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Alpino Dino Casalini |
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Samuel Rimoldi | ||||||||||||||
Dino Casalini nasce a Pianoro, in provincia di Bologna, il 19 febbraio 1922. Nella primavera del 1942 è chiamato a prestare servizio nell'8° Reggimento Alpini, VIII battaglione complementi, 648^ compagnia: la Divisione Julia, della quale fa parte l'8° Rgt. Alpini, è riportata infatti ad organico completo, dopo aver subito gravi perdite sul fronte greco-albanese, grazie proprio alle reclute del 1922. La Divisione è inviata in Russia nell'agosto 1942, è trasportata in treno fino ad Jsium: raggiunge la linea del fronte, attestata sul fiume Don, solo dopo aver percorso a piedi l'ultimo tratto mancante di 300km, distanza che copre in circa un mese. Durante questo periodo di movimento, cresce tra gli alpini, addestrati ed equipaggiati per la guerra in montagna, il disappunto per essere stati impiegati in una zona liscia e pianeggiante. La Divisione prende posizione su un tratto di fronte di 25km a sinistra della Divisione Cuneense e a destra della Divisione Tridentina, con due battaglioni in prima linea e uno arretrato. A seguito dello sfondamento del fronte avvenuto nel settore tenuto dalle Divisioni Cosseria e Ravenna, la Julia è trasferita a sud per prestare soccorso alle due unità in difficoltà: qui, fino al 7 gennaio 1943, sostiene durissimi scontri contro i russi, riuscendo a mantenere le posizioni a costo di numerose perdite. Una nuova offensiva nemica, tesa ad accerchiare il Corpo d'Armata Alpino, ha inizio il 12 gennaio: il fronte viene sfondato nel settore tedesco e ungherese e i carri armati e le truppe russe dilagano nelle retrovie occupando città e villaggi e mettendo in serio rischio le truppe italiane. Il 17 gennaio giunge l'ordine di ripiegamento per gli alpini: come detto molte volte, sarà un'avanzata all'indietro dal momento che si scontreranno quotidianamente con i russi per guadagnare l'uscita dalla sacca e la salvezza. Caduti n. 703 Dei prigionieri, n. 2253 non fa ritorno alle proprie famiglie, mentre solo n. 609 ottiene il rimpatrio. Il nostro Dino è fatto prigioniero ed è condotto, a marce forzate in condizioni disumane, nel campo n. 58 di Tiomnikov. Il freddo, la fame, le precarie condizioni sanitarie, le angherie dei russi mietono moltissime vittime tra i nostri prigionieri: si calcola che il 79% dei decessi in cattività sia avvenuto nei primi tre mesi dalla cattura. Le morti continuano anche nel 1944 e nel 1945, per lo più dovute alla tubercolosi e a gravi forme di denutrizione: Dino Casalini muore il 31 maggio 1945, la guerra sul fronte europeo era terminata da più di venti giorni. La cartolina che presento in questo articolo è stata scritta il giorno 10 gennaio 1943 da Kharkow e impostata presso l'ufficio di Posta Militare n. 128 il giorno 12.1.43. La risposta è drammaticamente semplice: l'VIII Battaglione Complementi parte da Gorizia il 2 gennaio 1943 ed è suddiviso in due scaglioni posti su due differenti convogli. Il primo raggiunge Rossosch il 13 gennaio, da qui i suoi componenti sono inviati a Pobedinskaja dove iniziano il ripiegamento su Popowka dove, il 18 gennaio, incontrano il comando della Divisione Julia che li assegna quasi tutti al Btg. Tolmezzo, seguendone le sorti. Il secondo convoglio, superata Kharkow, per una interruzione sulla linea ferroviaria è costretto ad una lunga sosta venendo poi trasferito nei pressi di Gomel evitando la drammatica ritirata. La sorte del nostro alpino ci è in parte confermata del testo della missiva:
Questa è l'ultima missiva dell'alpino Dino Casalini che giunge ai suoi famigliari: per una beffa del destino, Dino e i suoi compagni sono giunti al fronte giusto in tempo per partecipare alla grande ritirata o finire direttamente nelle mani del nemico.
Samuel Rimoldi | ||||||||||||||