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LA CAMPAGNA DI NAPOLEONE IN ITALIA NEL 1796
di Luigi Impallomeni

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Ebbi modo di acquistare a Palermo, durante un convegno filatelico, alcune lettere inviate al N.H. Giuseppe Gioeni dei Duchi di Angiò da un certo Gioacchino Zinanni di Roma, probabilmente sua persona di fiducia.

L’interesse delle missive consiste, a mio giudizio, nel racconto che viene fatto dell’avanzata delle truppe napoleoniche nella prima campagna d’Italia (1796) e nella descrizione, con poche parole, di quella che doveva essere l’atmosfera a Roma ed alla corte papale.

Giuseppe Gioeni (Catania 1747-1822) si distinse per gli studi sulla mineralogia ( a lui si deve, tra l’altro, la “Storia mineralogica dell’Etna2) e sui vulcani siciliani e, su richiesta di Lord Hamilton, sul Vesuvio.

Durante la Campagna di Napoleone in Italia soggiornò a Firenze dove infatti gli vengono indirizzate le lettere.

La prima, datata 30 aprile 1796, descrive l’inizio della campagna napoleonica in Italia ed i “ massacri delle truppe austriache” nelle riviere di Genova si riferiscono alla battaglia di Montenotte (12 aprile). La sconfitta a Ceva (14 aprile) dei Piemontesi, consiglia Vittorio Amedeo III a cercare la pace prima con l’armistizio di Cherasco (28 aprile) poi con la pace di Parigi (15 maggio) con la quale il Re si impegna a lasciare l’alleanza con gli Austriaci , a cedere Nizza e Savoia ed a non contrastare il passo alle truppe francesi nei suoi territori.

Queste elencate sono le fredde vicende storiche che nella lettera assumono invece la forma del racconto fatto in base alle “voci”; il sentimento di preoccupazione che allora doveva pervadere gli animi mi sembra che domini su tutto : “ si dice “ che anche il Santo Padre non andrà in villeggiatura.

Evidentemente era in attesa degli eventi.

Non si parla degli umori della Santa Sede nella seconda lettera del 14 giugno dello stesso anno, forse con la tregua firmata a Napoli Pio VI si ritiene al sicuro, mentre invece la guerra continua accanita su altri fronti.

Francesco II, imperatore d’Austria, non vuole cedere a Napoleone e lo Zinanni riferisce che “si dice” abbia ordinato una leva di centomila uomini in Tirolo.

La relativa tranquillità in cui si vive a Roma dà più spazio alle notizie che non riguardano la guerra..

Se nella prima lettera si riferisce brevemente che la nipote della Marchesa di S. Marco ha la rosolia e che a Roma ce n’è un’epidemia, nella seconda missiva si informa, con dovizia di particolari, che la Marchesa di S. Marco sta bene e che presto tornerà a Napoli.

Nella terza lettera , del 16 settembre 1796, tornano i timori: si è saputo della sconfitta degli Austriaci a Bassano ( 8 settembre ), come dice lo Zinanni “ dalla parte del Tirolo “.

Il Papa, insofferente delle pretese francesi e fidando nell’aiuto del Re di Napoli, pensa alla scomunica e alla guerra di religione.

Questo lo porterà presto a rompere l’armistizio, ma dovrà sottostare poi , nel 1797, al gravoso trattato di Tolentino per il quale perderà le legazioni di Bologna, Ferrara e Romagna, e nel 1798 dovrà subire la prigionia in Francia, dove morirà, mentre a Roma viene istituita la Repubblica Romana.

A conclusione di quanto scritto sopra mi sembra superfluo evidenziare quanto fosse importante la circolazione delle lettere, non solo per gli affari privati, ma anche per la divulgazione degli avvenimenti che avveniva certo tramite i dispacci, ma molto anche grazie ai “ si dice” riportati dai corrieri , latori anche delle “ voci di popolo“ e praticamente antenati dei moderni reporters.

Per quanto concerne poi le lettere qui esaminate, mi sono chiesto perché queste arrivassero al destinatario tramite terze persone ed inoltre perché altre missive in mio possesso, sempre indirizzate al Gioeni, a Firenze, ma datate 1791, indicassero nell’indirizzo titolo nobiliare e le consuete espressioni .di deferenza, elementi che mancano totalmente in quelle del 1796, indirizzate molto semplicemente “ Al Signor Giuseppe Gioeni”.

Nella Firenze dei Lorena , in guerra con la Francia, forse non era troppo opportuno far notare la presenza di un parente dei Reali di Francia?


Lettera del 30 aprile 1796

Eccellenza R.ma

Privo anche in questo corso di posta dei commandi ed ordini dell’Ecc.za Rev.ma,

la presente servirà per communicargli le nuove che presentemente corrono in Roma e sono che li Francesi anno fatto nelle riviere di Genova dei massagri grandi delle truppe Austriache, che da 12 mila siano stati fatti priggionieri, compresaci la Cavalleria Napoletana, e da 4 in 5 mila morti. Sentitasi dal Re di Torino la capitolazione di Ceva, si dice, che immediatamente spedisce un Commissario in Parigi per potere venire alla conclusione della Pace, ma per ora non si puol sapere qual risultato sia successo.

Si vole ancora, che il Re di Torino con tutta la Famiglia Reale sia per allontanarsi dal suo Regno, dubitando molto dei Francesi, che si vogliono a quest’ora sotto Torino.





(Articolo pubblicato sul n. 84 - dic. 2000, della rivista "La Posta Militare", gentilmente concesso dall'autore Luigi Impallomeni)
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