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Gaetano Leali, "Ragazzo del 99",
il più giovane ufficiale ad entrare in Belluno liberata
(1° novembre 2018)

Sergio Leali

Zona di Guerra, 2-XI-18
Carissimi, Tutto bene, benissimo. Entrammo ieri sera in Belluno, tutti in festa; gli austriaci le pigliano. Grande accoglienza ci fu fatta dalla popolazione, quante e quante cose da raccontarvi, come sono contento di trovarmi qui e in buona salute. Quando potrò, vi scriverò a lungo...
Tanella
(come normalmente si firmava)

Con questa cartolina mio padre, Gaetano Leali, comunicava alla famiglia residente a Castelnuovo Asolano la conquista di Belluno da parte delle truppe italiane.

Il giorno successivo, come promesso, scrisse una lunga lettera ai familiari con i dettagli più significativi della grande impresa. Ne trascriviamo alcuni fra i più interessanti:

Zona di Guerra, 3 - XI- 18
Carissimi, voglio sperare che vi sian giunte le belle notizie che giornalmente vi mandai. Già dai giornali avrete saputo della occupazione dei bei paesi e della splendida Belluno nella quale entrammo il I° c. m. alle quattro pomeridiane dopo che i bravi arditi avevano messo in fuga il nemico e fatti parecchi prigionieri, aiutati dai borghesi , tutti provvisti di fucile e di odio eterno per l'austriaco. Dopo buona preparazione d'artiglieria l'offensiva fu iniziata con piacere di tutti, anche dei bravi fanti, contenti di incontrarsi col nemico e di vincerlo, di distruggerlo e fu così. All'alba del 28 - X passammo il Piave, avanti avevamo gli arditi, continuammo a marciare passando per cascine quasi totalmente distrutte ed inabitate. Sin qui nessun borghese, ma il giorno dopo verso le quattro pomeridiane con grande consolazione di tutti si videro per primo due ragazzetti, due donne e un vecchierello, che dalla finestra salutava: bravi italiani! Siete venuti finalmente! masateli tutti quei vigliacchi! grazie! ... Il terzo giorno l'avanzata continuò e tanti altri fatterelli successero: una donna, come già v'ho detto, estraeva un secchiello di rame e pronunciava mille maledizioni all'austriaco che gli aveva mangiato uva, polli, pannocchie di granturco ecc. devastando più poteva. Tutti borghesi liberati sorridevano al nostro passare, avevano il tricolore sul petto, porgevano la mano e ringraziavano commossi. Raccontava ognuno la sua, tutto sequestrarono quei mascalzoni: bestie, campane, rottami di metallo, vestiario, verdura ecc. ecc., non lasciarono che erbe da mangiare ai poveri abitanti; loro, pane nero e nient'altro. Dei viveri non ne hanno. Si mangiarono tutte le castagne, solo qualche furbo e intelligente borghese, di nascosto, se ne aveva sotterrato qualche sacco, e le distribuì poi a noi. Tanti borghesi, specialmente qui a Belluno furono obbligati a dare tutto il vestiario in più di quello che avevano addosso, biciclette, oro, rame ecc., rimasero con poco, poveretti eppure se trovano farina in campagna fanno polenta e ce la danno. Qui alla Stazione di Belluno vi sono una trentina di campane (alcune passano gli 800 kg) che avevano requisito in città e nei paesi; tanto e tanto altro materiale che non fecero in tempo a trasportarlo in Austria. Il giorno I c. m. abbiamo riposato un po' in bel paesino fuori di Belluno 7 km, da dove siam partiti alla volta della città verso le due pomeridiane. Sentivasi solo qualche fucilata, il famoso tack-pum di qualche cecchino rimasto sperduto, del resto calma assoluta: dei fanti alcuni cantavano, alcuni leggevano le care notizie della corrispondenza avuta allora lungo la strada, tutti i cuori contenti e commossi della città liberata, alla vista di qualche tricolore che sventolava nell'atmosfera di vittoria. Cinque aeroplani volavano a bassa quota, salutavano le lunghe file dei liberatori e s'abbassavano sulla città a dare l'annuncio alla popolazione, che aspettava, dirò così impaziente, l'arrivo nostro, e che gridava: evviva l'esercito italiano, bravi! sono scappati stamattina, massacrateli tutti, non fate prigionieri! Una giovane da un poggiolo vociava come una pazza: coraggio, forza, ho fatto anch'io quattro prigionieri poco fa, avanti! Prima di entrare in Belluno s'incontrarono vecchi e giovanetti col fucile sulle spalle, che anch'essi guidati da un bravo capitano dei bersaglieri, pure vestito da borghese, ex prigioniero e scappato in questi ultimi giorni, avevano ucciso alcuni austriaci e avevano fatto prigionieri più di 300. Tutti si prestarono per la vittoria. Quella sera ho dormito e mangiato coi colleghi in una buonissima famiglia, sono stato da papa, ora trovomi alla stazione ed accomodato più che bene. Tanti particolari mi sfuggono ora ve li saprò dire altre volte... [notizie di carattere familiare]. Sono contentissimo d'essere stato anch'io fra i primi ad entrare in Belluno e di aver combattuto per la liberazione di tanta gente sfortunata e di tanti bei paesi calpestati e maltrattati dalla soldataglia austriaca... Abbiatevi tanti e tanti bacioni, abbracci, saluti e carezze dal vostro Tanella.

Come si nota Gaetano cercava sempre di rassicurare i familiari delle sue buone condizioni fisiche sia e di come era felicemente alloggiato e trattato dalla popolazione che riservava a tutti le massime attenzioni.

n un'altra lettera del 6 novembre riferisce:

... trovomi ancora a Belluno con la speranza di rimanervi un bel po', dato che l'armistizio con l'Austria è stato firmato sin dal 4 c. m. alle ore 15. Le tante e confortanti notizie di quest'ultimi bei giorni mi han fatto ancora più felice e contento di quello che son stato sempre; la presa di Trento, Trieste, Udine, l'armistizio, 300.000 prigionieri, 5200 cannoni, che consolazione!! Nessuno si aspettava un colpo simile per la ... povera Austria. Ora è a posto.

La sera stessa lasciò Belluno per dirigersi verso il confine come risulta dalla lettera che scrisse il giorno 9:

Zona di Guerra 9 - XI - 18
Carissimi, Marciamo verso il vecchio confine, probabilmente ci fermeremo presto in un paese dove si dice staremo pacifici e benone. Quello che mi rincresce è per la posta che subirà un po' di ritardo dato che gl'incaricati per quella marciarono contenti per la fine della guerra e per la prossima pace, s'intende, vittoriosa. Come saprete anche con la Germania si è concluso l'armistizio e meglio di così per noi non poteva andare. Marciando si conosce che sono passati i barbari, i vandali, tutto hanno portato via alla povera popolazione, rimasta solo con grande amor di patria e con grande riconoscenza verso i liberatori. Tutto ciò che non portano via, guastano, bruciano; fecero saltare quasi tutti i ponti sia stradali che ferroviari. Bisognerebbe esser qui per vedere e sentire dalla povera gente ciò che sanno fare i tedeschi; tutto quello che si leggeva sui giornali e che allora vi si prestava poca fede, ve l'assicuro io che è proprio vero. Queste son posizioni magnifiche, si sta benone ed il compito nostro credo sia quello di presidiare il confine, sebbene da questo rimarremo un po' distanti, fare cioè quello che si faceva prima della guerra. La mensa buonissima, accomodati benone, anche oggi, noi e la truppa.

Due giorni dopo, l'11 novembre 1918, ricorrenza del suo compleanno, scrive:

Carissimi, sono ora le 2 1/2 pomeridiane e non mi ricordo bene se proprio in questo momento compio i 19 anni. Per gli auguri al caro nonnetto mi son sempre ricordato in questi giorni ...

Il caro nonnetto era Mamerto Pregnaca che proprio in quel giorno compiva 80 anni ma morì pochi giorni dopo. Mamerto, tra il 1859 e il 1866, aveva combattuto tre guerre sotto tre eserciti diversi: austriaco (a quell'epoca Asola faceva parte del Regno Lombardo-Veneto), sardo e italiano!

Gaetano Leali era nato a Castelnuovo Asolano l'11 novembre 1899. Mentre frequentava la Scuola di Agrimensura, come allora era chiamata la Scuola per geometri, alla metà di novembre del 1917 fu chiamato alle armi con la sua classe e assegnato al 65° Reggimento di Fanteria Cremona. Nel febbraio dell'anno dopo fu mandato a Caserta per frequentare la Scuola Allievi Ufficiali e nel maggio successivo promosso Aspirante e assegnato al 114° Reggimento di Fanteria in Zona di guerra.

In agosto, come Comandante di plotone prese parte ad alcune delle battaglie più sanguinose e gloriose sul Montello, a Vittorio Veneto, a Cascina Polentes e a Dussoi.

Il 1° novembre entrò con le truppe italiane a Belluno. Dopo pochi giorni fu inviato a Thӧrl al Comando di Presidio. In seguito, dopo essere passato effettivo, fu destinato a vari incarichi di responsabilità. Ottenne la promozione a tenente nell'agosto 1920 ed esattamente un anno dopo collocato in congedo.

Nel luglio del 1923 gli fu concessa la Croce al Merito di Guerra e la Medaglia a ricordo della Guerra Europea. Fu proposto per la Medaglia di Bronzo al Valor Militare per il combattimento di Dossoi in provincia di Belluno. Ci ha lasciato il 19 novembre 1968 pochi giorni dopo il cinquantesimo anniversario della fine della guerra vittoriosa.

Sergio Leali
15-10-2024