Il "fuorisacco" era un servizio prestato (nelle
stazioni ferroviarie) dai treni postali con messaggeri o uffici
ambulanti; questi con tale servizio potevano ricevere la corrispondenza
non compresa nei dispacci (sacchi postali).
A ricevere la corrispondenza "fuorisacco" erano stati delegati
gli uffici postali di stazione (fuori orario) e in mancanza dell'ufficio
postale il capostazione o il capotreno (se l'utente imbucava personalmente
nella cassetta delle lettere dell'ambulante postale, il servizio
non si applicava). Erano previste due modalità diverse del
servizio: la prima, per utenti occasionali, applicando la tariffa
espresso oltre alla tariffa di P.O.; ed un'altra per i giornali
e servizi annessi alla stampa periodica. Per questa seconda modalità
era necessario ottenere l'autorizzazione dall'amministrazione postale.
I giornali, che da sempre lottavano contro il tempo per avere notizie
recenti sempre più velocemente al prezzo minore possibile,
vennero ammessi al servizio gratuitamente pagando la sola affrancatura
ordinaria, infatti il regolamento recitava:
-"Le corrispondenze per le quali il mittente richiede che
abbiano corso fuori dispaccio, per essere consegnati direttamente
agli incaricati del trasporto, sono assimilate agli espressi e sottoposte
al pagamento della soprattassa relativa.
L'amministrazione può consentire che, senza il pagamento della
soprattassa espresso, i pieghi di giornali diretti a rivenditori di
determinate località ......e le corrispondenze dirette alle
redazioni dei giornali siano spediti fuori dai dispacci ordinari,
per essere consegnati direttamente ai destinatari dagli incaricati
dei trasporti"-
Il secondo tipo di servizio fuorisacco si poteva applicare
per i servizi editoriali delle stampe periodiche come giornali,
stampe e lettere, normalmente affrancati (non ammesse raccomandate
e assicurate) con la partecipazione dei mittenti e dei destinatari
che si incaricavano della consegna e del ritiro alle stazioni ferroviarie
concordate.
Con questo tipo di fuorisacco "editoriale" era obbligatorio
che fosse il destinatario
(o un incaricato) a provvedere per il ritiro attendendo l'arrivo del
treno in stazione o presentandosi all'ufficio postale di stazione.
In sostanza i giornali dalle stamperie venivano portati nelle
stazioni ferroviarie dove arrivavano i treni postalizzati, erano caricati
sui treni e fatti arrivare in stazioni concordate (senza trasbordi)
dove erano presi in consegna dalla rete dei distributori. Gli invii
di articoli giornalistici (lettere) e le fotografie (stampe) che il
giornalista o il corrispondente dovevano trasmettere urgentemente
alla redazione per la pubblicazione, venivano portate presso una stazione
ferroviaria dove si sarebbero fermati i treni "postalizzati",
consegnavano l'invio all'ufficio postale di stazione se esistente,
al capostazione oppure al treno postale direttamente.
La spedizione dei plichi o delle lettere doveva utilizzare una busta
regolarmente affrancata, sulla quale una vistosa iscrizione a stampa
avvisava "FUORI SACCO" ed il nome del giornale; in tutti
i casi l'indirizzo doveva necessariamente essere localizzato presso
la stazione ferroviaria di destinazione (all'arrivo le corrispondenze
erano bollate dal reparto espresso, senza numerazione).
L'incaricato del giornale provvedeva al ritiro presso l'ambulante
o presso l'ufficio postale espressi della stazione di arrivo, il tutto
al di fuori del servizio postale; era una specie di "fermo posta"
gratuito, tenendo conto che le poste intervenivano solo per il trasporto
sul loro ufficio viaggiante, da una stazione ferroviaria all'altra.
La lettera riprodotta in alto ha i francobolli annullati dal Messaggere
Brindisi-Potenza (se fosse stato un ambulante la scritta sarebbe stata
diversa, inoltre la linea era secondaria da un punto di vista postale)
ed è affrancata come espresso, dovrebbe trattarsi di
un "fuorisacco" perchè ne ha tutte le prerogative.