I "libretti postali di riconoscimento" sono stati i precursori
delle successive "tessere postali di riconoscimento".
Queste ultime erano state emesse dall'Unione Postale Universale (U.P.U.)
nel 1920 e introdotte in Italia nel 1923. Stampate a Zurigo
in un modello uniforme bilingue (in francese e nella lingua del paese
d'uso), riportavano i dati anagrafici e la fotografia dell'intestatario.
Per l'Italia le tessere erano stampate in francese ed italiano; servivano
per facilitare le operazioni agli sportelli postali italiani ed anche
esteri, che richiedevano l'accertamento dell'identità per il
nolo caselle, l'incasso dei vaglia, il ritiro assicurate in fermo posta
ecc.
I primi modelli italiani erano stati definiti dall'Amministrazione
Postale "libretti di ricognizione postale". Vennero
introdotti in Italia dal 1874; erano documenti con un libretto
di cedole "a consumo", infatti oltre ad essere muniti dei
dati anagrafici del titolare, contenevano anche 10 "cedolette",
affrancate con speciali marche da 10 Cent., da compilare e firmare dal
titolare del libretto; dovevano poi essere staccate e annullate dall'agente
postale, quindi trattenute dall'ufficio postale che aveva effettuata
ogni singola operazione. Tale procedura era richiesta a garanzia dell'ufficio
postale stesso, in operazioni di responsabilità come il ritiro
di denaro, incasso di vaglia oppure ritiro di lettere raccomandate o
assicurate.
Successivamente dal 1889 al 1923 questo primo modello venne sostituito
da un tipo analogo con cedolette però munito di fotografia (anche
questo modulo era di ispirazione italiana ) definito "Libretto
di riconoscimento postale" (vedi a lato) con cedolette non
affrancate riportanti le operazioni da eseguire. Questo secondo
modello di libretto inizialmente era affrancato con Cent.50 in francobolli
applicati sulla pagina riportante la fotografia, di cui era garantita
l'autenticità da un sigillo postale in ceralacca applicato dal
dirigente dell'ufficio che controfirmava quella del titolare il libretto.
Per ottenerne il rilascio era necessario: avere compiuto
14 anni ed essere capaci di firma, pagare la tassa richiesta, essere
presentati e garantiti da due persone conosciute dai dirigenti dell'ufficio
postale, oppure avere attestata l'identità da un notaio (anche
questo conosciuto dalle poste) che si doveva presentare presso lo stesso
ufficio postale.
Dal 1° gennaio 1923 questi libretti italiani (a consumo)
vennero sostituiti da semplici tessere dell'Unione Postale Universale
(U.P.U.) munite di fotografia e dei dati anagrafici utili all'identificazione.
Questo primo modello dal 1927 fu sostituito da un secondo tipo
molto simile, con sfondo di sicurezza radiale, sempre dell'U.P.U..
Il periodo di validità dei libretti sia dei vecchi
modelli Italiani che di quelli emessi con tessere UPU era di tre anni;
per il rinnovo di questi ultimi era sufficiente presentare la vecchia
tessera, consegnare delle fotografie recenti e ripetere la firma che
doveva corrispondere alla precedente.
In caso di smarrimento il titolare ne avvisava la posta che "potrà
considerarla di niun valore"
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1913 - Libretto
di riconoscimento postale
nei tre aspetti
A) copertina
B) descrizione del titolare
C) fotografia firmata congiuntamente dal titore e dal direttore
dell'ufficio postale, con applicazione del sigillo in ceralacca
delle poste.
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1935 - Tessera
di riconoscimento postale del primo tipo (1923) con sfondo
di sicurezza a 45° e nominativo all'esterno.
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1949 - Tessera
di riconoscimento postale del secondo tipo con modulario
invertito e sfondo di sicurezza radiale, il nominativo è
all'interno.
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