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Bei tempi quando le missioni all’estero fruivano |
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Enrico Bettazzi | ||||||||||||||
Senza andare a scomodare tutte le missioni militari o di peace-keaping del novecento che principalmente dopo la fine della prima guerra mondiale ci avevano visto presenza attiva, nel secondo dopoguerra, nell’ambito degli impegni Nato o sotto l’egida delle Nazioni Unite, nostri contingenti militari sono stati serviti per tali esigenze dall’organizzazione della nostra Posta Militare. Tale costante supporto è stato mantenuto fin quando le tecnologie e le prassi operative hanno reso tale servizio quasi solo un souvenir. Ormai anche al di fuori dell’ambito militare, spedire una cartolina è diventata cosa antidiluviana e sconosciuta ai più. Quindi giustamente o no, le Forze Armate hanno indirizzato i propri sforzi verso servizi ritenuti più essenziali. Di conseguenza quel collezionismo che recentemente (qualche decennio fa) aveva iniziato a muovere i primi passi, tanto da collegare alla raccolta dei rari timbri delle missioni successive alla Grande Guerra quella delle missioni di controllo e pacificazione di anni a noi più vicini, sembra aver ricevuto uno stop definitivo.
Il nostro ufficio di posta militare in passato era presente a Pec (non più adesso); la traccia di un concentramento di posta militare che raduna la corrispondenza delle nostre tante presenze nel mondo in attività di peace-keaping, che le Poste Italiane, anche sul proprio sito ufficiale danno per sede a Ospitaletto di Pisa nei dintorni dell’aeroporto pisano sede della 46ª Aerobrigata, sembra essere solo uno sbiadito ricordo. Dovremo forse convertire la nostra raccolta, se vorremo, ampliandone i confini a quelle forze militari che operando a fianco delle nostre truppe, ancora usufruiscono di un servizio di posta militare. Niente di nuovo: per esempio già con i carabinieri in Palestina a fine prima guerra mondiale o con il Regio Esercito in Estremo Oriente (Siberia) nel medesimo periodo ci siamo appoggiati a poste militari di nazioni alleate; stavolta però, viste le tecnologie sostitutive per le comunicazioni di servizio e di “conforto”, sembra una definitiva rinuncia… Ad oggi e per quel che ho potuto appurare la posta militare a disposizione del nostro contingente KFOR (Kosovo Force) è quella tedesca; il servizio è alloggiato a Pristina in un edificio che ricorda una baita delle montagne europee e sulla cui facciata campeggiano tutti i segni caratteristici di un ufficio postale; all’interno il servizio è chiaramente espletato da un sottufficiale della Bundeswehr.
Enrico Bettazzi
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA V. ASTOLFI, Storia e posta delle missioni militari italiane all’estero 1918-1935, Milano,2006 G. RIGGI DI NUMANA, Le missioni militari di pace dell’Italia 1991-1995, Macerata, 1997 https://it.wikipedia.org/wiki/Kosovo_Force
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