Per le Poste Italiane DISPACCIO era il termine usato sia per i pacchetti
di corrispondenza divisi per tipo, sia per l'insieme delle corrispondenze
già riunite in fasci omogenei impacchettati (con "cartaccia
e legaccio" e sigillate) e chiuse in un sacco anch'esso sigillato.
Entrambi erano muniti di "etichetta" personalizzata con
timbro a data dell'addetto alle operazioni effettuate.
Sull'"etichetta per dispacci" (sacchi) erano segnati
gli estremi dell'invio con la descrizione dell'indirizzo postale di
destinazione. L'etichetta poteva essere incollata al dispaccio (pacco
introdotto nel sacco) già sigillato, oppure essere un cartellino
applicato al sacco chiuso con legaccio munito di sigillo, contenente
le corrispondenze. Queste "etichette" sono variate nel tempo
in funzione della loro pratica applicazione, ma tutte assolvevano il
compito di denominare ed indirizzare il sacco postale sigillato,
per tre motivi: per proteggerlo da manomissioni, per indicare l'ufficio
postale mittente e per indirizzare la corrispondenza al luogo di destinazione
o di smistamento.
I messaggeri ferroviari quando trasportavano i "dispacci",
semplicemente li scortavano nei viaggi senza aprirli, ma ricevevano
lo scarico su apposito registro (facendo applicare anche l'impronta
del timbro personale dell'addetto).
Dalla normativa postale si ricava che i dispacci erano contenitori che
raggruppavano uno stesso tipo di corrispondenza, questa poteva essere
di posta ordinaria, raccomandata, assicurata (gli espressi erano
introdotti in dispacci [sacchi] ordinari ma in pacchi separati
dal resto della corrispondenza).
Per non moltiplicare il numero dei sacchi, a volte l'addetto alla preparazione
dei dispacci introduceva anche pacchi sigillati contenenti gli
invii speciali (raccomandate e assicurate) etichettandoli secondo la
normativa (a colla o con "legatura di spago a croce"),
accompagnandoli con il foglio di avviso Mod 1 compilato con la
descrizione e la quantità degli invii speciali contenuti sul
pacco introdotto nel dispaccio (sacchi marcati con il logo delle poste).
Ancora in epoca recente la terminologia si è conservata e sta
ad indicare l’insieme dei sacchi postali utilizzati per l'espletamento
del servizio postale.
Naturalmente anche la posta Militare ha avuto le sue etichette per dispacci
simili a quelle del servizio civile. Gli oggetti
presentati a lato come esempi sono recenti non avendone trovati del
periodo preso in esame.
Altra cosa sono i "suggelli gommati": questi erano
una sorta di francobolli con una scritta che ne attestava l'ufficialità,
erano muniti di "gomma" da inumidire ed applicare come sigilli
di sicurezza per operazioni effettuate durante gli smistamenti postali.
Erano in sostanza delle etichette ufficiali (su cui doveva essere applicato
il bollo individuale a data del funzionario) utilizzate per compiere
operazioni di sigillatura del dispaccio o riparazione degli oggetti
postali lacerati da parte dei verificatori postali.
Suggelli
gommati
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I suggelli gommati erano delle etichette
gommate dentellate di varie misure perchè furono fabbricate
da varie tipografie. |
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Mod.1 - Foglio d'avviso utilizzato
per un dispaccio contenuto nella busta di servizio sottostante.
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Fronte e retro di busta di servizio
Mod. 94 utilizzata per confezionare un dispaccio costituito da
una sola busta; diligentemente l'addetto ha segnalato sul foglio
d'avviso (vedi sopra) che il sacco conteneva un solo oggetto,
e secondo le norme ha sigillato la lettera con il suggello gommato
e con il bollo in gomma "dispaccio"sul fronte.
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Fronte e retro di cartellini per
dispaccio speciale ed ordinario, sul retro è stato applicato
il bollo personale di chi ha confezionato il dispaccio.
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Fronte di cartellini per
dispacci di posta aerea, il colore bianco è per la posta
ordinaria, rosso per la speciale raccomandata, fronte e retro sono
identici per stampe, scritte e bolli. |
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