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Le domande di P.M.

 

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Missione di Pace in Somalia - 1950

Alberto Caminiti

PREFAZIONE.

Ricorre quest’anno (2020) il 70° anniversario del Mandato fiduciario che l’ONU ci affidò con la Risoluzione n. 289 del 21.11.49 e che durò dal 2.2.50 fino al 30.6.60. L’incarico comprendeva l’addestramento delle future Forze di Polizia somale, l’organizzazione militare e logistica oltre alla formazione di una classe dirigente somala che portasse l’ex colonia ad una rapida indipendenza, previa stesura di una Costituzione liberale e democratica. Fu la prima, la più complessa ed organica Missione del nuovo Esercito repubblicano e coinvolse diverse Armi e Corpi.

L’assegnazione non fu così semplice, sia per la netta opposizione della Gran Bretagna condizionata da considerazioni d’ordine strategico e politico, per via del confinante Somaliland, sia per il fatto che allora l’Italia non faceva neppure parte dell’ONU. Altro paese forte oppositore era l’URSS che temeva l’Italia in quanto membro della NATO sorta proprio con fini antisovietici.

L’Afis già il 1° aprile 1950 insediava già sul territorio l’Amm/ne Fiduciaria in cui inquadrava numerosi funzionari esperti del disciolto Ministero dell’Africa Italiana, gente che era stata sul posto e ne conosceva le problematiche economiche, sociali e politiche. Sul balcone del palazzo del Governatore venne abbassata la bandiera britannica ed issato il Tricolore. Intanto in patria prendeva forma il Comando Forze Armate della Somalia che si appoggiava al Comando Territoriale di Napoli e che si divideva in due sottordini, le Forze di Polizia e quelle strettamente Militari.

Il principio base fu quello sostitutivo, nel senso che man mano ad ogni funzionario italiano doveva subentrare un funzionario di pari grado ed appositamente istruito di nazionalità somala. A tale scopo fu necessario utilizzare 7.500 unità tra diplomatici e militari. I primi capi furono l’Amm/re Fiduciario Civile Marco Pompeo Gorini ed il Gen. Arturo Ferrara quale Comandante delle Forze di Sicurezza della Somalia. Ricordiamo che l’opinione pubblica nazionale era incuriosita per la nuova avventura coloniale italiana e sia la radio che la stampa seguirono l’intera vicenda con interesse ed attenzione. Non è questo breve articolo il posto adatto per un dettagliato resoconto che richiederebbe un libro intero.

AMMINISTRAZIONE CIVILE.

In rotazione, all’Amm/ne Civile vi furono i Prefetti Giovanni Fornari, Enrico Martino, Enrico Anzillotti e Mario Di Stefano. Ogni Ente inviò propri funzionari esperti. Le Poste mandarono il dr. Bruno Rossi, Capodivisione delle Carte Valori, La Banca d’Italia coniò il “somalo” e stampò le relative banconote in multipli e sottomultipli, stampando altresì le serie commemorative ed ordinarie dei francobolli, prima stampigliando una sovrastampa, e poi stampando moltissime serie correnti quando il paese raggiunse l’indipendenza. Allo stesso modo agirono i LL.PP., l’Anas, i Telefoni di Stato e le Dogane.

LA COMPONENTE MILITARE.

Arma per Arma inviammo:

Esercito = 4 Battaglioni moto blindati, ognuno composto da: Compagnia Comando,3 Comp. Fucilieri, 1 Comp. Blindati (un plotone Carri leggeri, ed 1 plot. Autoblindo;

Carabinieri = 3 Btgl. Motoblindati, ognuno composto da Comp. Comando, 3 Comp. Carabinieri ed una Comp. Blindati;

Cavalleria = furono colà assegnati 4 Squadroni blindati prelevati dai Regg. Cavalleria Piemonte, Cenova, Gorizia e Novara;

Artiglieria: una batteria con pezzi da 100/17;

Genio = 1 Comp. Collegamenti , 1 Comp. Artieri;

1 Nucleo Ufficiali per l’addestramento dei graduati somali da assegnare ai 4 Battaglioni somali denominati dal I al IV; 1 Comp. Polizia Militare; 1 Comp. Territoriale somala;

Carristi = 1 Comp. Carri Armati M3-A3 somali.

Il primo Comandante della Base di Mogadiscio fu il Cap. dei Granatieri Gianfranco Chiti.

ESERCITO.

Ricordiamo che fu da subito impegnato in scontri a fuoco lungo l’esteso confine etiopico attraversato dai predoni razziatori abissini che affliggevano i poveri villaggi dei contadini. Nacquero territorialmente quattro Battaglioni Indigeni:
• I – Mogadiscio
• II –Belet Uen
• III – Danane
• IV- Gal Gato.

Alla fine del 1951 ottennero il brevetto di Ufficiale una ventina di somali, molti dei quali avevano già servito come Sciumbasci (Maresciallo) nel Regio Corpo Truppe Coloniali. Il primo Comandante somalo dell’Esercito fu il Ten. Col. Daud Abdullah Hersi.

MARINA.

Fu assegnata a Mogadiscio subito la Nave Coloniale Cherso, seguita poco dopo dall’Avviso - Scorta Altair. Al comando della Base Navale vi era il Cap. Fregata Mario Signorini. A terra: Comando marina in Somalia; Servizi0 Telecomunicazioni; un plotone marinai somali in addestramento.

AERONAUTICA.

La componente aerea si articolava come segue :
• Comando – base;
• 3 Reparti : Operazioni – Logistica – Tecnico;
• Squadriglia Mista Trasporti e Collegamenti con 3 Dakora e 2 Beachcraft;
• Compagnia Mista Aeroportuale ;
• 1 Squadriglia caccia Mustang
• Alcuni Stinson per i collegamenti a breve raggio.

Il totale dell’aliquota aerea fu di 58 Ufficiali, 226 Sottufficiali e 336 graduati ed avieri con 14 aerei a disposizione. Il primo Comandante della base a Mogadiscio fu il Ten. Col. Pil. Michele Palmiotti.

Desideriamo ricordare che, come al solito, l’Aeronautica fu l’Arma che ebbe più vittime e mutilati in Somalia, per via della avarie in volo, della ridotta manutenzione e del clima torrido e tropicale. Addirittura cadde in servizio il Com.te della base, T.C.P. Dino Mazzei. I campi di volo furono 16, ma taluni erano soltanto una striscia d’erba ed un capannone metallico. Alla fine riuscimmo ad addestrare una ventina di indigeni giovani tra Ufficiali e Sottufficiali.

CARABINIERI.

Avevano la solita duplice funzione di assicurare la sicurezza della popolazione, ma anche l’addestramento delle Forze di Polizia somale. In breve tempo costituimmo :
• 1 Comando Gruppo Zaptiè
• 4 Tenenze
• 1 Reparto Celere somalo
• 13 Stazioni Territoriali affidate ai soli indigeni.

GUARDIA DI FINANZA.

Impiegammo in loco 4 Ufficiali, 15 Sottufficiali e 35 finanzieri, comandati dal Cap. Augusto de Laurentis. Nel 1956 inviammo i primi Aspiranti Ufficiali all’Accademia della GdF di Bergamo ed alla Scuola Superiore Tributaria ed affidammo a fine dic.’56 l’intero servizio doganale e tributario nelle mani dei somali.

IL MAGGIOR PROBLEMA IN LOCO.

Abbiamo avanti accennato al fatto dell’esteso confine somalo - etiope, ma ora accenniamo a come lo abbiamo risolto. Quando avemmo una buona aliquota di Zaptiè addestrati ci muovemmo con rapidità ed efficienza. Senza aspettare segnalazioni di scorrerie in corso, il confine venne pattugliato giorno e notte dai blindati degli Zaptiè, ad ogni reparto dei quali era stato assegnato un tratto di confine; essi andavano come un pendolo avanti ed indietro e se trovavano branchi di razziatori, usavano mitragliatrici e cannoncini e disperdevano o distruggevano l’intera orda.

Dopo un certo tempo, i predoni compresero che era meglio stare alla larga dai nuovi Zaptiè . Man mano che si formavano i nuovi Corsi, gli addestrati iniziavano i loro compiti e si radicarono nell’intero territorio ; ovunque vi furono casermette prefabbricate che ospitavano un piccolo ma agguerrito manipolo di difensori della pace.

Possiamo affermare che il Corpo degli Zaptiè (addestrati dai nostri magnifici Carabinieri) fu l’arma vincente per la libertà e la democrazia in Somalia.

L’INDIPENDENZA.

Concludiamo ricordando il giorno della dichiarazione d’Indipendenza con la cerimonia svoltasi a Mogadiscio che vide il passaggio di consegna dalla Fiduciaria Italia al nuovo paese africano ; si svolse nella capitale il 28 giugno 1960.

Alla presenza dell’ex Capo dell’Amm/ne civile Mario Di Stefano (che rimase in loco quale nostro Ambasciatore) e del T.C. Girolamo Rosati, ultimo capo militare dell’ Aeronautica, venne abbassata l’ultima bandiera italiana ed issata quella somala con una stella dorata al centro in campo celeste, a significare la speranza di ben essere e libertà. Una minore cerimonia si svolse nella capitale lo stesso giorno e simbolicamente un nostro carabiniere passò le consegna ad un appena addestrato Zaptiè.

Vogliamo ricordare che agimmo tanto bene che l’ONU, soddisfatta del nostro efficace operato, ci affidò numerose altre Missioni di pace che cessarono solo nel 1995.

BIBLIOGRAFIA.

Alberto Caminiti, Missioni Militari di pace in Somalia (1950- 1995), Ediz. Cooperativa Tipografica Savona, 1888.


Alberto Caminiti