PREFAZIONE.
Uno dei più importanti avvenimenti del 2° conflitto mondiale fu la battaglia di Montecassino. Era questa, nel Frusinate, una zona collinare aspra ed arida, ma quando sull’Abbazia si scatenò l’inferno della guerra non restò neppure un centimetro di superficie che non fosse arato dalle decina di migliaia di proiettili d’artiglieria che si abbatterono sul posto. Gli studiosi di storia hanno accertato che la battaglia di Montecassino è stato lo scontro più internazionalizzato mai avvenuto al mondo e fra tutte e due le parti in lotta furono schierate oltre 40 nazionalità; agli indiani, ai polacchi ed ai maori neozelandesi, messi in campo dagli Alleati (vi erano anche gli italiani del Corpo di Liberazione del gen. Umberto Utili ), fino ai Cosacchi del Don inquadrati nella Wehrmacht.
A dare il colpo di grazia ai tedeschi asserragliati dietro ogni masso e fenditura del terreno, furono i goumiers del CEF, cioè le truppe del Corps Expeditionnaire Francais composte soprattutto da marocchini, algerini e senegalesi. Pratici di guerra coloniale ed abituati al terreno collinare magrebino, snidarono i germanici da ogni caposaldo e trincea eretti in loco ed aprirono la strada per la Toscana e per la capitale.
Fu qui che venne bandito il comunicato del generale Alphonse Juin, Comandante in capo francese: “per premio del vostro valore, voi soldati del CEF avete diritto di preda sulle case i beni, e le donne che prenderete, e a nessuno di voi verrà chiesto conto di cosa avrà fatto”. Chiaramente era una rivalsa per quello che i francesi ci rinfacciavano, ossia “ la pugnalata alle spalle” che avevamo loro inflitto nel 1940. Fu una vera catastrofe in quanto i coloniali si scatenarono per giorni interi nel saccheggio e nella violenza in decine di Comuni delle province di Frosinone e di Latina (allora: Littoria ). Per capire ciò di cui stiamo parlando, facciamo una lista dei vergognosi orrori e del bottino sessuale provocato:
• Oltre 60.000 donne dai 75-80 anni fino a 5-8 anni furono violentate, e secondo l’uso arabo anche sodomizzate;
• Mariti, padri e fratelli che cercavano di proteggere l’onore delle loro donne, furono massacrati, essi stessi sodomizzati, evirati e – perfino – impalati come ai tempi dei saraceni;
• Il parroco di Esperia , don Alberto Terrilli, che aveva cercato di proteggere due giovanette di 15 anni preda dei magrebini, fu legato ad un albero e violentato per giorni; morì poco dopo per le lacerazioni interne e per il crepacuore;
• Due ragazze di 15 e 16 anni furono crocifisse e dovettero soddisfare le brame di oltre 200 soldati coloniali, ma anche francesi;
• Una vecchia di 80 anni fu violentata e sodomizzata da oltre 300 militari, senza alcuna pietà. Morì poco dopo per le lesioni interne riportate;
• A Vallecorsa le suore dell’ordine del Preziosissimo Sangue furono anch’esse violentate e prese da dietro per giorni interi;
• Nessuno è mai riuscito a conoscere il numero preciso dei civili uccisi dai goumiers, neanche sommando i decessi del periodo, in quanto parecchi uffici anagrafici e sedi comunali furono date alle fiamme e saccheggiate dalle truppe coloniali.
I RISARCIMENTI.
Subito dopo il governo italiano in carica ricevette una forte somma di denaro dal Comando francese e poi, fu lo stesso Tesoro italiano a creare un fondo con cui risarcì simbolicamente le donne che ne fecero richiesta. Inutile dire che molte marocchinate – per vergogna - non avanzarono domande. Tra l’altro le conseguenze postume del passaggio dei magrebini furono centinaia di gravidanze forzate e migliaia di infezioni da sifilide, endemica nel nord-africa.
Purtroppo dobbiamo ricordare che similari violenze avvennero in provincia di Siena e nella zona della Val d’Elsa. A causa di ciò, l’allora Pontefice chiese ed ottenne dall’Alto Comando Alleato che i coloniali restassero fuori dalle mura della Capitale; ecco perché non sono presenti alla sfilata trionfale. Ma come mai se ne sta parlando in questi mesi?
GLI ATTUALI PROCESSI.
Alcune fiere donne, oggi anziane, ma allora giovanissime, hanno avuto il coraggio – nei mesi scorsi - di chiamare in giudizio il Governo e l’esercito francese, imbastendo regolari processi penali. Hanno vinto ed hanno ricevuto indennizzi ed interessi. Appena si è sparsa la notizie, i tribunali competenti delle due province hanno ricevuto decine di chiamate in giudizio. Le somme già liquidate e quelle future vengono poi richieste - ed ottenute- tramite l’Ambasciata di Francia a Roma. Ciò però – naturalmente- non cancella quegli orrori bellici né farà dimenticare alle sopravvissute quanto hanno sofferto sullo stesso loro corpo. Vergognoso comunque rimane il comportamento dell’amministrazione italiana che subito dopo la fine del conflitto non seppe far valere i propri diritti e che – a perenne ricordo degli orrori – ha fatto erigere una statua marmorea “Alla Mamma ciociara” ed ha conferito ad alcuni Comuni saccheggiati dalle truppe coloniali la Medaglia d’argento al valore civile); ma con quale criterio? E perché solo ad alcuni?
LA VERITA’.
La vera questione è che nell’immaginario collettivo si cerca di “cancellare” l’intera vicenda come non fosse mai esistita, quasi ce ne vergognassimo. Ma dalle testimonianze di alcune forti e generose donne, anche se adesso anziane, il ricordo verrà mantenuto vivido. Peraltro è un momento di storia e va conosciuto.
IL ROMANZO ED IL FILM.
Vi sono poi due potenti mezzi di comunicazione che ne perpetuano la memoria: il libro di Moravia ed il film di De Sica. Iniziamo col libro.
Alberto Moravia scrisse La Ciociara subito dopo la guerra (1953); allora con la sua famiglia, per sfuggire ai bombardamenti sulla capitale si era rifugiato in campagna, nel Frusinate, ed era stato testimone diretto, quasi oculare, della barbarie. Inoltre conoscendo l’ambiente ne aveva dato una perfetta rappresentazione. Il libro è tuttora continuamente ristampato.
De Sica, a sua volta, è di Sora, quindi “ frusinate verace”, ha ben meritato l’Oscar per la regia, mentre la Loren, splendida Cesira, ha lasciato una struggente interpretazione. I riconoscimenti che la pellicola ha ottenuto sono stati veramente meritati.
IL FILM.
Fu sceneggiato da Cesare Zavattini e prodotto da Carlo Ponti, marito della Loren. Durata 100 minuti. La trama è scarna e lineare. Cesira e la figlia Rosetta, per sfuggire ai bombardamenti, vanno nella casa di campagna che un amico del marito mette a disposizione. Purtroppo il fronte si avvicina velocemente ed un giorno le due donne vengono aggredite e stuprate dai marocchini. La ragazza, più fragile, resterà tanto traumatizzata dalla violenza da diventare essa stessa una prostituta, quasi il suo corpo oltraggiato non le interessasse più e la ripugnasse. Il film ebbe un immediato grande successo sia di cassetta che di riconoscimenti. Conseguì:
- Nel 1961: 1° Premio al Festival di Cannes, il Davide di Donatello a Firenze e, negli USA, il New York Film Award;
- Nel 1962. L’Oscar per De Sica (miglior film straniero) e per la Loren (migliore attrice protagonista) e il Golden Globe.
RIFACIMENTI.
In due diversi anni alcuni registi misero mano al sequel; lo fece Dino Risi nel 1988 con un remake per la TV che venne proiettato in due serate su Canale 5. Cesira venne ripresentata dalla stessa Loren. Nel 2017 vi rimise mano il regista Mario Salieri, scatenando l’ira dell’Associazione Vittime di guerra marocchinate che non gradì la riesumazione della orribile vicenda. Comunque in alcune pellicole successive, sia nazionali che americane, sono parecchie le citazioni , ossia le attrici che si identificano con la vicenda della Loren.
BIBLIOGRAFIA.
Alberto Moravia, La ciociara, ristampa del marzo 2019, Bompiani, Milano;
Fabrizio Carloni, Il CEF in Italia 1943-44, Ediz. Mursia, Milano 2006;
Massimo Lucioli e Davide Sabatini, La ciociara e le altre, Ediz. Tusculum, Frascati 1998
SUPPORTI POSTALI E TEMATICI.
Si premette anzitutto che i valori filatelici sono di proprietà dell’autore e che le immagini sono tratte da siti Internet non coperti da copyright.
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Figg. 1- 8 |
Per quanto attiene alle emissioni filateliche, riteniamo di far cosa giusta esponendo le due serie che la Germania di Hitler dedicò alle sue Forze Armate, nonché una cartolina postale d’epoca debitamente bollate (Figg. 9-11):
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Figg. 9-11 |
Per quanto attiene alle Armate alleate, presentiamo una piccola mostra sia britannica che statunitense di valori emessi per la Giornata della Vittoria; vi sono solo alcuni dei reparti alleati che hanno contribuito alla Vittoria (nn. 12-21):
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Figg. 12-17 |
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Figg. 18–22 |
Alberto Caminiti
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