da http://www.isco-ferrara.com/wp-content/uploads/2012/03/Versione-integrata-dei-Bersaglieri1.pdf
In questo articolo vengono brevemente descritte le azioni cui parteciparono i “Bersaglieri del Po” nella guerra d'indipendenza italiana del 1848.
Questo corpo chiamato anche “Compagnia Ferrarese di Bersaglieri” o anche “Cacciatori del Po” faceva parte dell'insieme di forze che Papa Pio IX invierà a sostegno della causa italiana, poiché era noto l'attrito tra Chiesa e Austria a riguardo l'occupazione del Ferrarese da parte delle truppe austriache, territorio che era rivendicato dalla Chiesa come facente parte dello Stato Pontificio.
I Pontifici avevano costituito una divisione agli ordini del Gen. Giovanni Durando composta da 10 a 11.000 uomini, su 10 battaglioni, 5 squadroni di cavalleria, 2 di Dragoni, 1 Compagnia Carabinieri e altri reparti minori.
A fianco di queste truppe regolari viene costituita una divisione di volontari composta da 14 battaglioni, un piccolo squadrone di cavalleria e servizi. In tutto circa 7.000 uomini.
Sono noti molti bolli di franchigia delle truppe che parteciparono alla campagna del 1848, specialmente dei reparti volontari e dei corpi franchi o battaglioni che dir si voglia. Molto noti e abbastanza comuni i bolli dei cacciatori del basso e dell'alto Reno.
Il bollo di franchigia della nostra compagnia non è noto né a Pozzolini Gobbi né a Gaggero mentre viene citato da Mario Gallenga nel suo volume “I bolli delle Romane” come impiegato a Bologna dai “volontari bolognesi guerra 1848-49”.
Ma veniamo alle vicende di guerra del nostro battaglione. I bersaglieri del Po l'8 maggio 1848 sono a Montebelluna e nello stesso giorno partecipano allo scontro di Cornuda tra 6.000 austriaci e 2.000-2.500 Pontifici. Nel pomeriggio dopo accanite e ripetute scaramucce gli austriaci riescono ad avere il sopravvento. Alle 17 i bersaglieri, assieme alle altre forze pontificie si disimpegnano ritirandosi.
Il 5 giugno il battaglione, assieme ad altri volontari cadorini e napoletani presidia i Monti Berici, a Sud di Vicenza, uno dei principali capisaldi per la difesa della città.
E proprio da questa direzione il Radetzki minaccia la città forte di 30.000 fanti che esercitano una decisa e continua pressione sui difensori che sono costretti a ripiegare man mano in direzione della città.
La lotta si protrae violenta anche quando tutti i punti nevralgici di difesa sono caduti e la difesa di Vicenza resta un puro atto di coraggio dei cittadini e dei pontifici.
Ferdinando Bucci, La battaglia di Cornuda da Wikipedia
La sera del 10 giugno il Gen. Durando ritiene la partita ormai perduta e in un suo brevissimo proclama dichiara salvo l'onore delle armi.
L'11 giugno, alle ore 11,30, 9.317 Pontifici atti a marciare lasciano Vicenza con l'onore delle armi. Le perdite dei reparti sono elevatissime, all'incirca del 20%, e cioè 293 morti e 1.665 feriti.
Gli austriaci concedono alle truppe di ritirarsi dietro il Po a patto di non combattere più per tre mesi.
E dietro questo fiume, a Cento, tra Ferrara e Bologna, ritroviamo questa Compagnia Ferrarese di Bersaglieri che il 17 ottobre usa ancora il timbro di reparto combattente e nella missiva preme per ottenere l'accasermamento dei soldati tutt'ora feriti.
(le immagini sono state aggiunte successivamente all'articolo originale. NDR)
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