MEMORIE
di Antonio Rufini

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Memorie di un anziano collezionista di storia postale (LXXV parte):

MARCOFILIA: I BOLLI DELLE NAVI NELLA GUERRA NEL GOLFO PERSICO DEL 1990-91

Antonio Rufini

§1) – Nell’anno 1990 in casa mi fecero la festa per i miei 20 anni di Laurea in Giurisprudenza; nello stesso anno avevo già 12 anni di iscrizione all’Albo Avvocati, da cinque ero Revisore Ufficiale dei Conti ed ero Presidente del Collegio Sindacale di varie Società (S.p.A.) con capitale sociale superiore a Lire 500 milioni. Per forza di cose all’epoca era scontato che in materia di Diritto Costituzionale ne sapessi un pochino, un cicinino di più di altri miei concittadini, per esempio di molti operai della FIAT di Torino o degli addetti all’edilizia delle imprese di costruzione chiaramente non provenienti dalle Facoltà di Giurisprudenza; questa mia presunzione è la premessa per comprendere le mie perplessità che esporrò in fine di queste memorie.

A mio genero Sisto (sì: gli misero proprio un nome da Papa della Chiesa Cattolica romana!) nell’anno 2023 abbiamo fatto la festa per il suo quarantesimo compleanno: è nato nel 1983; ad agosto del 1990 non aveva ancora compiuto i 7 anni; suppongo che guardasse in TV i soli cartoni animati giapponesi; ricorda poco dei Campionati Mondiali di Calcio di allora, ”ITALIA ‘90”, queeli delle “notti magiche” di Baggio e Schillaci; non sa quasi nulla della Guerra nel Golfo (persico). Nella sua condizione mnemonica si troveranno quasi tutti isuoi coetanei della Generazione “Y” ed anche i più giovani, anche i nati (maschi/femmine) dopo l’anno 2.000 (la Generazione “Z”).(1)

Io nel mese di agosto del 1990 ero in vacanza con la famiglia a Molveno allorquando il 2 agosto l’Iraq (di Saddam Hussein) invase, per annetterselo, il Kuwait, un emirato indipendente che lo stesso Iraq aveva in precedenza riconosciuto come Stato indipendente; sorvolo sulle motivazioni dell’invasione militare, perché non sono funzionali a questa mia memoria.(2)

Il Consiglio di Sicurezza dell’O.N.U. approvò due risoluzioni, la 660 e la 661 con le quali condannò l’Iraq ed approvò varie sanzioni economiche, gravissime, contro di esso. L’occupazione militare del Kuwait venne considerata dagli U.S.A. come un assalto agli interessi vitali degli U.S.A. stessi (cioè il petrolio di allora), così come recitava la all’epoca vigente “dottrina Carter”. E poiché vi era il fondato sospetto che l’Iraq potesse attaccare anche l’Arabia Saudita gli U.S.A. inviarono in loco due gruppi di portaerei, più 48 aerei F15 Eagle e 500.000 soldati sul confine Arabia-Iraq. Il 29/11/1990 il Consiglio di Sicurazza dell’O.N.U. approvò la risoluzione 678 autorizzando tutti i mezzi necessari per sostenere la risoluzione 660 (anche l’uso della forza) e stabilì un ultimatun per le ore 08 del 16/1/1991 per il ritiro delle truppe irachene dal Kuwait; l’Iraq se ne infischiò dell’ultimatum. Gli U.S.A. che avevano costituito una coalizione di 34 stati per respingere l’Iraq nei suoi cinfini, il 17/1/1991 alle ore 08 iniziarono contro l’Iraq l’operazione “Desert Storm”, la più grande operazione militare “alleata” dopo la guerra di Corea. E’ noto che le operazioni militari ebbero effetto schiacciante sulle truppe irachene per superiorità di mezzi, di tecnica militare e di uomini, difatti parte dell’esercito iracheno era stato schierato a nord in difesa del confine con la ostile Turchia. La guerra terminò in fretta. Alle ore 04 del 24/2/1991 il Presidente degli U.S.A. Bush (padre) dichiarò la fine delle ostilità; l’Iraq era stato materialmente retrocesso al 1890 ad un secolo prima: non aveva più infrastrutture, distrutte dai bombardamenti (ferrovie, viadotti, strade, ponti, acquedotti, centrali telefoniche, centrali elettriche, centri di comando e mezzi militari, con 22.000 periti in combattimento e 2.300 morti tra i civili); la coalizione vincente, capeggiata dagli U.S.A., ebbe 388 periti in combattimento o per incidenti e 776 feriti. Questi, in sintesi, i motivi e l’esito della guerra che, anche a definire succinti (solo una ventina di mie righe di testo), si minimizza; ma IL POSTALISTA è un periodico di filatelia e storia postale, non un periodico storico/militare!

L’Italia partecipò alla Guerra del Golfo anche con 8 cacciabombardieri Tornado. Dall’inizio dell’agosto 1990 il Governo italiano (VI° governo Andreotti) inviò in loco varie navi della Marina Militare costituendo il “COMGRUPNAV VENTI” che rimase nel Golfo Persico anche dopo la fine delle ostilità, fino ad agosto 1991 per operazioni, diciamo pure, umanitarie, di controllo, di sminamento in mare e simili.(3)

Il mio indimenticabile amico Tobia, commerciante di francobolli e monete, qualche tempo dopo la fine della Guerra del Golfo, mi regalò una bella raccolta di bolli delle navi militari italiane che parteciparono alla guerra; si tratta di tutti Biglietti Postali di Stato anno 1990 da Lire 600 commemorativi per il Centenario dei Sommergibili Italiani (Filagrano B61) obliterati dai B.T.C. del Comando e delle singole navi italiane partecipanti a quella guerra chiamata dagli americani, come detto, “Desert Storm”.
Supposi, considerai una cosa normale che le navi della Marina Militare fossero state dotate dall’allora Azienda Postale ministeriale, fin dalla entrata in servizio, di proprio B.T.C. postale; l’obbligo di cotanta “dotazione” datava da molto prima, dal Regno d’Italia. Ma il B.T.C. del Comando “COMGRUPNAV VENTI” in quanto tempo venne approntato per essere usato? La Zecca di Stato o qualche incisore privato furono costretti a lavorare nottetempo?

Lascio la risposta agli specialisti dell’A.N.C.A.I. di Torino, ammesso che sappiano di questi eventi ormai vecchi di oltre 30 anni.

Preciso: quelli che sto per mostrarvi sono tutti Biglietti Postali che non hanno circolato; non si tratta, quindi, di Storia Postale ma di “marcofilia” vera, “pura”, “assoluta”.
Li mostro in due puntate successive, dato che assiene ai Biglietti Postali allegherò anche una foto delle singole navi e qualche notizia della vita, anche operativa, di ciascuna imbarcazione militare, con tutti i dati e le informazioni tratti, a suo tempo 13 anni or sono, dal sito dello Stato Maggiore della Marina Militare-Taccuino della Marina Militare 2010.
Eccoli:

Ignoro dove il Comando delle operazioni fosse acquartierato: forse su di una fregata o sulla nave rifornimenti; non ho trovato notizie in merito in internet. Forse il Comando poteva essere stato dislocato a terra, sulla costa dell’Arabia Saudita dove c’erano basi operative per l’Aeronautica Militare e per le forze aeree della coalizione nonché per le navi degli U.S.A. che da qualche parte dovettero per forza rifornirsi, per esempio di acqua potabile che non poteva certo essere trasportata dalla costa Est degli U.S.A. (e per migliaia di uomini), acqua da bere che non c’era nemmeno nell’atollo di Diego Garcia, nell’oceano ndiano, tra l’Oman e l’India, base concessa dalla Gtanbretagna agli U.S.A. fino all’anno 2036! Sul punto, sulla collocazione specifica, però, buio assoluto.

In internet sono stati postati molti commenti e ricordi dei militari (delle sole Marina e Aviazione perché l’Esercito Italiano non vernne coinvolto) che parteciparono alla missione “Desert Storm”, molti dei quali oggi in pensione o fuori servizio, qualcuno forse ancora in Riserva; ma non ho trovato nulla che dicesse dove fosse il Comando COMGRUPNAV VENTI: non sarà stato mica un segreto militare, un segreto di Stato?

Se da qualcuno, testimone oculare, fosse stato riferito dove il Comando italiano era dislocato, a terra, avrei trovato una qualche foto del luogo da allegare o, come minimo, un’attuale immagine satellitare; invece: nulla, non posso qui unire un niente di niente; quindi seguito a mostrare i miei Biglietti Postali con le rispettive foto.










 

NOTE:

1) – Allorquando iniziò a vedersi in TV la guerra in Iraq non più a parole ma guerreggiata (anche se mai dichiarata) noi delle Generazioni Silenziosa e Baby Boom, che eravamo stati sogetti alla ferma militare obbligatoria, rimanemmo stupefatti dei nuovi sistemi di guerra, delle bombe “intelligenti” con tanto di telecamera sulla punta dell’ogiva che inquadrava il bersaglio fino allo scoppio finale, quando “pluff” la telecamera esplodeva assieme al bersaglio. Io che venti anni prima ero stato Ufficiale di Artiglieria pensai, come sicuramente ebbero a fare molti miei ex colleghi, che con l’elettronica la guerra non sarebbe stata più la stessa, non sarebbe più stata quella combattuta, da ultimo, nel Vietnam. Quelle videate delle bombe che raggiungevano gli obiettivi furono citate perfino in un bel film d’azione di Mimi Leder, interpretato da George Glooney e Nicole Kidman sette anni dopo: THE PEACEMAKER (1997), nel quale si fece un riferimento specifico a quel conflitto e a quelle bombe d’aereo con telecamera; film che quando passerà in televisione sarà da rivedere, se non da scaricare a pagamento da internet per visionarlo subito .

2) - Mio padre in quell’anno stava malissimo per i postumi di ictus e aveva 77 anni: ex Ufficiale del Regio Esercito (quindi della Greatets Generation) aveva avvicinato me e mio fratello fin da ragazzi ai problemi bellici e a come l’aviazione avesse nel ’39-45 cambiato radicalmente i sistemi di guerra; anch’egli se avesse potuto capire dalla TV cosa era stato usato in Iraq, si sarebbe meravigliato della nuovissima guerra “supertecnologica”. Noi della Generazione Silenziosa e i Baby Boomers, comodi a casa e stravaccati sui divani, rimanemmo però preoccupati perché vennero fatti prigionieri gli Ufficiali Cocciolone e Bellini (e forse mi pare anche malmenati o, peggio: “torturati”), sopravvissuti all’abbattimento, da parte della contraerea, del loro Tornado sopra Kuwait City e mostrati proprio dalla TV irachena. Sono passati più di 30 anni, si salvarono dalla prigionia ed avranno poi fatto carriera nell’Aeronautica Militare perché dovevano far parte del personale in Servizio Permanente Effettivo dato che i difficili, complicati e costosi aerei Tornado mica potevano essere affidati al personale in Servizio di Leva Obbligatorio! Senza andare a fare ricerche in internet, ‘che è già lungo e defatigante farlo per la Storia Postale, vorrei augurarmi che oggi siano ancora vivi e, se sì, che stiano ancora volando, ma in quota verso l’obiettivo dei 70 anni di età.

3) - Mi pare di ricordare che anche qualche anno prima, durante la guerra Iraq-Iran, nel Golfo Persico ci fossero già, in mare, più mine antinave che meduse; così gli U.S.A., che incredibilmente non avevano o possedevano pochissime navi dragamine ipotizzando che la guerra con mine fosse cosa d’altri tempi, ma che necessitavano di dragamine per essi stessi e per la navigazione civile/commerciale (per le navi petroliere), fecero una cosa veramente all’”americana”. Lessi tempotibus illis che gli U.S.A. fino all’inizio degli anni ’60 costruissero navi dragamine con scafo, figuriamoci, in legno, poi, mi pare, cedute gratuitamente alla Marina Militare dell’Italia! Gli U.S.A. non avevano sufficienti o adatte navi dragamine in vetroresina e polimeri (insensibili, non rilevabili dai sensori magnetici delle mine), tecnologia che invece aveva una Società del Gruppo Montedison; così al posto di acquistare i relativi brevetti acquistarono direttamente tutta la Società. Sono miei ricordi da prendere col beneficio di inventario perché sono trascorsi più di 40 anni e, se capii male e ricordo pessimamente oggi, sarò felice se qualche lettore mi scrivesse per confermare o correggermi, tenendo presente che sono un ottantenne, con memoria oramai da ottantenne!

il 9 luglio

Antonio Rufini
21-05-2024

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