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FRANCESCO CASALI & FIGLI F22 |
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di Gianluigi RONCETTI | |||||||||||||||||||
La storia della ditta Casali, si può dire che abbia avuto inizio nel 1877, quando Francesco Casali proveniente da Palidano, frazione del Comune di Gonzaga in provincia di Mantova, dove aveva lavorato come falegname e abile riparatore di macchine agricole nella tenuta di Begozzo del marchese Strozzi, si trasferì a Suzzara (MN) con la famiglia, aprendo un’officina nel centro cittadino. Coadiuvato dai figli, ai quali ebbe il merito di trasmettere l’entusiasmo per l’attività e le sue indubbie capacità imprenditoriali, inizialmente si occupò soltanto di riparazioni di macchine agricole ma, nel 1885, cominciò a fabbricarne lui stesso. Partecipava alle esposizioni e ai concorsi del settore agricolo, che all’epoca si svolgevano frequentemente, ottenendo diversi importanti riconoscimenti, e facendo conoscere la sua ditta e le sue macchine nell’ambiente della meccanizzazione agricola che a quel tempo muoveva per così dire i primi passi. Sull’onda del successo, dopo aver acquistato un grande terreno vicino alla stazione ferroviaria, nel 1891 Casali fece costruire uno stabilimento che all’inizio ospitò 20 operai, saliti ad 85 nel 1895, quando l’azienda era condotta dal primogenito Angelo, che seguì in pieno le orme del padre Francesco, che nel frattempo era deceduto. Sotto la guida di Angelo, le macchine Casali ebbero grande notorietà, e nel 1899 cominciarono ad essere richieste anche da paesi esteri. Negli anni seguenti la ditta Francesco Casali & Figli ottenne notevoli successi, lo stabilimento fu sensibilmente ampliato, tanto che verso il 1909 poteva sfornare circa trecento macchine all’anno, e furono anche aperte diverse filiali in Italia.
Come accaduto a molte altre aziende, alla vigilia della Prima Guerra Mondiale con la chiusura dei mercati, anche la Casali subì un forte calo delle vendite e dovette riconvertire la produzione, dedicandosi alla fabbricazione di armi. Tale riconversione ebbe, tuttavia, un effetto benefico sull’occupazione, dando lavoro specialmente a molte donne, assunte a lavorare al posto degli uomini che erano mobilitati. Alla fine del conflitto si dovette affrontare una nuova riconversione, e sorse la CIMAC (Compagnia Industriale Macchine Agricole Casali) con nuovi soci oltre i Casali e un nuovo stabilimento a Mantova. I Casali si dedicarono in prevalenza al settore commerciale, e nel 1919 spostarono gli uffici a Bologna. Con tale provvedimento venne meno la qualità di capitale italiana della macchina agricola che Suzzara si era guadagnata negli anni precedenti, ma nello stesso anno 1919 a Suzzara nacque una nuova realtà produttiva, la MAIS (Meccanica Agricola Industriale Suzzarese) ad opera di 4 ex dipendenti Casali, mentre la CIMAC fu posta in liquidazione, cessando l’attività nel 1922. In questo stesso anno la MAIS subentrò nello stabilimento già della Casali e CIMAC, e Suzzara, dove erano sorte altre fabbriche come la F.lli Carra, si riappropriò del titolo di capitale italiana della macchina agricola. In linea con le politiche industriali di quegli anni, e favorita dal protezionismo di regime, la MAIS ebbe una grande espansione, arrivando ad avere nel 1925 la bellezza di 44 succursali in Italia. Vendeva le sue macchine anche all’estero e diventò pure editrice d’un giornale d’informazione tecnico-scientifica per gli agricoltori, sia pure con intenti pubblicitari. Nel 1929 anche la MAIS entrò in crisi al pari di tante altre aziende italiane; nel 1932 andò in liquidazione, e l’attività fu rilevata dalla OM di Brescia. Negli anni seguenti ci fu una grande ripresa che durò fino al 1943, quando si dovette riconvertire nuovamente la produzione per esigenze belliche. Nel dopoguerra fu ripresa la produzione di macchine agricole che, però, cessò del tutto nel 1956. L’attività principale dello stabilimento di Suzzara divenne quella della produzione di carrozzerie su autotelai tipo autobus. La produzione continuò ad intensificarsi e, nel 1975, con la nascita dell’IVECO, l’OM si fuse con FIAT e Lancia Veicoli industriali e altre due aziende, e a Suzzara nel 1978 si cominciò a produrre l’Iveco Daily, un veicolo commerciale leggero tutt’ora fabbricato a Suzzara, alla cui produzione lavorano circa duemila addetti.
Per quanto riguarda l’uso di francobolli perforati da parte della Casali, che è l’argomento di cui ci occupiamo in queste pagine, possiamo affermare che secondo le nostre attuali conoscenze, la ditta ha utilizzato perfin tra il 1915 e il 1926 sia a Suzzara che a Bologna.
La sigla F. C. / F. in perforazione (Francesco Casali e Figli) su due livelli, catalogata F 22 è di un unico tipo, sia per la corrispondenza partita da Suzzara che per quella partita da Bologna, perché evidentemente nel 1919, quando gli uffici sono stati trasferiti a Bologna, è stato trasferito anche il perforatore nella nuova sede direzionale. Si noti che anche quando la Casali diventò CIMAC e poi MAIS, si continuarono ad usare francobolli perforati F.C./F. e documenti intestati Casali, segno di continuità aziendale, ma anche di risparmio, su cui all’epoca si stava molto attenti.
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