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STORIA
POSTALE - AMMENDE AL PERSONALE POSTALE
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L'amministrazione postale, per mancanze di carattere disciplinare (come: ritardi, mancata consegna dei dispacci, assenza di distintivo durante il servizio ecc..) da sempre, ha sanzionato il personale addetto (sovente avventizio, o dipendente da concessionari) applicando sanzioni pecuniarie. Fin dall'Ottocento vennero utilizzati i moduli Mod.162, usati dalle direzioni espressamente autorizzate a comminare multe; il modulo di sanzione era inviato per lettera (raccomandata ?) all'ufficio da cui dipendeva l'addetto colpito dall'ammenda che lo consegnava al destinatario; sul modulo era specificata oltre alla cifra anche la motivazione e la descrizione della mancanza. Una volta "soddisfatta" la sanzione con l'applicazione sul Mod.162 della cifra stabilita in francobolli, il multato si recava alla Cassa postale per l'annullamento dei francobolli che aveva applicato a sue spese. Nell'ottocento si "soddisfaceva l'ammenda" con l'applicazione di segnatasse; dagli inizi del novecento si modificò il sistema facendo applicare l'importo in francobolli, poichè i segnatasse erano valori bollati riservati agli utenti che pagavano un servizio postale svolto alla corrispondenza. Le multe colpivano gli addetti dei gradi inferiori o gli avventizi; il personale dirigente o dei gradi superiori e il dipendente diretto dell'amministrazione postale era sottoposto, oltre alle sanzioni amministrative, anche a valutazione ufficiale annuale, il giudizio era riportato in una specie di pagella. Se necessario il dipendente era oggetto di note di biasimo o di encomio. |
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