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Un Regno a mezz'aria |
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di Giuseppe MARCHESE (Storie di Posta, vol. 5/2000) | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
- 7 - Le franchigie militari sono, nel gergo filatelico, delle speciali cartoline che i militari potevano usare nella corrispondenza senza affrancatura. Nel linguaggio legislativo postale si tratta di “corrispondenze in esenzione di tassa” che per poter essere spedite dovevano sottostare alle condizioni di portare un bollo di reparto e, normalmente, l’annullo della posta militare. Per il periodo in esame la normativa precedente venne rispettata, nel Regno, mentre per le zone occupate venne fortemente ridotta. In Sicilia, l’uso della franchigia fu mantenuto solo per i reparti dipendenti dalla posta militare. Per tutti gli altri reparti territoriali che restarono sul posto, la franchigia fu abolita. Non vi furono ulteriori norme se non una circolare che tentava di rapportare il modello italiano a quello Alleato che, lo ricordiamo, estendeva la franchigia a tutte le corrispondenze e non solo alle cartoline predisposte allo scopo. Il testo della circolare 176 del 30 giugno 1944, è il seguente: “In seguito ad accordi intervenuti con il Comando delle Armate alleate, il Comando Supremo italiano e questo Ministero, si dispone che a datare dal 1° luglio 1944 oltre ai normali biglietti e cartoline in franchigia, per i militari dislocati in zona di operazioni, la franchigia stessa abbia effetto per tutte le corrispondenze ordinarie, tenendo presente che queste dovranno portare impresso il bollo chief base censor atto a convalidare la provenienza.” Questa norma, è bene ricordarlo, riguardava soltanto le truppe in zona di operazione, e il personale imbarcato sulle navi militari, una esigua parte, e non la generalità dei militari. Malgrado la disposizione, forse per difficoltà di applicazione o di comunicazione, i militari continuarono come prima ad adoperare le speciali cartoline di franchigia. Con una limitazione in più. In qualche caso la corrispondenza proveniente da reparti operanti al fronte, e diretta in Sicilia, veniva tassata in arrivo. Per poter far fronte alle esigenze dei reparti dipendenti si ricorse alle scorte esistenti nei magazzini della Puglia, della Sardegna e forse di Napoli e Sicilia che permisero la normale distribuzione. Un problema era rappresentato dalle cartoline con i motti di Mussolini. Per poterle utilizzare si ricorse alla soprastampa tipografica del motto, per quelle giacenti nei magazzini della Puglia. Sono noti anche soprastampe apposte con metodi più artigianali, come il tampone, o con il motto cancellato a penna direttamente dal militare. Tuttavia un consistente numero di cartoline, con l’indigesto motto, si riscontra adoperato in Sardegna e anche nella regione continentale. Probabilmente venne attuata una sola soprastampa delle scorte esistenti, a Bari o Brindisi, e successivamente vennero immesse all’uso senza far caso al motto. Durante il periodo che si tratta vi è una limitata produzione di nuove cartoline di franchigia (Fig. 35), (Fig. 36), (Fig. 37), (Fig. 38).
- 8 - Le condizioni di armistizio imposero all’Italia la rinuncia ad ogni attività aerea civile. Nell’applicazione di tali norme, l’A.F.S.C. Sottocommissione Aeronautica della Commissione Alleata, si dimostra quanto mai rigorosa e meticolosa. L’aviazione civile fu così azzerata nei collegamenti interni e in quelli internazionali. Nei primi giorni dell’ottobre ’43 ripresero i collegamenti aerei per il trasporto della corrispondenza tra Regno e zone occupate (Napoli, Sardegna e Sicilia). Alle linee alleate esistenti (Napoli, Bari, Taranto, Catania, Palermo) vennero affiancate le aviolinee italiane Brindisi Decimomannu e Brindisi Napoli. In questo modo la posta poteva circolare all’interno del Regno e nelle due zone sottoposte a Occupazione Alleata (Napoli e Sicilia). Il collegamento fu attuato solamente per la posta ufficiale del Governo. Le altre corrispondenze non erano ammesse. Ciò parte dal presupposto che la posta ufficiale, e altro che si riusciva ad imbarcare, subiva il controllo Alleato a Napoli. Ma la necessità di comunicare dovette far miracoli. Senza alcun ordine specifico – probabilmente col consenso Alleato – si aprì un varco da cui transitò, fin dai primi giorni dell’ottobre, una discreta quantità di posta dei militari dislocati in Puglia e Sardegna per la Sicilia. Questo flusso di posta era unidirezionale. Una comunicazione dello Stato Maggiore del 4 gennaio ’44 avvisa “…Corrispondenza per aereo diretta a Napoli. Tutta la corrispondenza viene consegnata all’Ufficio posta militare 151 alle ore 17 di ciascun giorno”. L’8 febbraio 44 fu attivato un percorso aereo giornaliero Lecce – Salerno. In seguito divenne Lecce – Bari – Salerno. Nell’aprile 44 entra in funzione un collegamento aereo tra Lecce e Crotone. Il 15 giugno entra in funzione collegamento aereo tra Lecce Bari Foggia Napoli (Fig. 39).
Dall’Ottobre 1943 al 9 gennaio 44 In questo periodo il trasporto riguardava la posta ufficiale. E’ possibile vi sia stato un trasporto di posta dei prigionieri di guerra, mentre è accertato vi fu un flusso di corrispondenza militare proveniente dalla Puglia e dalla Sardegna verso l’isola. Per collegare Brindisi alla Sicilia si deve far ricorso all’aviolinea alleata probabilmente fino al febbraio 44. Si dice probabilmente poiché le notizie acquisite non sono univoche. Il 27 novembre 43 il Ministero delle Comunicazioni avvisa che dal 29 novembre “Viene istituito un servizio di Corriere per il trasporto aereo della posta ufficiale sulla linea Napoli – Bari – Taranto – Catania – Palermo.”. Una comunicazione di Superaereo (Comando Superiore dell’Aeronautica) del 24 dicembre 43, diretta alla Presidenza del Consiglio e a vari Enti, così individua il percorso “effettuato dalla R. Aeronautica”: Catania – Lecce – Grottaglie – Bari – Foggia – Napoli. In questo periodo vi sarebbe, per la Sicilia, un doppio collegamento aereo: quello alleato giornaliero tratta Palermo – Catania – Taranto – Bari – Napoli e ritorno; quello italiano, trisettimanale, per la tratta sopra indicata. La carenza di altre informazioni al riguardo non permette di dare una conferma o rettifica. Il problema restava la posta civile e militare che non poteva essere imbarcata sugli aerei e tanto meno consegnata agli uffici postali dell’Isola. Si ritiene che dato l’evolversi degli avvenimenti - dichiarazione di guerra alla Germania, status di cobelligerante, truppe italiane impegnate al fronte - le autorità Alleate abbiano ammesso al trasporto aereo parte della posta militare che arrivava al concentramento di Napoli in deroga alle disposizione emanate. Sulla corrispondenza militare si riscontra di solito il bollo d’arrivo e talvolta il bollo della censura Alleata. Per la posta civile, il blocco fu mantenuto. In Sicilia la raccolta e lo smistamento avvenivano a cura delle Prefetture. Dal 2 gennaio è aperto a Catania un ufficio di posta militare, la posta militare 30 sezione A, col compito di prelevare e consegnare agli aerei la posta proveniente o diretta nell’isola (Fig. 40).
Dal 10 gennaio 1944 in poi La riapertura dei servizi postali non porta modifiche alle aviolinee. L’apertura dei collegamenti con il continente per la corrispondenza ordinaria ammette al trasporto un flusso di corrispondenza ben più voluminoso di quello precedente. Probabilmente una parte della posta era trasportata via ferrovia per le linee in esercizio. Una circolare del 4 aprile 44 del Ministero Comunicazioni farebbe supporre che a quella data sia stato disattivato il collegamento aereo nazionale con la Sicilia. Il testo è il seguente: “Il servizio della posta ufficiale tra la sede del Governo e gli organi periferici viene svolto per il Continente e la Sicilia a mezzo di servizio aereo alleato giornaliero Napoli – Bari – Taranto – Catania – Palermo”. E’ possibile che il collegamento della posta ufficiale si appoggiasse al collegamento aereo giornaliero alleato. Tuttavia è strano che non vi sia nessun accenno al collegamento nazionale. Il servizio Alleato era sviluppato in tre tronconi: Napoli – Bari a cura degli USA; Bari – Catania e Catania – Palermo a cura degli inglesi. Ciò nel Dicembre 43. In seguito è possibile vi siano state ulteriori variazioni. D’altra parte la partenza della linea aerea da Napoli fa supporre un mezzo alleato. Infatti Napoli era sotto controllo Alleato e non era ammesso corrispondere fino al marzo 44. A riprova si evidenzia che i collegamenti con la Sardegna, fatti da aerei italiani, partivano dalle basi del Regno. Per dipanare la matassa non resta che supporre che le dizioni riportate nei vari comunicati non siano esatte, ovvero non lo sono completamente. L’unica spiegazione che trovo è che il servizio aereo era nazionale per la tratta Brindisi Napoli e Alleato per il percorso Napoli Bari Taranto Catania Palermo.
Collegamenti con la Sardegna dall’ottobre 43 I collegamenti aerei con la Sardegna furono effettuati da velivoli italiani. Il servizio iniziò nell’ottobre, probabilmente il giorno 2 o 3. (20) Una comunicazione del 6 ottobre di Superaereo diretto al Capo del Governo dice: Un’ulteriore comunicazione del 19 dicembre conferma la frequenza. I voli erano destinati al trasporto della posta ufficiale. Tuttavia nonostante la limitazione, gli aerei trasportarono corrispondenza fin dai primi giorni di collegamento e in modo consistente dal 20 ottobre. Dal 31 ottobre la corrispondenza militare iniziò regolarmente ad affluire al concentramento posta militare 3450 di Bari. (21) I collegamenti con la Sardegna, inizialmente nel tratto Brindisi – Decimomannu, hanno in seguito un continuo potenziamento. Dal 25.12.43 gli aerei adibiti al servizio postale aereo con la Sardegna non fanno più scalo a Brindisi ma a Lecce, col seguente itinerario: Lecce = Cagliari Elmas e ritorno. Periodicità trisettimanale. La partenza avviene tutti i Lunedì, Mercoledì, Sabato in ore antimeridiane. Il ritorno i giorni successivi in ore antimeridiane (Fig. 41).
Sul bollettino postale 5 del marzo 1944 si conferma l’attività del servizio aereo effettuato con la linea trisettimanale Lecce = Cagliari e ritorno. Le partenze da Lecce il lunedì, Mercoledì e Sabato. Le partenze da Cagliari il martedì, giovedì e domenica. Una comunicazione postale del 4 aprile avvisa che “Il servizio della posta viene svolto per la Sardegna dal servizio aereo italiano trisettimanale Lecce Cagliari.” Il 15 giugno 44 si avvisa che “La posta, in quanto possibile, ha corso via aerea per mezzo della linea italiana Lecce Catania Palermo Cagliari, giornaliera.”
Collegamenti interni Il primo collegamento aereo attuato fu il percorso Brindisi Napoli. Con l’allontanarsi del fronte da Salerno, l’8 febbraio la sede del Governo si sposta in questa località. Per il trasporto della posta ufficiale fu reso operativo un percorso aereo giornaliero Lecce – Salerno. In seguito divenne Lecce – Bari – Salerno. Per il trasporto della posta ufficiale fu reso operativo un percorso aereo giornaliero Lecce – Salerno. In seguito divenne Lecce – Bari – Salerno. In epoca successiva fu messo in atto un ulteriore collegamento aereo tra Lecce Bari Foggia Napoli. Forse nel luglio 44, quando i ministeri erano in fase di spostamento a Roma subentra un ulteriore collegamento aereo tra Lecce e Crotone. Tutti questi collegamenti aerei avevano cadenza trisettimanale.
RIASSUMENDO
COLLEGAMENTI CON LA SARDEGNA
ALTRI COLLEGAMENTI AEREI
Corrispondenza con l’estero Il regno rimase senza collegamenti aerei internazionali e non potette usufruire di quelli dei nuovi alleati per lungo tempo. Il blocco delle comunicazioni postali con l’estero fu oggetto di pressanti richieste italiane alla Commissione Alleata di Controllo di Napoli. Oltre la normale corrispondenza, due erano le spine che affliggevano il governo italiano: la posta ufficiale con le nostre legazioni all’estero e dei prigionieri di guerra. Per il primo problema l’invio della posta alle missioni italiane all’estero avvenne, dal 19 Gennaio 44, tramite il sottosegretariato alle poste e la A.C.C. di Napoli (Fig. 42).
Per le corrispondenze dirette a prigionieri di guerra, fino al 9 Gennaio 44 non era possibile nessuna comunicazione. Arrivavano regolarmente in Sicilia quelle dei prigionieri di guerra in mano alleata. Non era altresì possibile inviare messaggi attraverso la Croce Rossa. Il ripristino dei collegamenti con le nazioni alleate (USA e Inghilterra) coinvolgeva il governo di quei paesi dato che era necessario un atto formale (decreto o decreto legge) per ricollegare i servizi postali. L’iter fu abbastanza lungo. Nell’attesa che gli eventi maturassero si autorizzò, dall’autorità militare alleata, la ripresa dei collegamenti con l’estero. La commissione di controllo alleata dette il suo benestare formalizzato con comunicato dell’8 Gennaio 1944 a firma del responsabile Ufficio Regionale degli Affari Civili della Regione 2 (Italia peninsulare) e analogo a firma del sottosegretario alle comunicazioni del governo italiano. Purtroppo questo comunicato, prontamente inoltrato agli uffici periferici delle Poste e alla stampa, riporta due gravi imprecisioni che ebbero una qualche ripercussione nei rapporti postali tra alleati e che disorientarono, e disorientano chi ha scritto o si accinge a scrivere della storia postale di quel periodo. In primo luogo il comunicato riporta: “lo scambio della corrispondenza può aver luogo nel seguente territorio italiano: provincie di Bari, Brindisi, Lecce, Taranto, Catanzaro, Cosenza, Matera, Potenza, Reggio Calabria e Salerno – Sardegna – Sicilia e Isole Eolie, Lampedusa, Pantelleria, Linosa, Ustica e Egadi” dimenticando ovvero sorvolando sul fatto che la Sicilia e isole minori non facevano ancora parte del territorio italiano. Una tale svista non è ammissibile se non intesa come una mediazione tra alleati e Governo italiano perché non venisse pubblicizzato lo stato di occupazione della Sicilia. In secondo luogo annuncia la ripresa dei servizi postali con l’estero “a decorrere dal 10 Gennaio 44”. E qui il pettine incontra parecchi nodi. Dopo aver costatato che il servizio civile per l’estero non partì in Sicilia per opposizione delle autorità alleate e che Napoli era esclusa dal provvedimento, resta da vedere cosa successe nell’Italia “liberata”. Non si conosce nessuna rettifica al comunicato dell’8 Gennaio e quindi si potrebbe ipotizzare che il servizio fu mantenuto solamente nei territori liberati con la tariffa di L.3 per le cartoline e L.5 per le lettere. In questo modo le corrispondenze conosciute per l’estero – dal 10 Gennaio al 15 Febbraio 44 – avrebbero il loro status nel comunicato in parola. Ma vi è un’altra possibilità da non escludere. Il servizio postale per l’estero non fu attuato e le corrispondenze che conosciamo spedite nel periodo, sono state equiparate a quelle dei prigionieri di guerra” ammesso anch’esso dal 10 Gennaio 44 (Fig. 43).
Esistono dei pro e dei contro per tutte e due le ipotesi. A favore della prima vi è la “anormalità” delle poche corrispondenze esistenti che non possono considerarsi a rigore di logica “lettere per il servizio dei prigionieri di guerra” e che, se vogliamo considerarli tali, avevano il diritto all’esenzione di tassa in base a un trattato internazionale e solo nel caso di un avviamento per posta aerea avevano o potevano essere affrancate. Quindi la tariffa di L.5 riscontrata su queste corrispondenze non sarebbe stata ammissibile. A favore della seconda ipotesi vi è il successivo comunicato del 14 Febbraio 44, del Ministero Comunicazioni, dove si afferma “Servizio postale con l’estero. A decorrere dal 16 Febbraio avrà inizio il normale servizio postale con l’estero con le seguenti modalità…”. Inoltre è da rilevare che il servizio postale tra gli USA e l’Inghilterra verso l’Italia fu aperto il 16 Febbraio 1944. (22) Con questi depistaggi non è possibile dare il loro giusto significato alle parole scritte. Esse possono essere frutto di un testo modificato malamente e dato alle stampe senza un ulteriore controllo; oppure possono essere interpretate come una non perfetta conoscenza dell’italiano da parte della commissione alleata di controllo. Qualunque sia la verità il dato di fatto che ci interessa resta. Esistono delle lettere spedite all’estero nel periodo 10 Gennaio – 15 Febbraio 44 con la tariffa di L.5 regolarmente inoltrate. Per collegarsi con l’estero l’Italia doveva necessariamente appoggiarsi agli Alleati. Ciò valeva anche per la corrispondenza ufficiale e diplomatica e dei prigionieri di guerra. Il compito della posta italiana si limitava alla raccolta e alla consegna dei sacchi postali alla Commissione Controllo Alleata a Napoli. La posta raccolta nel continente e Sardegna era accentrata a Bari e Salerno. Da Bari partiva con voli aerei trisettimanale; da Salerno con automezzo della posta militare. Il servizio per l’estero inizia da e verso le nazioni alleate il 16 febbraio in continente e il 21 febbraio in Sicilia. A Napoli il servizio inizia probabilmente il 20 marzo 1944. Dal 16 febbraio fu riaperta anche la rotta postale tra gli Stati Uniti e la Gran Bretagna verso l’Italia. Prima di queste date non dovrebbe esistere corrispondenza per l’estero. Dicesi non dovrebbe ma esiste. Per la corrispondenza diretta all’estero prima del 16 febbraio, diretta al Nunzio Apostolico di Lisbona. Esistono anche i “tentativi” di trasmissione della posta all’estero prima della regolare apertura. In questo caso le disposizioni erano chiare: “corrispondenza civile imbucata in Italia per indirizzi in Italia od all’estero per i quali non vi è servizio: dovrà ritornarsi al mittente con l’indicazione “non vi è servizio” (Fig. 44).
I dispacci diretti ai paesi anglofoni e alla CRI venivano raccolti e indirizzati a “London AHJ Section”. A Napoli veniva poi ulteriormente smistata, a cura degli Alleati, per specifica destinazione. Il 22 marzo 44 si chiese agli uffici italiani un’ulteriore selezione della posta a seconda se era avviata dagli inglesi o dagli americani. La posta avviata dagli inglesi doveva essere appoggiata all’indirizzo “London – Foreign Section”, mentre quella diretta in Portogallo, Svizzera, Spagna e Marocco spagnolo andava indirizzata a “S.P.S. Censorship Unit A.P.O. 550” ed inclusi nei dispacci per Palermo. Da questo punto in poi sono gli Alleati che trasportano la posta, mediante la propria rete postale utilizzata anche per la posta da e per i militari in Italia, la posta estera italiana, la corrispondenza dei prigionieri di guerra, e la posta della Croce rossa. La posta per l’estero era accentrata a Napoli. Da Napoli si diramava secondo le direttrici di traffico postale Alleato.
Il servizio postale Alleato Gli americani avevano la loro base principale a Napoli. Gli inglesi a Bari. Sul servizio postale USA non si hanno notizie certe. Per la posta aerea esisteva il percorso Napoli – Bari – Taranto - Catania – Palermo, di cui il primo tratto Napoli - Bari effettuato dagli USA. Gli inglesi gestivano il percorso da Bari a Catania e da Catania a Palermo. Se la corrispondenza non poteva essere avviata per aereo subentrava, dal febbraio 44, il servizio ferroviario Napoli - Bari via Benevento. La posta in arrivo e in partenza dall'Italia fu concentrata a Bari e Napoli, da dove, via Catania, era trasportata ad Algeri. Da Algeri l’aereo si dirigeva a Gibilterra per uno scalo tecnico che causava “qualche confusione causata dallo scarico irregolare della posta”. Da Gibilterra raggiungeva poi il Regno Unito. Il percorso era previsto compiersi in due giorni, ma “di solito era di tre giorni.” (23) Da Bari a Catania il servizio era assicurato dagli aerei inglesi. Da Catania erano disponibili tre strade: a) da Catania a Palermo, con aerei inglesi, per la consegna agli USA (corrispondenza diretta in Svizzera, Portogallo, USA); b) da Catania a Siracusa da cui, per via marittima, inviata ad Algeri – Cairo (prigionieri guerra in Africa; corrispondenze civili con l’Africa); c) da Catania a Malta in aereo e quindi, per via aerea o marittima, a Londra. Gli USA svilupparono una linea postale che partiva da Napoli e arrivava a Palermo. Un collegamento, anzi un ponte aereo fu attivato da Biserta a Palermo. In seguito modificato in Palermo – Tunisi. Le corrispondenze dirette in USA, Sud America, Portogallo, Svizzera, Spagna e Marocco spagnolo erano avviati a Palermo e da qui istradati tramite i voli o navi USA (Fig. 45).
Esisteva già prima del conflitto il servizio postale aereo USA, via Clipper che partendo dagli USA giungeva in Portogallo. Probabilmente la posta per prigionieri di guerra diretta in USA fu avviata a Napoli e poi negli USA con le navi che ritornavano dopo aver scaricato uomini, mezzi e viveri.
Il nodo del trasferimento della corrispondenza Il trasporto della corrispondenza dall’Italia e diretta in paesi neutrali, principalmente Svizzera e Spagna, poteva avvenire:
NOTE - (20) - 6 ottobre 1943 E’ stato istituito un servizio aero-postale per la Sardegna con partenza dall’aeroporto di Brindisi Lunedì Mercoledì Sabato alle ore 700. (trasporta solo corrispondenza ufficiale). - (21) - B. Cadioli – A. Cecchi, La posta militare italiana nella 2^ guerra mondiale, pagine 198/9 e seguenti. - (22) - Il giornale “Il Risorgimento” di Napoli riporta la notizia: “18 febbraio 1944 - In occasione del ripristino del servizio postale per la popolazione civile italiana e degli Stati Uniti, la prima lettera in partenza dall'America fu quella del Sindaco di New York Fiorello La Guardia al Conte Carlo Sforza. Il Sindaco aveva indirizzata la lettera a Napoli, ma quando seppe che questa città non era compresa tra le 10 provincie dell'Italia Continentale per le quali vige d'ora in poi il servizio, apportò la seguente variante: “SALERNO, con preghiera d'inoltro.” - (23) - Questa e le altre notizie sul servizio postale inglese sono state riprese dallo studio di Robert W. Gould & Edward B. Proud LA POSTA MILITARE INGLESE IN ITALIA pubblicato nel volume “1945 dalla guerra alla pace” edizioni Studio Filatelico Nico, Trapani 1995. | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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