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L'anno che se ne va
di Giuseppe MARCHESE (1943 Armistizio - 1993)

L'anno 1943 termina con mestizia.

L'Italia è tagliata in due. Una parte considerevole della popolazione è in armi e un'altra considerevole fetta si trova prigioniera di ex alleati o ex nemici. L'uni e gli altri non intendono far ritornare nelle loro case gli ex combattenti caduti prigionieri.

La popolazione civile soffre la fame e gli stenti. Sull'Italia si allunga l'ombra sinistra della occupazione tedesca e della guerra partigiana.

Chi sta in montagna è un nemico del fascismo e del nazismo e non dell'Italia.

Chi perlustra le valli coi cani lupo e i camerati tedeschi non vuol essere un perdente.

Tutti incitano all'odio verso il "nemico", verso i traditori, i disfattisti, i repubblichini, i fascisti, i tedeschi, i badogliani, i comunisti, i nazisti.

Ognuno ha un nome esecrato e tutti sembrano pronti all'omicidio e alla vendetta.

Tutti sono pronti a dare "il proprio sangue alla Patria" e in questo assunto si nasconde la precisa intenzione di uccidere qualunque "nemico" in nome di una "Patria" che ognuno si è personalmente scelto.

Il 1943 non è stato male come sciagura di popoli.

Il 1944 porterà l'atroce sciagura della guerra fratricida.

Il Buon Natale che augura il fante Milazzo Placido, rinchiuso nel campo di concentramento n.50 in Gran Bretagna, il 13 Dicembre 1943, non raggiunge neppure la sua famiglia in quel di Catania, figurarsi se può infastidire il resto degli italiani durante il lungo inverno del 1943.