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Gli uffici postali italiani in Jugoslavia durante la 2^ guerra mondiale |
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di Giuseppe MARCHESE (Vita e valore del collezionismo 182/1981) | ||||||||
In un articolo apparso recentemente sul «Nuovo Corriere Filatelico», al termine di una analisi della posta militare dicevo che in un paese come la Jugoslavia sotto occupazione militare non è possibile disgiungere la posta militare da quella civile e che per completare il quadro complessivo andava trattato l'argomento congiuntamente. Nel successivo esame del problema della trattazione della posta civile in Jugoslavia sono venute fuori delle difficoltà sempre crescenti sia per quanto riguarda la difformità delle situazioni verificatesi dopo la spartizione del paese in seguito al conflitto del '41 che, sebbene non considerando la zona di influenza tedesca, presentava tre distinti casi: - Lubiana e provincia di Fiume allargata: annessione all'Italia; - Montenegro: protettorato italiano - Croazia: una linea divisoria fitta e per molti versi controversa con le province Dalmate. Mi sono andato a rileggere l'articolo del Rag. Renzo Bernardelli, che è l'unico che conosca sull'argomento, apparso tempo fa su «Filatelia» nel quale si tratta l'argomento solo sotto il profilo degli «annullamenti» seguendo la falsariga degli studi storico-postali fin qui apparsi, tralasciando gli aspetti di politica filatelica, e tariffari connessi con i notevoli sconvolgimenti avvenuti in Jugoslavia. Un aggiornamento sull'argomento è quindi ampiamente giustificato. In questo articolo tratterò comunque solo la prima parte e cioè quella connessa alla provincia di Lubiana e alle zone limitrofe che fanno parte della contigua zona di Fiume. Sulla guerra italo-jugoslava le fonti storiche parlano di guerra-lampo e di una fretta eccessiva e ridicola nel voler giungere prima dei tedeschi; di generali posti sul ciglio di una strada ad incitare alla corsa; di plenipotenziari assieme ad agenti segreti e terroristi ustascia in comitiva, ansiosi di giungere a Zagabria prima dei camerati tedeschi. Ma oltre a questi personaggi ben altra invasione aspettava la malcapitata Jugoslavia. Terminate infatti le operazioni militari una massa immensa, tumultuante e frenetica di filatelisti si riversò nella confinante Jugoslavia e da qui cominciò a fabbricare soprastampe, documenti, interi postali e lettere di ogni genere con le quali inondò il mercato nazionale e internazionale. Questo terribile flagello affrancò e annullò qualsiasi cosa avesse lontanamente sentore di filatelia. Naturalmente non operavano soltanto i fabbricanti di buste e di souvenir ma anche altra gente, persone che avevano il potere di far apparire ufficiali anche emissioni inutili o quasi, come i francobolli soprastampati «Commissariato Civile». Ma ricostruiamo il quadro d'insieme di allora con ordine. La Jugoslavia chiede la resa il 18.4.41. Dal 20.4.41 - accordi Ribbentrop-Ciano di Vienna della stessa data - la Slovenia viene divisa tra Italia e Germania. In Slovenia viene formato, per la parte italiana, un Commissariato Civile. Con decreto legge del 3.5.1941 la Slovenia viene annessa all'Italia in parte come provincia di Lubiana e in parte allargando la provincia di Fiume. I poteri in questa nuova provincia non vengono esercitati da un Prefetto ma da un Alto Commissario che ha sede a Lubiana e viene assistito da una consulta locale. Viene altresì disposto che gli atti ufficiali vengano redatti in italiano e sloveno. Quindi si possono distinguere momenti diversi nella prima fase della presenza italiana in Jugoslavia, e precisamente: - dal 4 al 18.4.41 stato di belligeranza italo-jugoslavo; - dal 19 al 20.4.41 occupazione militare - dal 21.4. al 2.5.41 commissariato civile - dal 3.5.41 annessione all'Italia. Esaminiamo ora la differente posizione della posta a seconda del diverso status. Dal 4 al 18.4.41 Durante la guerra funzionarono solo gli uffici di posta militare al seguito delle truppe operanti in Jugoslavia. È esclusa l'utilizzazione degli uffici postali civili jugoslavi da parte di militari e personale italiano, così come l'uso di francobolli jugoslavi inoltrati tramite la posta militare italiana. Dal 19 al 20.4.41 Prima degli accordi italo-tedeschi di Vienna la Slovenia è sotto occupazione militare. La posta militare italiana prosegue l'attività per i contingenti dislocati in Jugoslavia; gli uffici civili chiusi a causa della guerra riprendono l'attività sotto amministrazione jugoslava. Gli altri continuano nella normalità precedente il conflitto. Dato che non esiste più lo stato di guerra, l'uso di francobolli e interi jugoslavi da parte di italiani può apparire legale, così come l'utilizzazione degli uffici di posta civile jugoslavi da parte di civili e militari italiani. Dal 21.4 al 2.5.41 Viene nominato un Commissariato Civile per amministrare il territorio assegnato agli italiani. La situazione interna si avvia alla normalità. a) posta militare. L'attività prosegue come in precedenza, con l'uso dei francobolli italiani di dotazione. L'uso dei francobolli jugoslavi non soprastampati non dovrebbe essere tollerato. L'uso di quelli soprastampati «Co.Ci.» non è ammesso ma tollerato. b) posta civile. L'apparato burocratico, e quindi anche l'amministrazione postale, passa sotto giurisdizione italiana. Gli uffici postali cominciano a italianizzarsi. L'uso degli uffici postali civili da parte di militari italiani può considerarsi normale. Il 26.4 vengono soprastampati i francobolli di Jugoslavia con l'effigie dell'ex re Pietro II, con le iniziali «Co.Ci.» del Commissariato Civile, lasciando immutata la monetazione. Probabilmente nella stessa data viene soprastampata anche la C.P. da 1 d. Dal 3.5.41 la Slovenia diviene una provincia italiana. a) posta militare. La posta militare prosegue l'attività adoperando i normali francobolli di dotazione. L'uso dei francobolli jugoslavi soprastampati «Co.Ci.» e «R. Commissariato Civile Territori Sloveni Occupati-Lubiana» viene largamente tollerato; anzi diventa di uso normale. b) posta civile (francobolli): l'uso dei francobolli in precedenza soprastampati ha un periodo di tolleranza fino alla fine di giugno 41. Data l'annessione della regione, sancita con una legge dello Stato, è incomprensibile e senza nessuna giustificazione l'ulteriore soprastampa apposta su francobolli jugoslavi di «R. Commissariato civile-territori Sloveni Occupati-Lubiana» dopo il 3.5.41. I francobolli di cui viene messa in dubbio la legalità sono quelli catalogati dal Sassone sotto i numeri 18/33, 33A, 34, 35/8, 39/40, 41, PA 1/10, 11/8, Segnatasse 6/10, 11/3. Ciò naturalmente se viene confermata la data di emissione che attualmente figura in tutti i cataloghi italiani. Questi francobolli hanno solo una giustificazione filatelica che contrasta con l'ordinamento politico-amministrativo della regione poiché si presume che l'amministrazione centrale delle poste mai e poi mai avrebbe permesso l'emissione di questi francobolli che considerano ancora «occupata» una provincia italiana. Né tanto meno possono venire avanzate giustificazioni di approvvigionamenti talché queste emissioni sbocconcellate e dalle basse tirature non si capisce a che cosa potevano servire. Anzi proprio le basse tirature sono il segnale del carattere esclusivamente filatelico di queste emissioni che si consiglia togliere dai cataloghi ovvero ripresentare come emissioni quanto meno non ufficiali. Quanto agli altri francobolli con soprastampa «Alto Commissariato per la provincia di Lubiana» è evidente anche di questi il carattere filatelico, anche se il tipo di soprastampa non li accomuna ai precedenti. Valgono anche per questi le altre considerazioni sopra esposte. È di notevole rilevanza comunque il fatto che i francobolli italiani iniziarono ad essere adoperati, per uso civile, fin dalla fine dell'aprile del 1941. Uffici postali: come già detto Lubiana aveva riconosciuto il carattere sloveno delle sue popolazioni e perciò venne stabilito che gli atti ufficiali venissero redatti in italiano e sloveno. Queste due disposizioni di carattere generale trovarono l'applicazione in campo postale con il mantenimento della dizione slava negli annulli forniti dall'amministrazione italiana. Solo Lubiana adottò annulli con diciture bilingue nella corona. Quelle località della Slovenia che vennero annesse alla provincia di Fiume ingrandita fecero parte ad ogni effetto politico-postale dell'amministrazione italiana e vennero forniti di annulli di nuova dotazione mentre in qualche caso vennero utilizzati vecchi annulli italianizzando il nome mediante scalpellamento dell'annullo. In questo periodo l'uso degli uffici postali civili da parte di militari italiani può considerarsi normale, ma non comune.
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