Continuo nel raccontare tre fatti di Storia Postale personalissimi.
Nel gennaio dell'anno 1995 Posteitaliane emise, cosa mai verificatasi prima in periodo repubblicano, un francobollo con sovrapprezzo in favore delle popolazioni colpite dall'alluvione in Piemonte nel novembre 1994; un bel valore con un disegno accattivante e indicante la rinascita: un albero di olivo stroncato dalla furia degli elementi, ma che stava gettando nuovi rami sui quali si andava posando una colomba, una linea d'acqua e dietro, all'orizzonte, un arcobaleno.
Il sovrapprezzo portato dal valore era, anche se nella sua "piccolezza", notevole e cioè £. 2.250 corrispondente a tre affrancature di lettera di primo porto. La vendita del valore (fatta complessivamente a £. 3.000 da usarsi per la lettera di primo porto) fu limitata al 30 giugno dell'anno di emissione, per poter fare i conteggi del sovrapprezzo realizzato e da destinare alle popolazioni alluvionate; ne vennero venduti poco più di 850.000 esemplari.
Io acquistai cinque valori da destinare ai miei Avvisi di Ricevimento e le Raccomandate con i Mod. 23-I così affrancati sono partite un po' alla volta, alla spicciolata e da vari Uffici postali, non solo di Roma.
Dei cinque avvisi è tornato a casa, cioè in Ufficio, solo quello che mostro qui appresso, partito da Roma Prati il 16/2/1995. Gli altri quattro mi sono stati trafugati, non posso pensare a perdite o distruzioni casuali (qui a Roma non abbiamo mica avuto l’alluvione del fiume Tanaro come ad Alessandria…..).
Il perchè dei 4 trafugamenti è presto detto: il francobollo in questione, anche "usato", aveva un plus valore collezionistico; sul Sassone anno 2001 (cioè a cinque anni dalla data di emissione) era valutato come il nuovo, £. 10.000.= e sul C.E.I. anno 2005 (a 10 anni data) € 6,00.
Sono decenni che non tengo più conto dei valori "stellari" indicati nei cataloghi di francobolli: sono una specie di "Libro dei Sogni", di Smorfia napoletana per il gioco del LOTTO; pur tuttavia le valutazioni hanno pur sempre un loro "senso" compiuto che può, che deve essere interpretato circa il fatto che un valore sia non comune o pregiato, magari senza essere "raro". Gli editori di Cataloghi sembrano ignorare il Web; è come se non esistesse. Talvolta un valore che essi indicano in € 200,00, poi, cercato in Internet, che so: in Ebay, lo troviamo in vendita ad € 40,00 e il venditore in Ebay mica lo vuole regalare! Prima o poi gli acquirenti di cataloghi filatelici giungeranno ad un punto di rottura, al disamore per la filatelia classica e con quali conseguenze per l'editoria può solo immaginarsi.
Mi arresto qui ma sono certo che molti lettori de IL POSTALISTA siano della mia stessa idea.
Con le precedenti due "rigacce" di sfogo sono uscito dal seminato e rientro.
Coloro che mi hanno "rubato" gli Avvisi, però, hanno preso, come si dice qui a Roma, una "fregatura": io i cinque valori, prima dell'uso, li ho lavati e incollati sugli Avvisi con il VINAVIL; chi avrà tentato di scollarli li avrà danneggiati irrimediabilmente tentando di staccarli dal cartoncino del 23-I.
I "trafugatori", invece, potrebbero essersi tenuti i 4 avvisi, con quelle affrancature, così come sono. Se così è stato e se dovessero comparire su qualche banchetto di vendita qui nella mia città o in qualche sito di vendita nel Web, allora farò una bella denuncia di furto e ricettazione e comunque eserciterò la rivendica perché sono oggetti postali miei, spediti da me, con timbri del mio Ufficio o comunque destinati a clienti presso di me. So già che la denuncia di furto finirà nel cestino della cartastraccia perché il reato si è già prescritto del suo e per tre volte dato che sono trascorsi 25 anni; sulla ricettazione non voglio pronunciarmi; ma la rivendica (art. 948 c.c.) potrò sempre farla e comunque causerò danni seri da spese legali a coloro che avranno in mano i miei oggettini.
Fino ad oggi i 4 Avvisi mancanti non li ho mai visti né sui banchetti né nel Web e dato che è trascorso un quarto di secolo, dovrei congetturare che siano stati distrutti dopo il tentativo, andato male, di "scollaggio" (bruttissimo neologismo).
Per completezza del racconto devo aggiungere qualche cosa d'altro.
Posteitaliane ebbero ad emettere altri due valori con modesto sovrapprezzo e che ho usato per affrancare i miei Modelli 23-I, quello "Regina Elena" (2/3/2002) e quello sulla Professione Infermieristica anno 2010.
Ne mostro pochi qui di seguito, sempre per timore di annoiare, dato che sono molto recenti e su Modelli 23-I bianchi nuovo tipo e non hanno ancora la patina "storica".
AVVISO DA ROMA 163
Il seguente, da Roma 166, ha "TP" (cioè Tassa Pagata) manoscritto, inutile
dato che l'Avviso ha viaggiato affrancato.
AVVISO DA MARINA DI PIETRASANTA (LU)
AVVISO DA GUBBIO (PG)
QUESTO, DA ROMA 171, COSTITUISCE UN PICCOLO ESEMPIO DI "MAIL-ART" E NON DI AFFRANCATURA FILATELICA; SPERO DI POTERNE PARLARE, DI TALI OGGETTI, UN PO' PIU' AVANTI
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Spiego meglio e termino. Feci le spedizioni sempre "alla spicciolata" e ogni volta con un po' di timore di sottrazioni indebite, ma i miei timori furono tutti infondati, dato che tutti i valori sono tornati a casa sui loro Mod. 23-I. Dei Regina Elena ne ho usati 10 (sempre col metodo "lava e incolla col VINAVIL") e altrettanti della professione infermieristica che però è autoadesivo.
Mi sono chiesto il perché io non abbia più subito furti per i 20 Avvisi di cui sopra e la risposta che mi sono data è stata triplice: a) o i valori col piccolo sovrapprezzo non hanno avuto una rivalutazione significativa, essendone stati venduti e distribuiti tantissimi in centinaia di sportelli filatelici delle Poste, oppure b) nelle Poste non ci sono più filatelisti o specialisti in francobolli con occhio e mani lunghe, perché ormai "pensionati" e c) contemporaneamente ogni anno mancano all'appello sempre più collezionisti di francobolli usati, o singoli su busta, anche per motivi naturali anagrafici o per disaffezione per gli "usati" stessi, oggigiorno considerati poco più che carta straccia.
Sorvolo su come siano stati obliterati i francobolli sui miei modelli 23-I nuovo tipo; spesso al momento dell'uso i Regina Elena avevano valore facciale inferiore alla tassa vigente per gli Avvisi, ma sono passati così, puramente e semplicemente e non solo da Uffici di Roma, sempre oberati di lavoro, ma da Uffici di tutt'Italia.
Sorvolo anche su quanto tempo i francobolli autoadesivi col loro collante sintetico possano restare uniti al loro supporto. Di certo certi collezionisti fortunati (o solo abbienti?) posseggono buste di 170 anni or sono con francobolli degli Antichi Stati ancora in sito, ben attaccati con colle naturali. Quanto "terranno" invece le colle chimiche?
I collezionisti di Storia Postale vadano a controllare le buste formato americano degli anni '80, chiuse con alette autoadesive umettate con colla sintetica: le alette sono staccate o non ci sono più ed hanno lasciato solo una striscia colore marroncino al loro posto; la colla chimica s'è seccata e basta!
Un po' di anni addietro lessi, forse su LE SCIENZE, la teoria sull'"incollaggio" che, nella sua semplicità è anche interessante; la riassumo qui di seguito. L'incollaggio ha 5 punti deboli; il primo è rappresentato dalla coesione intrinseca del primo materiale da incollare (un cartoncino tipo Bristol ha più coesione di un foglio di carta assorbente); il secondo è rappresentato dalla"tenuta" del collante sul primo supporto da unire (un collante fa più presa su una carta o su legno che su vetro); il terzo è la "tenuta" intrinseca della colla", il quarto è rappresentato dalla tenuta della colla sul secondo supporto da unire; e il quinto è rappresentato dalla coesione stessa del secondo supporto. Quasi spesso il punto più critico è rappresentato proprio dalla "colla": più se ne mette e meno "tiene" l'incollaggio. Avrete letto, suppongo, le istruzioni dei fabbricati per l'uso delle colle tipo Bostik o Artiglio e simili: raccomandano di usare "strati sottilissimi" perché più colla c’è e meno essa “tiene” !
Il nemico delle colle sintetiche è poi l'aria che con l'andare del tempo secca la colla stessa e così addio incollaggio. Pensate ad una striscia di nastro adesivo trasparente, quello che chiamiamo comunemente Scotch (è un errore perché Scotch è un marchio registrato della multinazionale "3M - Minnesota Mining & Manufactoring Co."), usato 30 anni fa: andate a controllare com'è diventato: la colla non c'è più, con l'aria s’è cristallizzata e il nastro ex adesivo è ora una strisciolina di plastica trasparente e volante e basta!
Controllate, controllate pure e terrorizzatevi, cari amici collezionisti: i francobolli autoadesivi quanto reggeranno sulla carta o cartoncino a cui sono stati appiccicati?
I produttori di colla chimica per l'I.P.Z.S. da usarsi per gli "autoadesivi", per quanti decenni l'avranno garantita, perché ne avranno pure garantito la tenuta?
Qualcuno dei Soci A.I.C.A.M. perché non va a controllare la "tenuta" su busta delle etichette autoadesive con le A.M. dei primi anni (2001 e seguenti) impresse con le macchine sostitutive delle Citis, le Olivetti Tecnost, insomma le TPL: sono ancora tutte in sito le relative etichette dopo venti anni, la colla chimica "tiene" ancora a dovere? E i valori del Servizio PRIORITARIO con le loro etichettine color blu, e le "letterine" volanti della Serie Ordinaria ?
Certamente con i francobolli autoadesivi (nei paesi progrediti filatelicamente già in uso da tanti anni; mi viene subito in mente il numero "uno", il Regno Unito di Gran Bretagna) si interromperà e non avrà più senso la critica feroce dello scrittore Pitigrilli (1893-1975: "Mammiferi di lusso". "Dolicocefala bionda". "La donna di 30, 40, 50, 60 anni", etc.) e cioè che la collezione di francobolli mondiali usati è "una collezione di sputi da tutto il mondo".
Termino quindi la puntata e mostro un solo Avviso affrancato col “Professione Infermieristica” (oggetto troppo recente), francobollo che è un "autoadesivo" e auguri a tutti noi collezionisti di storia postale e di valori autoadesivi in uso singolo..
AVVISO DA POSTEIMPRESA ROMA 11
Antonio Rufini
16-04-2021
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