|
|
|||||||||||||
Anche i prosciutti andavano al fronte… o almeno ci provavano… |
||||||||||||||
di Samuel Rimoldi | ||||||||||||||
Avrebbe sicuramente fatto la felicità dell’ignoto militare, e magari anche dei suoi commilitoni con i quali lo avrebbe probabilmente condiviso, l’arrivo al fronte di un pacco contenente un bel prosiutto (sic!). E invece il prezioso alimento viene rispedito al mittente dal Reparto Censura Militare Pacchi di Milano, in quanto contrario alle disposizioni del Comando Supremo.
Nulla di anomalo per la verità: le norme che disciplinano l’invio dei pacchi vietano la spedizione di tutti i generi alimentari, questo non solo per i militari ma anche tra le popolazioni civili; questo ovviamente perché tale tipologia merceologica è facilmente soggetta a deperimento compromettendone quindi lo stato. Allo scoppio delle ostilità il 24 maggio 1915, il servizio pacchi dal Paese al Fronte viene sospeso, per essere riattivato solo pochi giorni dopo, il 3 giugno: è ammessa la spedizione di soli pacchi ordinari con il limite di peso di 3 Kg per la truppa e di 5kg per gli ufficiali. Dopo essere stati accettati presso un ufficio postale, tutti i pacchi sono inviati all’Ufficio di Concentramento Posta Militare di Bologna, qui raggruppati in base ai reparti dei destinatari ed ai relativi uffici di Posta Militare ad essi aggregati e quindi instradati. Sin da subito il volume degli invii è altissimo, circa 31.000 pacchi in soli sette giorni: questo provoca momenti assai critici per il lavoro degli addetti alla Posta Militare, considerando che anche la normale corrispondenza aveva aumentato sensibilmente di numero. Questo fa sì che il servizio pacchi venga sospeso a partire dal 10 giugno 1915; la popolazione non accoglie di buon grado tale iniziativa, lamentando di non aver più mezzi per inviare ai propri cari indumenti e piccoli oggetti quali saponi, cancelleria e altro ancora, cose che non erano certo di facile reperimento in Zona di Guerra. Il Ministero delle Poste decide quindi di ripristinare nuovamente il servizio creando uno speciale Pacco Militare per l’invio di soli indumenti, tabacco e oggetti di uso personale: le caratteristiche sono fissate in un peso massimo di 1,5 kg con un volume minimo di un decimetro cubo, imballaggio esclusivamente in tela e soppressione del bollettino di accompagnamento; la tassa è fissata in centesimi 30 pagabile applicando dei francobolli direttamente sul pacco o sul talloncino allegato. Istituito con il Decreto Luogotenenziale n. 1156 del 15 luglio 1915, il servizio ha inizio il giorno 21 luglio e prosegue sino alla fine del conflitto la sua attività senza modifiche, se non quella, dal 25 settembre dello stesso anno, di poter inviare scarpe con un limite di 2kg.
Le truppe in Albania e Macedonia possono godere di un trattamento differente in quanto, soprattutto nei primi mesi di occupazione di quei territori, incontrano serie difficoltà logistiche e di vettovagliamento: sono quindi autorizzate a ricevere, oltre ai pacchi militari anche pacchi ordinari, e questi possono contenere anche generi alimentari purché non soggetti a facile deterioramento.
Come detto servizio pacchi militari prosegue la sua attività per tutta la durata del conflitto: viene sospeso solo durante le grandi offensive o nei periodi di insolito movimento di truppe come la ritirata dell’ottobre-novembre 1917, in quanto sarebbe stato troppo gravoso per gli impiegati postali dover inseguire i militari nei loro spostamenti.
(*) - Collezione Pino Di Padova
Samuel Rimoldi | ||||||||||||||