: Immaginiamo senza troppe difficoltà la reazione del signor Valentin Cros: “je pensais que Rome était en Italie”: pensavo che Roma fosse in Italia!
Quando il Risorgimento “sbatte” contro il muro della… “routine”! Ecco l’ultima lettera che chiuderà la nostra cronaca: siamo ora nel mese di novembre 1870. Poche settimane prima, il giorno 20 settembre, l’artiglieria italiana aveva aperto una breccia a Porta Pia (fig.7), dando così inizio alla presa di Roma. Sconfitto lo Stato Pontificio ed il potere temporale del Papa, la città entrò a far parte del Regno d’Italia, per divenirne poi la sua capitale dal mese di febbraio 1871.
Chi scrive a Roma può ormai affrancare le sue lettere per 40 centimes (secondo la convenzione franco-sarda vigente dal 1.1.1861, poi estesa alle province riunite al Regno di Sardegna per costituire il Regno d’Italia), invece dei soliti 50 centimes della convenzione franco-pontificia… Questo ha fatto il mittente con questa ultima lettera spedita da Parigi il 3 novembre 1870, (fig.8): purtroppo l’addetto postale, in un primo momento, e sicuramente per forza d’abitudine, dopo l’annullamento del francobollo timbrò con l’inchiostro rosso la soprascritta, con il suo bollo: AFFRANCHISSEMENT INSUFFISANT (affrancatura insufficiente): una lettera per Roma? Certamente, lui si aspettava ancora di vedere un’affrancatura di 50 centimes! In un secondo momento, resosi conto del proprio errore, lo cancella con due tratti di penna. La forza del destino contro la forza della praticaccia!
Bibliografia La principale referenza italiana per quanto riguarda lo studio delle tariffe postali degli A.S.I. rimane l’opera di Mario MENTASCHI e Thomas MATHÀ: Letter Mail from and to the Old Italian States (1850-1870), Vaccari editore, 2008.
|