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Una lettera dalla Russia
di Aldo BALDI (L'Occhio di Arechi n. 53 dell'ASFN)
Mi è capitato di comprare una lettera del 1942, proveniente dalla Russia bollata dalla P.M. 83, con il suo contenuto. La posta militare 83 era al servizio della Divisione di fanteria Pasubio, che subì nella campagna altissime perdite.
E’ bene ricostruire per sommi capi la storia di questa Divisione che fu la prima a raggiungere il fronte russo avendo iniziato le sue partenze da Verona il 10.7.1941. Dal 18 al 26 Settembre dello stesso anno partecipò alla battaglia del Dnjeper e in ottobre a quella per la conquista del bacino del Donez. Dal 1 Novembre investì il centro minerario di Gorlovka. Nel Gennaio 1942 partecipò agli scontri nella zona di Izium e a Novaia Gorlovka e dal 20 Agosto 1942 subì l’offensiva russa del Don, ripresa con più vigore l’11 Dicembre. Il 18 Dicembre iniziò il ripiegamento insieme ad unità delle Divisioni “Torino“ e “Sforzesca” entrando a far parte del “blocco Sud” con 600 uomini fino a raggiungere il 25 Dicembre Krassnojarovka dove combattè fino al 28 a difesa della città per poi raggiungere il 30 Jessa Ulof. Un’altra aliquota della Divisione fece parte del “blocco Nord” la cui ritirata si compì tra continui combattimenti. Dal 23 dicembre, asserragliato nel caposaldo di Tcertkovo il “blocco Nord”, insieme con i tedeschi resistette a ripetuti attacchi. La sera del 15 Gennaio 1943 tentò di rompere l’accerchiamento ed i resti della Pasubio, ridotti a 2000 uomini, il 17 Gennaio raggiunsero Belodosk nelle retrovie, finalmente in salvo. Raggiunto il Donez e la ferrovia, la Divisione rimpatriò a fine marzo 1943.
La lettera del militare, indirizzata ai genitori, inizia con l’intestazione “Fronte Russo, 25.5.942”. In essa il militare ringraziava per il pacco contenente, fra l’altro, salamini, ciambelle, caramelle e giornali: a quella data i trasporti postali funzionavano ancora.

“E’ già due giorni che i russi non si fanno sentire, speriamo sia sempre così. Qui c’è una stagione meravigliosa, il sole scotta come dalle nostre parti in Giugno. Oggi è partito per l’Italia il nostro comandante ed altri ufficiali per un periodo di licenza il che ci fa sperare che tutto questo possa avere qualcosa anche per noi, ho tanta voglia di tornare. Mi spiacerebbe passare un altro inverno, beh speriamo di no. Non ho più bisogno di biancheria, solo di 5-6 fazzoletti e qualche volta nei pacchi cercate di farci cadere un pezzettino di sapone. Abbiamo ricevuto uno scritto di Faccini e sentiamo, con un po’ di rabbia, che si diverte un mondo. Blè vi saluta e ha detto che quando Faccini fu ferito anche io sono rimasto sotto le pietre e non mi sono fatto niente, invece lui che fortunato!!!!”

I soliti abbracci e baci e la lettera si chiude.

Io non faccio commenti riguardo al ferimento del collega ed al suo rimanere incolume. Nessuno ama la guerra, specialmente se combattuta in quelle condizioni disumane e con le divise di ginestra autarchica spacciata per lana.
Volevo solo far notare che l’epopea dei nostri soldati in Russia non viene per niente studiata nelle nostre scuole, per cui i nostri giovani ignorano completamente ciò che avvenne sul Don nel 1943 dove i nostri soldati, anche se rimpiangevano il fatto di non essere stati feriti per tornare a casa, si sono battuti, quando è stato necessario, fino alla morte.
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