Non era questa certamente la via più breve o più comoda, ma, in certi periodi, fu la sola possibile.
Allo scoppio dei conflitti accadeva che le relazioni e le corrispondenze postali dirette tra gli Stati in guerra
venissero interrotte. Questa situazione si verificò particolarmente in occasione della Seconda e della Terza Guerra
per l’Indipendenza Italiana, tra l’Impero Austriaco ed il Regno di Sardegna nel 1859 e nel 1866 con il Regno
d’Italia.
In questi casi per far giungere le lettere ad un destinatario nella parte avversa non vi era altra soluzione che
ricorrere ad un intermediario e, come accaduto anche in tempi a noi più vicini, fu la Svizzera che si prestò ad
effettuare questo servizio. Naturalmente non lo fece gratuitamente, ma, in compenso, fu precisa e puntuale,
come potrete constatare dagli esempi di seguito presentati.
Questa lettera (foto a sinistra) risulta
scritta a Milano il 21 giugno
1859. L’esercito francese e quello sardo
avevano cacciato gli austriaci dalla capitale
lombarda un paio di settimane
prima. La situazione sul campo era ancora
in grande movimento (le grandi
battaglie di Solferino e San Martino furono
combattute il 24 giugno). Lo scrivente,
un commerciante ben informato,
pratico e scafato, preferì (è scritto nella
lettera!) mandarla sottocoperta al
forwarded Jenatsch Bavier perché la
inoltrasse da Coira, nella Svizzera nord orientale vicino al confine austriaco. Pur dovendo certamente sopportare
un piccolo esborso, evitò in tal modo di pagare il porto italiano ed il porto svizzero di transito. La lettera ha infatti
il bollo di partenza Chur Nachmittag del 24 giugno 1859 e via Feldkirch ed Innsbruck, in Austria, e Bolzano
già il 26 giugno arrivò a Trento.
C’è chi dice che il destinatario abbia pagato in totale solo 15 kreuzer austriaci (essendo una lettera dalla
Svizzera all’Austria, 5 per il semplice diritto interno svizzero e 10 per quello austriaco).Io penso invece che siano
stati segnati prima 5, poi corretti 10 kr
per la Svizzera e 15 kr per l’Austria (tenendo
presente che la distanza dal punto
d’entrata di Feldkirch era più di 150
km) e che di conseguenza siano stati
pagati dal destinatario 25 kreuzer.
Forse le cose sono più chiare osservando
la seguente lettera (a destra) della
ditta “A. Bonafous & C.ie a Milan” spedita
da Milano diventata più saldamente “italiana” il 18 agosto 1859.
Pur non avendo indicazioni specifiche,
fu inoltrata per l’unica via praticabile, quella di Svizzera, e, transitando il 23 agosto per Feldkirch, in Austria, da qui proseguì per Trento dove
arrivò il 25 agosto.
Notiamo il bollo a tampone “8” che indica, in soldi austriaci allora in corso in Lombardia, i 20 centesimi
italiani spettanti alle Poste sardo-italiane. Vi è poi, a sanguigna, l’indicazione “10” kreuzer per i diritti svizzeri e
di “15” kreuzer per quelli austriaci.
Essendo i soldi ed i kreuzer austriaci equivalenti, il destinatario trentino pagò complessivamente 33 kreuzer.
La guerra poi finì, ma le relazioni postali tra l’Impero Austriaco e l’Italia (allora ancora Regno di Sardegna)
non ripresero che quasi tre anni dopo. Chi doveva spedire una lettera dall’Italia ai paesi austriaci poteva solo
affrancarla fino al nuovo confine secondo la tariffa interna “italiana”. La lettera veniva poi tassata in Austria
secondo la tariffa interna austriaca.
A partire dal 1° novembre 1859, in base ad accordi bilaterali tra la Sardegna e la Svizzera e tra la Svizzera e
l’Austria, fu possibile, servendosi sempre della mediazione delle Poste Svizzere, inviare lettere franche fino a
destinazione.
Le tariffe furono di 60 centesimi (15 per l’Italia, 20 per la Svizzera e 25 per l’Austria) da parte italiana e 35
kreuzer-soldi (15 per l’Austria, 10 per la Svizzera, 10 per l’Italia) se le lettere venivano spedite da paesi
dell’Impero Austriaco. Erano tariffe molto alte (35 kreuzer austriaci equivalevano a circa 85 centesimi italiani) e
molto raramente si scelse di usarle.
In certi casi non vi era però altra scelta: ad esempio quando una lettera era stata impostata non o insufficiente
affrancata per il porto interno. Solo inviandola “via di Svizzera” era possibile recuperare la parte mancante.
È quanto possiamo notare dalla lettera
sotto riprodotta, che la ditta “F.lli
Ronchetti” spedì il 17 aprile 1860 da
Milano diretta a “Sacco di Rovereto– Tirolo Italiano” (italiano in senso geografico,
in quanto al di qua delle Alpi, non in
senso politico, Rovereto ed il Trentino fecero
parte dell’Impero Austriaco fino al
1918) affrancandola con un francobollo
di Sardegna da 20 centesimi.
Il peso risultò di “2” porti ed a Milano
misero l’ovale rosso “Bollo Insufficiente” e per recuperare quanto dovuto
la inviarono “via di Svizzera”. Al retro il
bollo dell’ambulante svizzero “Chur-
St.Gallen /BahnPost Z16” in data 19 aprile,
quello austriaco di Feldirch del 20 aprile
ed infine quello di arrivo del 22 a Rovereto.
Sulla lettera, a sanguigna, l’indicazione “18” kreuzer, 8 (equivalenti a 20 centesimi)
spettanti all’Italia più 10 kr per la
Svizzera. Poi il 18 venne cancellato e si
scrisse “30”. Non si tenne quindi conto
del francobollo applicato: 20 kr per il doppio porto italiano e 10 kr per il porto svizzero, che era più pesante ed
uguale a quello austriaco. Probabilmente la Svizzera riconobbe all’Italia solo gli 8 kr inizialmente indicati e,
addebitandone 20 all’Austria, speculò la differenza. Si segnarono anche i “15” kr spettanti alle Poste Austriache
ed il destinatario a Rovereto pagò i “45” kreuzer indicati a penna.
Situazioni simili si verificarono nel 1866 in occasione della Terza Guerra d’Indipendenza.
Le cose questa volta si svolsero più regolarmente perché si seguirono gli accordi stipulati alla fine del 1859,
anche se vi furono complicazioni dovute al fatto che, mentre tutto il Veneto ed il Friuli furono liberati, Venezia e
le città del Quadrilatero rimasero austriache fino alla firma del trattato di Pace. Rovereto ed il Trentino, malgrado
i tentativi di Garibaldi da occidente e Medici da oriente, rimasero però sempre austriaci.
Anche nel 1866 non mancarono però curiosità e particolarità, come la lettera
sotto riprodotta che, scritta il 18 giugno (la guerra fu
dichiarata il 20 ed il 23 vi furono le battaglie
attorno a Custoza), nell’incertezza sul da farsi,
solo il 29 giugno 1866 fu spedita da Desenzano
sul Lago diretta a Trento. Le comunicazioni
postali tramite la ferrovia tra Desenzano
(italiana) e Peschiera (austriaca) erano
interrotte ed anche il comodo e veloce
servizio sul lago di Garda aveva cessato di
funzionare.
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La lettera fu perciò inviata all’Ufficio Postale
di Concentramento di Milano, dove il
30 giugno partì per la Svizzera. Bollo svizzero
illeggibile ed altro di “Chur-St.Gallen /
Z14” del 1 luglio, bollo austriaco di Feldkirch
in pari data e di arrivo Trient del 3 luglio.
Come vedete un bel giro anziché i soliti
cento km!
Sulla lettera è segnato, a sanguigna, “20/10” che indica 10 kr per l’Italia più 10 kr
per la Svizzera e 10 kr per l’Austria. Ora,
secondo la convenzione, all’Austria sarebbero
spettati 15 kr, ma si tenne conto di una
circolare (probabilmente dei primi anni ’60)
citata come “Annotazione” alla pagina 389
del Printz (vedi Bibliografia), dove si indicava
che, indipendentemente dall’effettivo
punto di transito della lettera (Feldkirch), per la tassazione si doveva tener conto del possibile punto di passaggio con la Svizzera più vicino. In
questo caso si fece riferimento a Nauders, in Austria, nell’alta val Venosta, a nord dell’italiana Malles, sulla strada
che porta alla Bassa Engadina Svizzera, in linea retta meno di 150 km da Trento, rientrante quindi nella seconda
distanza per la quale erano previsti 10 kr.
Alla fine il destinatario pagò 30 kreuzer.
Altra lettera particolare è questa proposta sopra nei due lati; è stata scritta ad Ancona il 12 luglio 1866 e
porta l’indicazione “Via di Svizzera” forse apposta dallo stesso mittente.
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Probabilmente per essere certo dell’inoltro, o forse solo perché ne ebbe l’occasione, la lettera partì da
Milano il 14 luglio e viaggiando, come al solito, sul treno 14, passò per Chur-St.Gallen il 15 luglio, Feldkirch il
16, arrivò a Trient il 18 luglio 1866. Anche qui tassa “20/10”, prima segnata a sanguigna, ribadita a penna.
Alla fine di agosto 1866 gli scambi postali tra l’Italia e l’Austria ripresero e non vi fu più necessità di ricorrere
alla “Via di Svizzera.
Bibliografia
- Cedolini Mario, Le comunicazioni postali tra l’Impero Austriaco ed il Regno di Sardegna (poi Regno d’Italia)
tra l’1.1.1854 ed il 30.9.1867, Bollettino prefilatelico e storico postale n.118 e 119, 2002;
- Carra Lorenzo, La liberazione del Veneto, Vaccari editore, Vignola, 1998;
- Printz Giulio, Il servizio pratico-postale in Austria, Mantova 1865. Ristampa a cura di Lorenzo Carra, Vaccari
editore, 2000;
- Mentaschi Mario, Via di Svizzera, Vaccari Magazine n. 24, 2000;
- Mentaschi Mario, Carra Lorenzo, Mathà Thomas, Letter Mail from and to the Old Italian States through
Switzerland, IPHF Pont à Mousson, 2009.
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