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La marina italiana dopo l'8.9.1943
di Giuseppe MARCHESE (Notiz. ASIF 06/1978)

 

1) L'armistizio breve

Il 3 Settembre 1943, dopo laboriose trattative, veniva segretamente firmato a Cassibile dal Gen. Smith in nome del generale Eisenhower e dal Gen. Castellano in nome del Maresciallo Badoglio il così detto armistizio breve (Short Military Armistice), che al punto 4° faceva cenno delle condizioni a cui doveva sottostare la nostra flotta. Il punto 4° enunciava:

«Trasferimento immediato della flotta italiana e degli aerei italiani in quei luoghi che potranno essere designati dal Comandante in Capo alleato per supplire alle necessità del suo programma militare-navale».

A questo armistizio breve era annesso un promemoria, conosciuto col nome di «documento di Quebec» che enunciava vari suggerimenti circa il modo come l'Italia avrebbe potuto affrontare l'armistizio e collaborare alla causa alleata.

Per quanto riguarda la Marina (e l'Aeronautica) era scritto: «Il Governo Italiano deve al momento dell'armistizio dare ordini alla flotta italiana di salpare pei porti alleati... ».

In conseguenza il Comando Supremo il 6 Settembre diramò ai Capi di S.M. delle tre forze armate le disposizioni chi riportiamo:

« d) Unità da guerra italiane: debbono uscire al più presto in mare tutte quelle in condizioni di navigare, per raggiungere i porti della Sardegna, della Corsica, dell'Elba oppure di Sebenico e Cattaro; tutte le unità non in condizioni di muovere, oppure che in uno dei porti di rifugio di cui sopra verranno a trovarsi in condizioni di cadere in mano germanica, dovranno essere autoaffondate».

Come si vede tutte queste disposizioni emanate fecero sì che la Marina fu colta dall'armistizio in piena efficienza morale e materiale e ai capi militari furono impartiti ordini chiari che non si prestavano a dubbie interpretazioni e, cosa ancora più importante, facilmente attuabili. A questo si deve aggiungere che la Marina era il mattino dell'8 Settembre in stato di all'erta poiché era giunta conferma dell'inizio dello sbarco alleato nel Golfo di Salerno e la squadra da battaglia a La Spezia ebbe l'ordine di tenersi pronta a muovere dalle ore 14.

 

2 - L'Armistizio

Alle ore 18,30 dell'8 Settembre Radio Algeri annunciò l'entrata in vigore immediata dell'armistizio con l'Italia.

L'imprevisto anticipo dell'armistizio impedì di prendere le predisposizioni ordinate ed anche di avvertire tutti i comandi sottordine.

Alle ore 22,30 dell'8 settembre l'Ammiraglio Bergamini, comandante della squadra da battaglia a La Spezia, confermò di non sapere quali ordini sarebbero stati impartiti dal Ministro della Marina a quell'ora convocato dal Maresciallo Badoglio, fatto stà che alle ore 03,00 del mattino del 9 le navi della squadra da battaglia presenti a La Spezia e Genova erano fuori della rada, dirette per l'ancoraggio a La Maddalena, evidentemente destinazione provvisoria se alle ore 06,42 Supermarina inviò un cifrato alla 5a Divisione che era a Taranto, con l'ordine di partire immediatamente per Malta con le navi dipendenti, escluso lo Scipione comandato a Pescara a prelevare il Re.

La formazione che dirigeva intanto per la Maddalena era composta da:

9a - Div.: Roma - Vittorio Veneto
7a - Div.: Eugenio di Savoia - Duca D'Aosta - Montecuccoli
8a - Div: Duca degli Abruzzi - Garibaldi - Attilio Regolo
12a - sq. ct.: Mitragliere - Fuciliere - Carabiniere - Velite
14a - sq. ct.: Legionario - Oriani - Artigliere - Grecale. - c.torp. Libra (Fig. 1 )

Ma intanto gli eventi precipitavano. Verso le ore 13.00 Supermarina, avvertita che forze germaniche avevano occupato La Maddalena, ordina alla Forza Navale di dirigere a Bona.

Alle 14.24 il messaggio fu ricevuto sulla Roma e alle 14.45 la Forza Navale invertì la rotta, dirigendo nuovamente verso l'Asinara.

 

3 - L'affondamento della Roma

Alla ore 15,10 vi fu un primo allarme aereo, dopo quelli della mattina. Si trattava di una formazione di Junker tedeschi che pochi istanti dopo lanciarono le loro bombe prendendo a bersaglio particolarmente le corazzate. Le navi, appena percepirono lo sgancio delle bombe iniziarono il fuoco c.a. Nessuna nave fu colpita in questo primo attacco.

Alle 15,50 fu avvistato un nuovo gruppo di bombardieri contro i quali fu subito aperto il fuoco. In questo secondo attacco due bombe caddero sulla Roma a intervallo di pochi minuti l'una dall'altra, nonostante che la nave avesse già accostato di circa 60° nel corso della contromanovra difensiva che stava eseguendo.

Alle 15,52 scoppia la grossa bomba a razzo, e poi si odono forti esplosioni in successione. Si sviluppa un'enorme nuvola di fumo nero mista ad altissime fiamme rosse.

Alle 16,12 la Roma, che appare fortemente sbandata sulla dritta, è percorsa da un vasto incendio in corrispondenza delle torri prodiere. Si spezza la chiglia: in pochi istanti i due tronconi si mettono verticali e affondano. Su 1.948 persone imbarcate sulla nave si ebbero 1.352 morti, dei quali 1.326 all'atto dell'affondamento e 26 tra i 622 naufraghi recuperati.

 

4 - L'abbandono della Cavour

La Cavour era in cantiere a Trieste per allestimenti dopo le lunghe e complesse riparazioni negli stessi cantieri. Alla data dell'armistizio non era quindi in condizioni di poter prendere il mare.

La Cavour era stata colpita durante l'attacco di aerosiluranti inglesi nel Porto di Taranto la notte del 12 novembre 1940. Trasportato in cantiere a Trieste da allora non aveva più navigato.

Alla sera del 10 settembre fu fatto sbarcare il nucleo dell'equipaggio ed asportata la bandiera.

La nave poi affondò capovolgendosi colpita durante un attacco aereo alleato, sempre a Trieste, la notte del 15 Febbraio 1945. (Fig. 2)

 

5 - Malta

Le prime navi ad arrivare a Malta, la sera del 10, furono quelle della 5a Div. partite da Taranto (Duilio, Doria, Cadorna, Pompeo Magno, C/t Da Recco). Il mattino del giorno 11 arrivarono le navi della 7a, 8a. 9a Div. e la 14a squadr. ct. eccetto le unità che erano rimaste sul luogo della tragedia della Roma per raccogliere i superstiti. Il 12 giunsero a Malta la Nb Cesare e la Miraglia.

 

6 - Il gruppo Mitragliere

Facevano parte del gruppo, che si era prodigato per raccogliere i superstiti della Roma le unità: Mitragliere, Regolo, Fuciliere, Carabiniere. Rimasti tagliati fuori dal grosso delle forze navali il Comando che non era a conoscenza delle clausole d'armistizio, ritenne opportuno procedere per un porto neutrale. Dopo una rapida consultazione tra i C/ti delle navi vennero scelte le Baleari.

Alle ore 8 del 10 Settembre le quattro navi comandate dal Cap. di Vascello Maini entrarono a Port Mahon. Queste 4 unità, più altre 5 che vi giunsero in seguito, rimasero internate in Spagna per 16 mesi e 5 giorni, cioè fino al 15 gennaio 1945, quando poterono lasciare i porti d'internamento andando ad Algeri dove giunsero il 19 Gennaio. (Fig. 3)

 

7 - Il gruppo Pegaso

Comandava il gruppo (Pegaso, Impetuoso, Orsa) il C.te Imperiali che ultimato il salvataggio del personale della Roma si diresse per raggiungere le altre unità della forza navale. Lungo quella rotta le tre torpediniere furono ripetutamente attaccate da aerei tedeschi. Perso ogni contatto con le altre navi anche questo gruppo decise di dirigersi verso un porto neutrale. L'Orsa dette fondo alle ore 10,23 dei 10 settembre a Maiorca ove chiese di sbarcare i numerosi feriti e di ottenere il rifornimento nel caso fosse stato possibile riprendere il mare. L'11 Settembre giunsero anche il Pegaso e l'Impetuoso. Per evitare l'internamento queste due navi, dopo sbarcati i feriti ripartirono alle 3 del mattino del 12 e giunte in fondali superiori ai 100 metri si autoaffondarono.

L'Orsa rimase invece a Pollensa, fu internata e poi passò alle dipendenze del gruppo Mitragliere e raggiunse Algeri con esso. (Fig. 4)

 

8 - Il gruppo Aliseo

Il gruppo Aliseo era composto da 10 torpediniere, 8 corvette, 2 sommergibili, 1 motosil. 4 VAS e 2 cacciasommergibili. Le navi giunsero a Palermo il giorno 12. La sosta a Palermo fu di fina settimana e nel frattempo affluirono in quella località, che era sotto controllo americano, altre unità sottili. La partenza per Malta avvenne il 19 settembre con 39 unità divise in tre gruppi.

 

9 - Alessandria d'Egitto

Allo scopo di decongestionare il porto di Malta gli Inglesi decisero di spostare una parte della nostra flotta ad Alessandria d'Egitto. Alle ore 8,30 del 14 Settembre lasciarono Malta le seguenti navi:

7a Div,: Eugenio di Savoia - Duca d'Aosta - Montecuccoli - Cadorna
9a Div.: Vittorio Veneto e Italia
ct.: Da Recco - Velite - Artigliere - Grecale.

Le navi arrivarono ad Alessandria il mattino del 16 settembre per restarvi fino al 16 ottobre.

La sosta ad Alessandria non fu delle migliori tanto che i nostri equipaggi ebbero un trattamento peggiore di normali «internati». Gli Inglesi imposero il divieto di scendere a terra; una stretta sorveglianza e una disciplina troppo rigida. A ciò si aggiunga che la sosta in rada permetteva raramente di prendere il bagno intorno ai bastimenti a ristoro di un clima umido e caldo e la difficoltà di ottenere rifornimenti, specie l'acqua. Tutto questo dava agli equipaggi la sensazione di essere trattati da prigionieri. (Fig. 5)

Ma anche questa esasperante prova finì.

In seguito all'accordo Cunnigham-De Courten del 23 settembre, che stabiliva le modalità per l'utilizzazione delle navi italiane nella lotta contro la Germania, il 4 ottobre le nostre navi lasciarono Malta per Taranto, mentre le navi di Alessandria d'Egitto iniziarono il rimpatrio il 16 ottobre 1943, quando già dal 13 ottobre l'Italia si riteneva in stato di guerra con la Germania. (Fig. 6)

Infine, a chiusura di queste note, una considerazione sul servizio postale.

E' innegabile che il periodo considerato (10 settembre/4 ottobre per Malta e 16/9 - 16 ottobre per Alessandria) é molto breve, ma è anche vero che in questo periodo vi fu una forte concentrazione di navi in quei porti e quindi le corrispondenze non dovrebbero essere rare in periodo normale. Poiché però lettere di questo periodo non mi risultano essere state reperite in archivi dove solitamente tale materiale è ritrovato, ne consegue che vi dovette essere una qualche disposizione inglese che limitò, se non addirittura vietò, l'invio di corrispondenza alle famiglie del personale di bordo. D'altra parte lo status delle nostre navi non era quello di «internati» e quindi non era possibile nessuna limitazione di carattere internazionale all'invio di corrispondenze. La cartolina descritta alla fig. 5 è una prova che la corrispondenza da Alessandria era ammessa. Al retro porta la data del 24.9.43 e dice: «stò bene. Attendo vostre notizie ». Si deve intendere che dopo 15 giorni dalla partenza dall'Italia questa è la prima cartolina che il nostro marinaio scrive a casa?

Questo vale per le navi riparate a Malta e Alessandria, ma anche per il successivo porto di Algeri dove alla fig. 4 vediamo un biglietto delle forze armate inglesi spedito senza l'annullo della nave.

Per le navi rifugiate nei porti spagnoli invece nessuna difficoltà poiché si tratta di navi internate e quindi senza diritto di usare gli annulli di bordo. Si nota comunque che le autorità spagnole furono molto larghe per quanto riguarda la corrispondenza degli internati poiché corrispondenze di questo periodo sono spesso rintracciabili, specialmente dalla nave Regolo.


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