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STORIA POSTALE - PORTALETTERE. ED. AFFINI

La prima definizione ufficiale di portalettere nel periodo in osservazione è riportata nel primo regolamento del Regno D'Italia che era stato creato per dare una struttura unitaria al servizio postale come mezzo di unificazione della Nazione.
Entrato in funzione nel 1861, alla dichiarazione del Regno d'Italia, la parte che riguardava la normativa dei portalettere rientrava nel "Regolamento disciplinare degli impiegati delle poste" che era stato emesso il 15 Dicembre 1860.
In tale regolamento si specificavano dettagliatamente i compiti e le caratteristiche civiche, anagrafiche, fisiche e morali per assumere la qualifica di "Portalettere" (con l'niziale maiuscola come riportato dal suddetto regolamento). Chiaro che queste norme si riferivano agli uffici "primari e secondari" aperti in ambito cittadino, non si parla ancora di uffici periferici e rurali.

Bisogna specificare che la qualifica di portalettere era di grado inferiore e a differenza di tutti gli altri gradi superiori, "bastava" avere superato la maggiore età, essere "regnicolo" e di specchiata onestà (dopo avere superato un attento esame per controllare che sapessero leggere e scrivere, sapessero far di conto e conoscessero il francese); la nomina era fatta dal ministero su proposta del Direttore Compartimentale.
Sotto il portalettere, nella scala gerarchica, c'era solo il "Garzone d'Ufizio". Ambedue potevano accedere ai gradi superiori, per anzianità o per meriti speciali, ma solo dopo aver superato gli esami di idoneità al grado superiore. Collateralmente esisteva la carriera direttiva di "Ufiziale" a cui si accedeva anche partendo dal gradino più basso avendo compiuto i 18 anni e dopo un esame di cultura generale piuttosto completo, al solo fine di essere ammesso in prova alla categoria di volontario (non retribuito) e dovendo inoltre dimostrare di avere di che vivere con mezzi propri, e naturalmente come tutti, lasciare anche una cauzione di garanzia.
Le funzioni dei portalettere erano così specificate:

"Art. 146 - I Portalettere sono incaricati della distribuzione delle corrispondenze a domicilio, e della levata delle lettere dalle cassette postali."

Una frase semplice che nascondeva le difficoltà, infatti seguivano una serie di articoli che ne specificavano funzioni e comportamenti. Era specificato come vestirsi, come comportarsi, come operare; per esempio era specificato che le corrispondenze dovevano trasportarsi in "cassette o bolgette di cuoio" chiuse a chiave. In un periodo in cui era abitudine che le lettere si ritirassero prevalentemente all'ufficio postale con l'indicazione della sola località (perciò spedite senza indirizzo completo), era compito del portalettere farsi parte diligente di chiedere ai suoi utenti notizie atte a rintracciare l'indirizzo dei destinatari delle lettere non potute recapitare. Le lettere erano spesso tassate a carico del destinatario (e il portalettere aveva già versato il corrispettivo in ufficio anticipatamente), perciò era oltremodo difficoltoso gestire i pagamenti della tassazione. Il portalettere era anche soggetto a parecchi dettami e divieti di comportamento in particolare: era vietato cambiare itinerario, entrare nei caffè e nei bar, fumare, chiacchierare per via ecc.. Da un punto di vista postale (come riportato dal regolamento) ai portalettere era proibito :

  • 1° Di consegnare lettere a credito;
  • 2° Di fare servizio senza la propria cassetta o bolgetta;
  • 3° Di distribuire lettere mancanti di bollo di arrivo, o con francobolli non annullati;
  • 4° Di distribuire o far distribuire le corrispondenze nella propria abitazione e nello stesso ufizio di posta;
  • 5° Di lasciar leggere giornali e stampe che devono distribuire;
  • 6° Di lasciar leggere gli indirizzi a persone che non ispettano......ecc

Dopo qualche anno (dal 1864) quando si decise di moltiplicare i punti di raccolta della corrispondenza anche nei piccoli comuni agricoli (con il loro contributo economico) si mise mano alla regolamentazione della "posta rurale", creando un certo numero di qualifiche del personale addetto in funzione dell'importanza della colletteria e del lavoro svolto, in particolare:

  • Collettore rurale (era il titolare della colletteria aggregata ad un ufficio postale di zona)
  • Portalettere collettore (raccolta, distribuzione, esazione delle tassate)
  • Portalettere rurale collettore (titolare di piccola colletteria che doveva fare anche la raccolta, distribuzione, esazione delle tassate)
  • Portalettere rurale distributore (raccolta, distribuzione, esazione delle tassate e vendita di valori bollati)
  • Pedone rurale (definito anche corriere di posta interna, era addetto al trasporto dei dispacci fra le colletterie rurali e gli uffici postali da cui dipendevano; fra le qualifiche sopra elencate, era l'unico obbligato a portare il distintivo delle Regie Poste perchè dipendente postale)

Il Portalettere rurale collettore era molto spesso un dipendente del comune che arrotondava la magra paga comunale con l'incarico postale di collettore, il cui compito principale era raccogliere in ufficio la posta in partenza, vuotare la buca delle lettere e consegnare il tutto all'ufficio postale da cui dipendeva, spesso fra i suoi compiti era previsto che facesse "la gita"di vuotatura delle buche postali del territorio di sua competenza e contemporaneamente consegnasse e raccogliesse la posta lungo la strada.

Il compito dei portalettere in ambito rurale era una incombenza gravosa, perchè in genere serviva postalmente un territorio poco abitato ma con distanze di tutto rispetto arrivando a percorrere nelle sue "gite" qualche decina di chilometri con ogni tempo e con il peso della bolgetta contenente la corrispondenza; in certi periodi, per facilitare il suo lavoro, fu munito di fischietto per preannunciare il suo arrivo nei piccoli agglomerati di case e dare modo agli abitanti di presentarsi sulla via per consegnare e ritirare la corrispondenza.
Un aiuto che facilitò il lavoro di distribuzione e che sollevò la categoria da camminate faticosissime, fu senza ombra di dubbio l'adozione della bicicletta introdotta intorno al 1900.
Il completamento del servizio della consegna a domicilio della posta fu ultimato nel 1888.

Per lungo tempo si pretese che il portalettere, quando effettuava la consegna a domicilio, doveva lasciare traccia del suo operato sulla corrispondenza, marcando al retro il bollo di distribuzione. Nei primi anni del servizio tale bollo riportava data e numero della distribuzione in rosso. Nel tempo tale obbligo venne riservato alle sole corrispondenze con servizi accessori: espresso, raccomandazione e assicurazione. Furono bolli di vari tipi in funzione del servizio reso e del periodo storico

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Portalettere in divisa; probabilmente non dell'ammistrazione italiana:
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1861 - Portalettere in divisa delle Regie Poste Italiane.
Munito dell'immancabile "BOLGETTA"
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1861 - Portalettere in divisa delle Regie Poste Italiane.
(una diversa immagine della stessa divisa di sopra).
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1861 - Fattorino addetto alla consegna dei telegrammi.
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Cartolina postale  commerciale per il distretto
1914 - Cartolina per il distretto presa in carico smistata, bollata e consegnata direttamente dal portalettere.
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Busta raccomandata  con vari tentativi di consegna 1953
1953 - Busta raccomandata che è stata oggetto di vari tentativi di consegna (oltre il consentito, il regolamento prescriveva al portalettere di effettuarne solo due poi lasciare all'indirizzo il Mod. 26 di avviso di giacenza per il ritiro in ufficio postale .
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