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Poste Militaire Italienne Grande Armèe |
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di Edoardo Paolo Ohnmeiss (M.C. dell'Académie de Philatélie) | ||||||||||||||
(estratto dall’articolo pubblicato dalla rivista
dell’Académie de Filatélie in apertura dell’anno 2004 – tradotto dal francese
da g.m.) Questa lettera (fig.1/recto), scritta l'11 luglio 1813, è indirizzata al Conte Giovan-Battista Vaccaroni, a Fermo, una piccola città che all'epoca era appartenente al Regno d'Italia (napoleonico) e precisamente collocata nel Dipartimento del Tronto. Al verso è stato impresso il bollo di arrivo: "Fermo - 4 agosto", su due righe (fig. 2/verso). Cominciamo la disamina collocandola nel suo contesto storico. Il mittente, l'ufficiale di cavalleria Drisaldi, fa parte del contingente italiano che contribuì alla ricostruzione della Grande Armèe, voluta da Napoleone dopo la disastrosa campagna di Russia del 1812. Su 614.000 uomini ingaggiati, solo meno di 20.000 soldati riuscirono a salvare la loro pelle. Il risultato di questa enorme carneficina obbligò l'Imperatore a rientrare in Francia, sconfitto ma non domato. L’Imperatore decise di riprendere al più presto l'iniziativa al fine di ridorare la propria immagine di "condottiero" invincibile.La ricostruzione della "Grande-Armèe" inizia in Germania nel marzo/aprile del 1813. Le nuove unità comprendevano i migliori giovani reclutati fra quelli nuovamente arruolati nei dipartimenti francesi in Italia. Troviamo le truppe Lombardo-Venete del Generale Peyri, quelle Emiliane del Generale Fontanelli e quelle delle Marche, regione meridionale del Regno d'Italia, del Generale Zucchi. A malincuore, ma obbligato dalla situazione, Gioacchino Murat, re di Napoli, fornì alla sua cavalleria un contingente napoletano guidato dal Generale Pepe. Dopo la vittoria di Lützen (2 maggio 1812) sulle coalizioni prussiane, russe e svedesi, dopo la battaglia di Bautzen (20 – 21 maggio) conseguita con difficoltà, Napoleone cade nella trappola di quella volpe che era il principe Metternich. In effetti dopo aver occupato Bratislava, i Francesi installarono i loro accampamenti entro la Slesia e la Slovacchia, dove Napoleone accetta la proposta dell’Austria di concludere un armistizio. Egli pensa che questo sia il preambolo di un nuovo trattato che lo confermerà Signore del centro-nord dell’Europa. E’ per questa ragione che i suoi soldati sono sparsi nei piccoli casali fra i contadini spesso affamati per le brutali requisizioni di cibo e fieno per i cavalli. Ecco perché il nostro soldato a cavallo Drisaldi scrive dopo Mallnitz, Bassa Slesia, microscopico punto sulla carta geografica dell’epoca (pronunciata foneticamente Maliniz). “...dopo solamente 3/4 giorni, sufficienti per mangiare tutto quello che si trova, ci trasferiscono. Così a questo giorno io ho già cambiato una ventina di questi piccoli paesi...“ Egli aggiunge che trascorre tutta la giornata a mensa (probabilmente operava per lo Stato Maggiore) ma ignorava le notizie recenti. Interessante il passaggio che segue: “...nel corso della famosa battaglia di Lützen del 2 maggio di cui tu hai dovuto sentir parlare, il nostro reggimento era posizionato, allorquando una banda di Cosacchi a cavallo è arrivata su di me, io avevo un cavallo migliore dei loro, altrimenti sarei stato fatto prigioniero. Ho passato un gran brutto momento” Questo conferma che, già all’epoca, i Russi praticavano la tattica di disturbo sorprendendo il nemico con delle rapide incursioni (tattica adottata negli anni 1943/44 dai partigiani contro la Wehrmacht in ritirata). Il 4 giugno 1813 comincia la conferenza di Plesswwitz, Metternich chiede per l’armistizio una moratoria fino al 20 luglio (!). Stranamente Napoleone in tutto questo non percepisce l’astuzia. Come questo principe abilissimo, egli ricevette notizie fresche (ed inquietanti) dallo scacchiere spagnolo dove, il 21 giugno 1813, suo fratello Giuseppe subirà la disfatta di Vittoria inflitta dalle truppe anglo-spagnole. Nel corso di un nuovo incontro diplomatico alla frontiera fra la Slesia e la Boemia, Metternich ottiene che l’armistizio sia prolungato di tre settimane; segretamente, egli aspetta una risposta dall’Inghilterra per un importante aiuto finanziario. Compiuta questa dilazione, il 12 agosto 1813, l’Austria dichiara guerra alla Francia. Benché sorpreso, Napoleone reagì immediatamente. Offeso dal gioco sleale dell’astuto principe, egli passa all’azione e trasferisce la Grande Armata verso Dresda con l’intenzione di proseguire su Leipzig. Nelle giornate del 26 e 27 agosto, Napoleone realizza il suo ultimo capolavoro strategico: egli finge di lasciarsi rinchiudere in Dresda dalla coalizione, poi fa irruzione alle spalle dei nemici lanciando la cavalleria di Ney e Mortier. Gli avversari disorientati saranno sconfitti. Il mattino del 28, i soldati francesi cattureranno la restante retroguardia. Io termino questo piccolo articolo più storico che postale, constatando che la tassa per queste lettere spedite dall’Ufficio Postale mobile del contingente italiano della Grande-Armée, fu calcolata come d’uso, soltanto per il percorso dopo la frontiera del paese dove le operazioni militari ebbero luogo (qui la Germania) fino a destinazione (Fermo). Noi la vediamo notificata in 12 décimes, somma uguale a 1,20 lire, moneta del Regno d’Italia napoleonico. Questa tassa corrisponde al primo porto per la XIème distanza, 900 a 1000 chilometri valutati a volo d’uccello dalla frontiera degli stati germanici fino a Fermo.
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