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Posta Polna 52: gli Slovacchi in Italia 1943-1945
Enrico Bettazzi


Dopo l’occupazione dei Sudeti da parte tedesca, la Slovacchia rimase autonoma, anche se con un governo fantoccio filo-tedesco. Appoggiò l’invasione della Polonia con due divisioni celeri, mantenendole poi sul fronte orientale; dopo lo sbarco alleato in Sicilia e per evitare ulteriori defezioni fattesi consistenti negli ultimi mesi del ‘43, il Comando Tedesco decise di trasferire la II Divisione in Italia verso Cassino. Nel trasferimento in Emilia-Romagna vicino a Ravenna gli Slovacchi subirono le prime perdite a causa di un bombardamento alleato (23 uomini). La divisione che doveva assolvere compiti difensivi, armata con sole armi leggere, fu trasformata in II Divisione Tecnica; con le reclute in arrivo dalla madrepatria si arrivò ad un organico di circa 7mila uomini. Questa truppa fu essenzialmente utilizzata in lavori di fortificazioni; dopo la caduta di Montecassino, si ritirarono assieme alle truppe tedesche approntando le difese prima a Roma, poi sulla Linea Gotica, nel 1945 di nuovo nella pianura padana.

La storia qui cambia: l’anno finale di guerra porta variazioni negli schieramenti: il giogo tedesco comincia a non avere più peso e le nazionalità costrette alla collaborazione spingono per riacquistare una propria dignitosa libertà. Sono di quel periodo i primi abboccamenti con le forze partigiane, assieme ai Boemi e Moravi delle Regienstruppen presenti in Italia.

L’esperienza di guerra congiunta avuta nella prima guerra mondiale, quando in Italia furono organizzate le truppe del nascente esercito cecoslovacco sotto comando italiano, favorirono gli accordi sia col CLN nazionale che successivamente con gli stessi alleati, in funzione antisovietica.

Fino alla fine della guerra i soldati slovacchi ebbero una certa facilità di comunicazione con la madrepatria, potevano ricevere corrispondenze e trasmetterle tramite la posta militare (Polna Posta).
L’ufficio preposto per le comunicazioni dall’Italia era il n. 52 (assegnato alla II Divisione fin dai tempi del fronte russo). Come allora la posta era affidata a corrieri militari, che una volta in territorio slovacco consegnavano i sacchi sigillati all’ufficio smistamento di Bratislava dove funzionava anche la censura militare. Anche la posta in senso inverso procedeva nella medesima maniera tramite Bratislava. Di rado la posta slovacca transitava tramite la Feldpost tedesca, in tal caso era sottoposta alla censura tedesca, che invece non doveva necessariamente esserci per quella transitata a mezzo corriere. La posta dalla Slovacchia era in franchigia, così come quella dall’Italia; solo che ai normali supporti civili di corrispondenza si sostituivano apposite cartoline in franchigia, di colore salmone, preparate con la stessa metodologia standard di tutta la posta militare.

Col finire del conflitto e l’inserimento delle forze slovacche assieme a quelle ceke nella Brigata Internazionale Cecoslovacca con sede a Verona, per i militari ci furono più difficoltà di contatto con casa, ormai aldilà della “cortina di ferro”; la già rara corrispondenza tramite la P.P.52 fu sostituita da un più anonimo uso della posta civile, con solo indicazione manoscritta di “ Czechoslovakian Army in Italy”, inoltrata tramite il servizio postale britannico che sovrintendeva tali reparti. Tra maggio e giugno 1945 si conoscono solo una ventina di documenti postali ancora inoltrati con la Polna Posta 52 (con dizione CS Army in Italy).

Timbro di P.P.52 /b .
Timbro di P.P. 52 /c.

Timbri di censura apposti a Bratislava.

Enrico Bettazzi
31/1/2022

 

BIBLIOGRAFIA

P. SANTANGELO, La posta militare slovacca in Italia 1944/1945, in 1945 dalla guerra alla pace, Trapani, 1995

Cartolina in franchigia tramite Polna Posta 52 , probabilmente scritta da Faenza.