MEMORIE
di Antonio Rufini

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Memorie di un anziano collezionista di storia postale (VII parte).
Storie marcofile di avvisi di ricevimento

Antonio Rufini

Sono nato nel 1944. Nel 1965, dopo il boom dei francobolli e la fine dei "fogliaroli", abbandonai la filatelia pura (francobolli nuovi e usati) e mi dedicai alla storia postale. All'epoca, nella mia città, pochissimi potevano parlare, trattare, discutere di storia postale; in pratica i soli periti filatelici e coloro che scrivevano per la stampa e le Poste; perfino i commercianti filatelici, di fatto, ignoravano cosa fosse la storia postale: vendevano francobolli di Regno e Repubblica, curavano gli aggiornamenti, aiutavano i "tematici" e trattavano di Storia, in pratica, solo per i francobolli degli Antichi Stati "su busta".

Nei trenta anni successivi ho raccolto storia sostale "da ruspante", facendo di testa mia e senza avere un aiuto da alcuno. Quando nel 1995 il C.I.F. di Milano pubblicò il primo CATALOGO UNIFICATO DI STORIA POSTALE (U.S.P.) scoprii che pur avendo camminato "da solo" non ero andato assolutamente male; per le macchine affrancatrici da sportello, invece, mi è stato utilissimo e illuminante il lavoro di Mario Pozzati LE AFFRANCATURE MECCANICHE NEGLI UFFICI POSTALI (pubblicazione A.I.C.A.M. 1999 n. 206, oggi un po' "datata", ma "divina"); però presi atto del fatto che andando senza indicazioni e di testa mia mi ero lasciato alle spalle alcuni "buchi" praticamente incolmabili (Telegrafo, Servizio Pacchi e Servizi a denaro).

La mia collezione era pertanto "scompensata", a prevalenza marcofila e affrancature meccaniche. Sto parlando, oggi, di "passato remoto", dell'epoca dell'Azienda Poste e Telegrafi del Ministero e delle sue suddivisioni interne, anche amministrative, di personale, di normativa e perfino di mezzi (automezzi), insomma poco o pochissimo a che vedere con l'attuale e moderna Posteitaliane S.p.A..

Un capitolo della marcofilia l'ho dedicato ai bolli e timbri su Avvisi di Ricevimento, il perché è presto detto: la mia professione richiede l’invio di molte Raccomandate che finiscono nelle mani dei destinatari, mentre i relativi Modelli 23-I tornano "a casa", coi loro bei bolli e timbri da inserire nell’album.

Da giovane e non impegnato in udienze, chiudevo l’ufficio poco dopo le dodici, salivo in sella al mio cavallo d'acciaio (uno scooter Vespa Piaggio) e andavo a spedire le Raccomandate A.R. negli Uffici Postali della mia città; ho raggiunto gli Uffici nei posti più incredibili: quello di Testa di Lepre di Sopra, ai confini della realtà, quello di San Vittorino Romano, praticamente sotto Tivoli.

Così, con i bolli e timbri di tutti quegli Uffici, mi sono tornati indietro gli Avvisi; ho in collezione quasi 820 Avvisi di Ricevimento con bolli e timbri diversi degli Uffici della mia popolosa e smisurata città (fino al 1992 il Comune di Roma era esteso oltre 5.560 chilometri quadrati, più della superficie delle provincie di Milano, Monza, Varese, Lodi e Como messe assieme); oltre agli Avvisi di Uffici del Comune di Roma ne ho in collezione altri 400 del Lazio e alcuni del resto d'Italia.

Per fare il collezionista marcofilo non mi sono impoverito: le raccomandate A.R. che spedivo facevano parte del mio lavoro, mi erano state pagate in anticipo o sarebbero state pagate con l'onorario finale; di mio ho speso qualche lira per la miscela di benzina e olio della mia Vespa!
Sono stato anche facilitato dalla mia seconda professione: negli archivi e nella corrispondenza di tutte le Società nelle quali ho fatto il consulente o il Sindaco o il Liquidatore (tante) ho prelevato tutto ciò che postalmente mi interessava e non si va molto lontani per capire che le acquisizioni erano state tutte gratuite!
Proprio con gli Avvisi di Ricevimento mi sono successe "storie" particolari che, presumo, siano degne d'essere raccontate.

Inizio dalla prima.

Le Direzioni Compartimentali programmano i fabbisogni in base al traffico, tenendo presente che per le macchine da raccomandare il traffico stesso non deve essere inferiore a 5.000 invii del genere al mese accettati singolarmente”; così: Istruzione Attuazione Decentramento, Titolo V, Capo 1, punto 10).

"Gli Uffici che eseguono l'accettazione meccanica delle raccomandate, per quelle con avviso di ricevimento debbono comprendere le tasse relative agli avvisi stessi nell'importo complessivo della francatura dovuta per le rispettive raccomandate. Pertanto sulle cartoline A.R. gli Uffici devono applicare, in luogo del francobollo, un timbro recante la dicitura "tassa pagata" seguita dalla data e dalla denominazione dell'Ufficio accettante. Sarà cura delle Direzioni Provinciali di fornite, agli Uffici che ne siano eventualmente sprovvisti, il timbro necessario per lo svolgimento del servizio."; così citava il telegramma circolare delle Poste 15/12/1954 n. 360080 e, da ultimo, il Bollettino Ufficiale delle Poste n. 28 del 1976 parte II.
Questa, in carattere corsivo, la normativa dell’epoca.

Va da sé che può solo immaginarsi cosa possa essere successo negli Uffici romani (tanti) che, a mano a mano, venivano dotati di macchina affrancatrice in luogo dei blocchettari Mod. 2 o dei timbri numeratori a tre scatti ad inchiostro nero grasso per l'accettazione delle Raccomandate:

1) sempre (cioè non eccezionalmente) i timbri datari di tassa pagata sono stati creati nelle forme più varie e le diciture da essi impresse sui Mod. 23-I le più originali, quasi che il sostantivo femminile "uniformità" non esistesse nemmeno in Viale Europa, all'E.U.R. (Direzione e poi Sede delle Poste), ma solo nei dizionari della lingua italiana, che so: il Rigutini/Fanfani, il Palazzi, lo Zingarelli, il Devoto-Oli, il De Felice-Duro, il De Mauro.

2) talvolta i timbri datari sono mancati, per rottura e non pronta rifornitura o sostituzione, ma quanto successo in questi casi è tema per i capitoli successivi.

Presento di seguito alcuni timbri datari metallici con "PAGATO" del medesimo Ufficio (“Principale”, secondo la dizione dell'epoca); si tratta di Roma A.D., ufficio grandissimo e che ha sempre lavorato tantissimo per vari motivi (cosa comune a tutti gli altri Arrivi e Distribuzione d'Italia, il primo che mi viene in mente è Milano A.D. degli anni ’60, praticamente un Ministero; nel 1968 ci sono stato personalmente, non è che relata refero): a) si trovava in centro città, nel fabbricato, anch'esso grandissimo, chiaramente della Stazione Termini; b) mentre le "Succursali" chiudevano al pubblico alle ore 14, Roma A.D. era aperto fino alle ore 24 (ma dalle ore 20 le accettazioni di Raccomandate erano fatte con supplemento Espresso); c) eseguiva esclusivamente accettazioni relative al Servizio Corrispondenze (no telegrafo, no servizi a denaro) anche in tre sportelli, con macchine affrancatrici (prima le CITIS e poi le E.M.S. PT 80 o 100) e per accettazioni con timbro datario numeratore a due scatti (invii affrancati e in distinta).

Roma A.D., storicamente, è stato un Ufficio molto particolare per Roma: nei giorni antecedenti le scadenze, specie quelle fiscali oppure invii di domande per partecipare a concorsi pubblici e simili, l'affluenza di pubblico era incredibile, fino alle ore 24 e con varie centinaia di utenti in coda (i soliti ritardatari o specialisti dell’”ultimo giorno”, quasi tutti con “borsoni” pieni di buste da spedire in raccomandazione), controllati e inquadrati con transenne dalle Forze dell'Ordine; non vado molto lontano nell'affermare che il giorno di scadenza per le presentazioni a mezzo posta di Dichiarazioni dei Redditi o Dichiarazioni Annuali IVA o domande di Condoni vari (all'epoca erano esclusivamente cartacee) Roma A.D. potesse accettare oltre 30.000 raccomandate al giorno, forse più, anche quaranta o cinquantamila!

Detto Ufficio A.D. era stato fornito delle prime M.A. verso la fine degli anni '50 o inizio degli anni '60 (dall'elenco di Mario Pozzati, Roma A.D. fu dotata di una M.A., suppongo Citis, matricola "10", una delle prime); quindi fu dotato, nel tempo, anche di datari metallici in cartella per imprimere -PAGATO- sugli Avvisi di Ricevimento.
Di tali Avvisi di Roma A.D. con PAGATO ne ho, ma dagli anni '70, da quando iniziai a collezionare storia postale e fino alla trasformazione dell'Ufficio in Roma 158 (che anticipava la chiusura definitiva perché ormai, con la meccanizzazione dei CMP, gli Arrivi e Distribuzione nelle Stazioni FS erano diventarti obsoleti, quasi relegati alla sola distribuzione): sono 8 in circa 30 anni, tutti diversi; non è poco.

Ne mostro alcuni, anche se sono convinto che siano molto comuni; nei cataloghi di storia postale non ci sono; nel web non compaiono, negli ultimi anni in eBay ne ho visto uno solo e nessuno in DelCampe; come se essi non facciano parte della storia postale; molti collezionisti li snobbano, quasi fossero infetti del pericolosissimo Virus Ebola; sono invece interessanti, ben rappresentano la "storia" con le loro diversità di formato, tipi e corpo di stampa (anche qui alla faccia dell'uniformità e della continuità); sono bellissimi e raccontano le vicende di un'epoca postale, del nostro passato prossimo, irripetibile, oggi che viviamo, siamo costretti a nuotare e affoghiamo letteralmente nell'elettronica.

Naturalmente tra la fornitura di un datario meccanico in cartella e un altro qualche problema di sostituzione ci deve essere stato, perchè altrimenti allo sportello non sarebbero stati costretti ad usare il timbretto in gomma PAGATO (1982) di cui alla penultima immagine che allego o il solo B.T.C. (1985), come nell’ultima.
È certo che, anche in altri Uffici Romani successe la medesima cosa, Roma A.D. non è stata un’eccezione alla regola, anche in tutti gli altri Uffici Principali (dizione dell’epoca) che per primi furono dotati di macchine affrancatrici; ma anche in certe Succursali (sempre dizione dell’epoca) con tantissimo lavoro e che hanno accettato la spedizione di tantissime Raccomandate, i “problemini” analoghi si sono ripetuti: ad ogni sostituzione del datario meccanico in cartella qualche modifica è comparsa.
Una domanda sorge spontanea: le officine meccaniche, le quali hanno predisposto i timbri meccanici in cartella di TASSA PAGATA per gli Uffici romani, quante sono state nel corso dei 40 anni o poco più di impiego dei predetti datari?

1976 - Cartella con angoli stondati e diciture complete



1977 - Cartella con angoli acuti e diciture complete


1978 - Cartella con angoli stondati e diciture complete. corpo di stampa diverso


1979 - Cartella con angoli acuti e diciture complete


1988 - Cartella con angoli acuti e diciture ridotte

1990 - Cartella con angoli acuti e diciture ridotte, corpo di stampa cambiato



1996 - Cartella con angoli acuti e diciture ridotte, corpo di stampa cambiato


1999 - Cartella con angoli acuti e dicirure ridotte, corpo di stampa cambiato


1982: non compare il datario in cartella, ma il B.T.C. con timbretto (rovesciato) di tassa pagata


questo avviso è di giugno 1985; al posto del datario in cartella compare il solo B.T.C.: periodo di interregno tra un datario metallico in cartella e l’altro?



Antonio Rufini
05-04-2021

 

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