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19 luglio 1943. Il primo bombardamento di Roma |
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Vinicio Sesso | ||||||||||||||
Roma, 19 luglio 1943, ore 11 un minuto e 53 secondi, inizia il primo grande bombardamento di Roma. Lo scalo merci di San Lorenzo è il primo obiettivo dei bombardieri impiegati nell’azione. Ma a pagare il dazio all’incursione area sono anche i quartieri che sorgono tutto intorno. Almeno trecento Boeing-17 statunitensi delle forze aeree alleate del Mediterraneo, guidati dal generale James Doolittle, note anche come "Fortezze volanti", bombardieri pesanti, quadrimotore sviluppati negli anni trenta ed impiegati principalmente dalle United States Army Air Forces nelle campagne di bombardamento strategico diurno contro bersagli tedeschi di tipo industriale, civile e militare durante la seconda guerra mondiale, scaricarono sul quartiere, nei minuti successivi, almeno 4.000 bombe da 500 libbre pari a 250 chili per circa 1060 tonnellate. I nomi dei primi bombardieri era “Lucky lady”, Arkansas’ Travellers”, “Pretty Boy”, “Dark Lady”, “Winnie Oh Oh”, “Geronimo II”. I bombardieri che parteciparono all’azione nelle fasi successive avevano l’ordine di sganciare le bombe con l’intento di mirare le nuvole di polveri, il fumo, gli incendi generati dal primo passaggio dei bombardieri ma inevitabilmente il raggio d’azione si allargò sempre di più, ad ogni ondata successiva, e di conseguenza le bombe colpirono sempre più lontano dallo scalo, sino ad almeno 500 metri. Il primo violentissimo bombardamento e quelli successivi contribuirono, nel tempo, a indebolire il regime fascista e determinarono la caduta del Duce. Papa Pio XII, al termine del bombardamento, senza alcun preavviso e scorta, a bordo di una Mercedes nera si recò a visitare le zone colpite, benedicendo le vittime sul Piazzale del Verano e portando aiuti e conforto alla popolazione duramente colpita. Lo accompagnò monsignor Giovanni Battista Montini, il futuro Paolo VI, e il conte Galeazzi. San Lorenzo Cadevano le bombe a san Lorenzo E un giorno credi questa guerra finirà E il Papa la mattina da San Pietro E un giorno credi questa guerra finirà Il 14 agosto 1943 il Governo Badoglio dichiarò Roma città aperta e ne venne data comunicazione ai governi di Londra e Washington dal Ministro degli Esteri Guariglia, tramite la Santa Sede attraverso il canale diplomatico dei paesi neutrali Svizzera e Portogallo. Venne ordinato alle batterie antiaeree della zona di Roma di non reagire in caso di passaggio degli aerei nemici sulla città, e lo spostamento di sede dei comandi italiani e tedeschi e delle rispettive truppe, con l’impegno di trasferire le infrastrutture militari e le fabbriche di armi e munizioni, e di non utilizzare il nodo ferroviario romano per scopi militari, di smistamento, di carico o scarico, e di deposito. Le direttive impartiti dai Comandi militari italiani vennero nella maggior parte ignorate dai tedeschi, che continuarono ad utilizzare Roma per scopi militari. La conseguenza fu che la capitale italiana continuò ad essere bombardata dagli Alleati ancora tante volte, almeno 51, sino al 4 giugno del 1944, giorno della sua liberazione. La cartolina sotto riportata porta l’annullo di Roma 3/8/1943 XX ed e’ diretta a Lauria Superiore (Potenza), al Caro Elio e racconta gli effetti del primo terribile bombardamento di Roma. “ho ricevuto la tua gradita cartolina e dopo una terribile avventura” poi i segni di cancellazione della censura. Profondi ed indelebili tratti di inchiostro nero, nel vano tentativo di cancellare la triste verità. Probabilmente voleva comunicare all’amico l’orrore, i morti, i feriti, le devastazioni, la tensione, la paura del futuro. Nonostante la solerte attività del censore che ha coperto larga parte del testo, qualcosa però sfugge: “Come vedi sono salvo per miracolo, speriamo che un fatto così triste non si ripeta“ E questo messaggio arriverà a destinazione. E instillerà il dubbio. Lui ce l’ha fatta, ma quanti altri sono periti in quella tragica giornata? Forse questa frase sarà servita a far prendere consapevolezza dell’inutilità di ricorrere alla guerra armata per risolvere i conflitti tra i popoli. Il mittente e’ sopravvissuto perché, sia pur vicino al quartiere di San Lorenzo si trovava a circa un chilometro dalla zona più duramente colpita: in via Voghera 7 appena fuori dal “triangolo” oggetto dei più intensi bombardamenti.
Vinicio Sesso | ||||||||||||||